Alessandro Magno e gli agoni ginnici
Antigone, il primo tra gli eteri di Alessandro

QUANDO ALESSANDRO, AVENDO DISTRUTTO CON LA LANCIA L’ISOLA DI TIRO, ESALTÒ ERACLE CON L’ONORE DI GARE DOTATE DI PREMI, ANTIGONOS FIGLIO DI KALLAS, PRIMO FRA GLI ETERI, SI CINSE ALLORA DI DUPLICI CORONE, (NELLE GARE) DELL’OPLITE E DELLO STADIO.
Luigi Moretti, Iscrizioni storiche ellenistiche. Testo critico, traduzione e commento, vol.2 Grecia Continentale e settentrionale, Firenze, La nuova Italia, 1976, pp.105-107
Questa epigrafe è stata ritrovata durante gli scavi del santuario di Artemide Tauridea ad Anfipoli ed è stata edita per la prima volta dall’archeologa greca Chaidò Koukouli-Chrysanthaki nel 1971 su Archaiologikon Deltion1Archaiologikon Deltion, vol.26 A, 1971, n°120. L’epigrafe è parte di una base di marmo di una statua2Dimensioni epigrafe: 0,28×0,76×0,92m. Dimensioni lettere: 0,018±0,008m che celebra la vittoria nello stadio3Corsa di 600 metri, ovvero la lunghezza dello stadio e nella corsa oplitica4Corsa di 1200 o 2400 metri nella quale si indossava l’elmo, le gambiere e lo scudo di bronzo di Antigone, primo tra gli eteri di Alessandro Magno ad aver vinto due distinte gare di un agone ginnico. Gli eteri (Ἐταῖροι) o compagni erano il seguito nobiliare dei re macedoni e costituivano la cavalleria pesante.
Antigone vinse queste due gare degli agoni ginnici che celebravano la difficile conquista di Tiro da parte di Alessandro nel 322 a.C. nel 332 a.C.. Dopo la vittoria di Alessandro a Isso numerose città fenicie si sottomisero spontaneamente ai nuovi padroni macedoni5Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, XVII, 40, 2; Plutarco, Vite parallele: Alessandro, 24, 4; … Continue reading, ma Tiro si dichiarò indipendente e non permise ad Alessandro di entrare nella “città nuova” per fare dei sacrifici nel tempio di Melqart, divinità fenicia assimilata ad Eracle dai Greci, Eracle da cui i re macedoni dichiaravano di discendere6Erodoto, Storie, V, 22; VIII, 137-139; Tucidide, La guerra del Peloponneso, II, 99; Arriano, … Continue reading. Questa non belligeranza dei Fenici di Tiro infuriò il re macedone che decise di conquistarla con la forza7Diodoro Siculo, XVII, 40, 2-3; Arriano, Anabasi, II, 16, 7-8; Curzio Rufo, IV, 2, 2-6; Giustino, … Continue reading; un assedio difficile perché la “città nuova” sorgeva su un’isoletta a meno di un chilometro dalla costa8Diodoro Siculo, XVII, 40, 4; Plinio il Vecchio, Storia della natura, V, 17, 76; Arriano, Anabasi, … Continue reading. Alessandro prese Tiro solo dopo sette mesi di lungo assedio: la resistenza degli abitanti fu strenua e la città fu presa solo grazie alla costruzione di un gigantesco terrapieno e di diverse macchine d’assedio tra cui delle torri; a un blocco navale effettuato grazie all’intervento del re di Cipro, di quello di Rodi e dei nuovi alleati fenici; anche per l’aiuto limitato di Cartagine agli assediati9Diodoro Siculo, XVII, 41-46; Arriano, Anabasi, II, 18-24; Curzio Rufo IV, 2, 18-24; 3, 2-26, 4, 2-12. La vendetta di Alessandro fu terribile: la città fu data alla fiamme, parte della popolazione fu trucidata o addirittura fu crocefissa lungo le mura, donne e bambini furono schiavizzati; sopravvissero solo coloro che riuscirono a rifugiarsi nei templi, così da proclamarsi supplici dinnanzi ai vincitori10Diodoro Siculo parla di 2000 crocifissi e 13.000 schiavi; Arriano di 8000 morti e di 30.000 schiavi … Continue reading. Alessandro fece i suoi sacrifici (forse nel tempio di Melqart della “città vecchia“), istituì degli agoni ginnici e una lampadedromia (corsa con le fiaccole) per commemorare questa difficile conquista11Diodoro Siculo, XVII, 46, 6; Arriano, Anabasi, II, 24, 6; agoni (Herakleia) che molto probabilmente continuarono fino alla prima metà del secondo secolo a.C..
Durante la sua grande impresa Alessandro istituì diversi agoni ginnici per celebrare le sue vittorie, per mantenere in forma i suoi soldati tra una battaglia e l’altra, per rendere gradevole la vita di tutti quei piccoli presidi sparsi nell’immenso nuovo impero, per diffondere un ideale di concordia (Ὁμόνοια – Homoneia) tra Persiani e Greci12Olimpie a Ege e a Dion; Asclepiee a Soli di Cilicia; lampadedromia a Susa. Diodoro Siculo, XVIII, … Continue reading. Alessandro sfruttò politicamente i vecchi agoni olimpici, quando regalò parte del bottino di Gaugamela agli Italioti13Plutarco, Vite Parallele: Alessandro, 34, 3 per commemorare la figura di Faillo, il corridore più veloce al mondo, vincitore per tre volte ai Giochi Pitici (due volte nel pentathlon e una nello stadio. Una sua statua fu innalzata a Delfi), che rinunciò a partecipare alle Olimpiadi preferendo acquistare una nave, assoldare marinai e soldati per aiutare i Greci a Salamina14Erodoto, VIII, 47; Pausania, Periegesi della Grecia, X, 9, 2; oppure quando dopo essersi insediato a Babilonia ordinò il ritorno di tutti gli esiliati nelle loro città attraverso un proclamo alle Olimpiadi15Diodoro Siculo, XVIII, 8, 2-6.
Non è greco. Non è barbaro. Sa soltanto quello che non è
L’istituzione degli agoni servì ad Alessandro per ribadire la sua grecità all’universo delle póleis, che mal digerivano l’essere sottomesse a un barbaro del nord e aspettavano il momento giusto per ribellarsi. Questa storia della grecità degli antichi Macedoni continua tuttora con le tensioni diplomatiche tra la Grecia e la ex Repubblica Jugoslava di Macedonia su questioni come il nome, la bandiera, il rivendicare la figura di Alessandro e ovviamente eventuali rivendicazioni territoriali.
Alessandro poteva legittimare la sua grecità e quella dei Macedoni attraverso la figura del suo predecessore Alessandro I Filelleno, re macedone che durante la seconda guerra persiana fu obbligato a sottomettersi ai Persiani16Una sottomissione non così spiacevole, perché secondo Erodoto la sorella di Alessandro, Gigea, fu … Continue reading, ma successivamente rivelò gli spostamenti persiani ai Greci17Erodoto, IX, 44-45 e sfruttò la ritirata persiana (forse attaccando a tradimento l’esercito persiano in ritirata) ampliando il suo regno18Erodoto, V, 17, 2; IX, 89, 4. Tucidide, II, 99. I Greci premiarono Alessandro Filelleno permettendogli di partecipare alle Olimpiadi e affermando che la famiglia reale macedone fosse discendente dell’eraclide Temeno. Alessandro I partecipò allo stadio in un’Olimpiade imprecisata e vinse grazie a un pareggio, venendo così escluso dalle liste dei vincitori pubblicate successivamente19Erodoto, V, 22; Giustino, Storie, VII, 2, 13. Quest’ultimo non parla della vittoria per … Continue reading. Secoli dopo i rivali di Alessandro Magno affermavano veemente che al massimo la stirpe reale macedone potesse avere qualche minima goccia di sangue greco, ma non sicuramente i loro sudditi20Demostene, Orazioni: Sulla pace, 327; Isocrate, Orazioni: Filippo, 107-108; 154. Vecchio vizio dei Greci: quando Roma era una piccola polis che si affacciava nel Sud Italia, Aristotele li definiva un popolo di semibarbari discendenti di un paio di schiave troiane anonime e di qualche sfortunato soldato acheo sperduto nella terra degli Opici21Frammento di Aristotele citato da Dionigi di Alicarnasso. Dionigi di Alicarnasso, Antichità … Continue reading; quando successivamente Ottaviano Augusto divenne l’unico padrone di Roma, Dionigi di Alicarnasso affermò con forza le origini greche dei Romani nella sua opera storica.
Questa politica di legittimazione culturale da parte di Alessandro fu avviata dal padre Filippo II. Alla fine della terza guerra sacra Filippo possedeva due diversi seggi nel sinedrio dell’anfizionia delfica (lega di póleis legate al santuario di Delfi): il seggio dei Tessali, perché nominato tago (ταγός – comandante militare della Lega tessala) dopo la sconfitta dei tiranni di Fere e dei loro alleati focesi; e il seggio dei Macedoni, istituito dopo l’espulsione dei Focesi alla fine della guerra22Diodoro Siculo, XVI; 60, 1; Pausania, X, 8, 2. Filippo utilizzò l’anfinzionia e l’oracolo di Delfi23Cicerone, Sulla Divinazione, II, 57, 118; Plutarco, Vite parallele: Demostene, 20, 1 per legittimare la sua figura di garante della pace tra le póleis24come presidente per l’organizzazione dei Giochi Pitici nel 346 e nel 342. Demostene, … Continue reading e di difensore della grecità dall’onnipresente minaccia persiana25La profezia male interpretata da Filippo del toro sacrificato. Diodoro Siculo, XVI, 91, 2-3; … Continue reading, ma anche per attaccare legalmente i suoi nemici26Demostene, Orazioni: Terza filippica, 32; Sulla Corona, 322; Pausania, VII, 10, 10. Il padre di Alessandro non si limito a Delfi, perché a Olimpia fece costruire un tesoro (θησαυρός), il Filippeo, dentro il recinto del tempio di Zeus Olimpico e lo decorò con statue crisoelefantine scolpite dal famoso Leocare27Pausania, V, 20, 9-10. Filippo partecipò alle Olimpiadi e vinse tre edizioni della corsa dei cavalli28356-352-348 a.C. Plutarco, Vite Parallele: Alessandro, III, 8; Giustino, Storie, XII, 16, 6; ovviamente nelle gare equestri il vincitore non era l’auriga o il fantino, ma colui che forniva i cavalli, quindi molti “capo-scuderia” delle Olimpiadi erano personalità importanti come Alcibiade, Cinisca di Sparta sorella di Agesilao II, Dionisio di Siracusa, l’imperatore Tiberio e suo nipote Germanico, Berenice I moglie di Tolomeo I.




Cinque olimpionici per Alessandro
[Alessandro] non aspirava, infatti, a qualsiasi gloria, da qualunque parte gli derivasse, come Filippo, che come un sofista si vantava dell’efficacia dei suoi discorsi e faceva incidere sulle sue monete il riferimento alle vittorie riportate con i carri a Olimpia; Alessandro invece ai suoi cortigiani che volevano sapere se avrebbe desiderato partecipare alla corsa dello stadio di Olimpia (egli era infatti molto veloce) disse: «Sì, se dovessi avere come avversari altri re.»
Plutarco, Vite Parallele: Alessandro, 4, 9-10 [Edizione UTET a cura di Domenico Magnino]
Sebbene Alessandro utilizzò i vari agoni sacri per fini politici, sembra che non abbia avuto la stessa passione del padre verso l’agonismo olimpico. Mai partecipò a un agone sacro, e mai ne sembrò interessato; fu amante della caccia e della equitazione, ma indifferente o forse sprezzante verso la corsa e la lotta. Al di là di tutto ciò numerosi atleti seguirono Alessandro nella sua spedizione.
Cherone di Pellene: il piccolo tiranno
Cherone di Pellene sembra essere lo stereotipato atleta della Grecia classica: quattro vittorie nella lotta alle Olimpiadi e altre due in agoni sconosciuti, discepolo di Platone e di Senocrate, e protagonista attivo della politica della sua polis come quando convinse i suoi concittadini a non aderire alla ribellione antimacedone del re di Sparta Agide III29Eschine, Orazioni: Contro Ctesifonte, 165. Alessandro premiò Cherone ordinando ad Antipatro di proclamarlo magistrato supremo di Pellene30Pausania, VII, 27, 7. Nelle diverse opere letterarie Cherone fu rappresentato non solo come un tiranno filomacedone31Pseudo-Demostene, Orazioni: Sul trattato di Alessandro, 10-12, ma addirittura come un folle che applicò alla lettera gli insegnamenti di Platone trasformando Pellene in un inferno platonico, dove i ricchi e i meritevoli erano scacciati, i loro beni confiscati e le loro donne concesse agli ultimi e agli schiavi32Ateneo di Naucrati, I Deipnosofisti, XI, 117, 509B.
Arcone di Pella: il satrapo
Arcone di Pella vinse diverse gare di equitazione alle Istmiche e alle Pitiche33Prima del 333/332 SEG 18, 222, B1 e fu uno dei trierarchi della flotta dell’India34Arriano, L’India, 18, 3; alla morte di Alessandro ricevette la satrapia di Babilonia dal reggente Perdicca35Diodoro Siculo, XVIII, 3, 3; Giustino, Storie, XIII, 4, 23. Durante i primi scontri tra i diadochi Arcone cadde in disgrazia presso Perdicca, che lo ritenne pronto a tradirlo per Tolomeo. Per sbarazzarsi di Arcone Perdicca lo incaricò della riscossione delle imposte della Mesopotamia, ma allo stesso tempo lo privò della satrapia, la quale fu assegnata al fidato luogotenente Docimo. Arcone rifiutò la promozione e sostenuto dai Babilonesi combatté Docimo, però morì in una piccola schermaglia e i suoi Babilonesi riconobbero immediatamente Docimo come loro satrapo36Arriano, Frammenti – FGrHist, 156, F10, A.
Filonide di Creta: il mataroneta
Filonide di Creta fu emerodromo (messaggero specializzato nel percorrere grandi distanze) e bematista (misuratore di distanze per mezzo del bema o passo, all’incirca 0,74 m) dell’esercito di Alessandro, ed era famoso per le sue imprese incredibili come percorrere in nove ore i milleduecento stadi (222km) di distanza tra Sicione ed Elide37Plinio il Vecchio, II, 73, 181. Plinio non solo raddoppia la vera distanza tra le due città, ma … Continue reading. Pausania cita una statua a Olimpia senza specificare un’eventuale partecipazione alle Olimpiadi; parte di questa iscrizione è stata ritrovata ma mostra solo cose conosciute come il suo ruolo nell’esercito di Alessandro e non le sue eventuali vittorie38Pausania, VI, 16, 5; IvO 276.
Dionisodoro di Tebe: il traditore
Dionisodoro di Tebe vinse alle Olimpiadi del 352, ma non sappiamo in quale specialità; successivamente fu ambasciatore dei Tebani presso la corte persiana per chiedere finanziamenti alle póleis impegnate contro la minaccia macedone. L’atleta tebano fu imprigionato insieme agli altri ambasciatori per ordine di Dario e fu liberato solo dopo la battaglia di Isso. Alessandro perdonò gli ambasciatori – traditori e per quanto riguarda Dionisodoro giustificò la liberazione come un atto di stima per la sua carriera olimpica e come un atto di pietà verso la fu Tebe, rasa a suolo dallo stesso Alessandro nel 33539Arriano, Anabasi di Alessandro, II, 15, 2-4; Plutarco, Moralia: Detti di re e condottieri, 181b.
Diossippo di Atene: il patriota
«Diossippo, armato di una clava, sfidò a duella l’oplite macedone Carrago, alla presenza di Alessandro e dei macedoni. Toltagli di mano la lancia e abbattuto l’avversario con tutta l’armatura, gli montò sul collo mentre quello giaceva a terra e, sottrattigli la spada che portava alla cintura, lo uccise: così venne in odio ad Alessandro. Colto allora da scoramento a causa di tale odio, morì per la disperazione.»
Claudio Eliano, Storie Varie, X, 22 [Edizione Adelphi con traduzione di Claudio Bevegni]
Diossippo di Atene fu uno dei più famosi atleti ateniesi, vincitore nella lotta alle Olimpiadi del 336; una vittoria senza sporcarsi di polvere (ἀκονιτί) ovvero per abbandono degli avversari40Diodoro Siculo, XVII, 100, 2. La sua vittoria olimpica fu il soggetto di un quadro di Alcmico41Plinio il Vecchio, XXXV, 40, 139 e il suo ritorno trionfale ad Atene fu tramandato principalmente per il commento, anzi i diversi commenti sarcastici di Diogene il Cinico42Plutarco, Moralia: Sulla curiosità, 12, 512B; Claudio Eliano, Storie Varie, XII, 58; Diogene … Continue reading. Tutte queste vittorie non riuscirono a Diossippo di essere coinvolto in uno dei processi più importanti della fine del quarto secolo43Narrato da Iperide e dallo Pseudo-Iperide nelle rispettive due orazioni in difesa per Licofrone: la sorella di Diossippo della quale non sappiamo il nome fu accusata di adulterio insieme al suo resunto amante Licofrone. Se forse l’adulterio davvero ci fu, il vero motivo della causa fu la volontà dei parenti del primo marito dell’anonima sorella di appropriarsi dell’eredità del defunto marito; l’anonima sorella incinta del primo marito sposò un certo Carippo e il bambino, erede di un’immensa fortuna, crebbe in ottima salute deludendo i parenti paterni speranzosi nell’arrivo di una sostanziosa eredità grazie all’elevata mortalità infantile del quarto secolo a.C.. Un Licofrone condannato di adulterio renderebbe il bambino suo figlio e quindi la sostanziosa eredità sarebbe andata ai parenti del defunto. Per di più l’accusa aveva ingaggiato come avvocato principale il temibile Licurgo, che riuscì a trasformare una patetica causa di adulterio in una di alto tradimento (εἰσαγγελία – eisangelia).
Al di del processo Diossippo divenne il simbolo della superiore morale greca dinnanzi al vile barbarismo macedone: durante un banchetto l’etero Corrago (o Orraga per i latini) provocò più volte Diossippo e lo sfidò a duello, duello autorizzato dallo stesso Alessandro che però lo posticipò al giorno dopo. Il duello si svolse dinnanzi al re e a tutto l’esercito: Corrago indossò l’armatura pesante degli eteri, mentre Diossippo si presentò nudo con solo una pelle di leone sulle spalle e con una clava tra le mani, un novello Eracle ateniese. Diossippo spaccò le armi del macedone e lo atterrò, solo l’intervento dello stesso Alessandro pose fine al duello senza spargimento di sangue44Claudio Eliano è l’unico ad affermare la morte di Corrago. Claudio Eliano, X, 22. L’umiliazione di Corrago infuriò i nobili macedoni e forse lo stesso Alessandro, con i primi che riuscirono a incastrare Diossippo accusandolo del furto di una coppa d’oro del tesoro privato del re. L’atleta ateniese si ritirò nella sua tenda, scrisse una lettera al re dove proclamò la sua innocenza e si suicidò. Alessandro sconvolto o forse semplicemente imbarazzato si scagliò verso i suoi nobili in uno dei suoi comuni scatti di ira, dopo concesse un funerale sontuoso e altri onori all’ateniese.45Diodoro Siculo, XVII, 100-1; Curzio Rufo, IX, 7, 16-26; Panodoro, Commento al Chronicon di Eusebio Però oltre al Diossippo eroe ateniese, è stato tramandato anche un Diossippo adulatore, tipico servo pronto a sfruttare qualsiasi occasione per adulare il nuovo padrone. Tutto ciò è stato tramandato da Aristobulo di Cassandrea attraverso Ateneo di Naucrati: Diossippo vide Alessandro sanguinare per una ferita e esclamò che quello non è comune sangue, ma icore, ovvero il sangue degli dei46Ateneo di Naucrati, VI, 57, 251a – Frammento di Aristobulo – FGrHist 139 F 47.
Aristobulo di Cassandrea sostiene che una volta, poiché ad Alessandro usciva del sangue da una ferita, il pancraziaste ateniese Diossippo esclamò: «L’icore, che scorre nelle vene dei beati immortali» (Iliade, V, 340)
Ateneo di Naucrati, I deipnosofisti, VI, 57, 251a [Edizione Salerno Editrice. Traduzione di Andrea Rimedio]




Bibliografia
- Luigi Moretti e il catalogo degli Olympionikai. Testimonianze epigrafiche, letterarie, papirologiche e numismatiche sui vincitori degli agoni olimpici panellenici (Ellade e Magna Grecia: 776 a.C. – 393 d.C.), Roma, Arbor Sapientiae, 2014.
- Iscrizioni storiche ellenistiche: testo critico, traduzione e commento a cura di Luigi Moretti, vol.II (Grecia centrale e settentrionale), Firenze, La Nuova Italia, 1976.
- Jeanne Robert, Louis Robert; Bulletin épigraphique in Revue des Études Grecques, tome 86, fascicule 409-410, Janvier-juin 1973, pp. 117-118.
- Waldemar Heckel, Who’s who in the age of Alexander the Great. Prosopography of Alexander’s empire; Oxford, Blackwell Publishing Ltd, 2006.
- Synthia S. Slowikowski, Alexander the Great and Sport History: a commentary on scholarship in Journal of Sport History, Vol. 16, N°1, Spring 1989, pp. 70-78.
- Manuela Mari, Al di là dell’Olimpo: Macedoni e grandi santuari della Grecia dall’età arcaica al primo ellenismo, Atene, 2004.
Note
↑1 | Archaiologikon Deltion, vol.26 A, 1971, n°120 |
↑2 | Dimensioni epigrafe: 0,28×0,76×0,92m. Dimensioni lettere: 0,018±0,008m |
↑3 | Corsa di 600 metri, ovvero la lunghezza dello stadio |
↑4 | Corsa di 1200 o 2400 metri nella quale si indossava l’elmo, le gambiere e lo scudo di bronzo |
↑5 | Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, XVII, 40, 2; Plutarco, Vite parallele: Alessandro, 24, 4; Arriano, Anabasi di Alessandro, II, 15, 6; Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno, IV, 1, 16-26; Giustino, Storie filippiche, XI, 10, 7-9 |
↑6 | Erodoto, Storie, V, 22; VIII, 137-139; Tucidide, La guerra del Peloponneso, II, 99; Arriano, Anabasi, II, 5, 9 |
↑7 | Diodoro Siculo, XVII, 40, 2-3; Arriano, Anabasi, II, 16, 7-8; Curzio Rufo, IV, 2, 2-6; Giustino, Storie, XI, 10, 10-12 |
↑8 | Diodoro Siculo, XVII, 40, 4; Plinio il Vecchio, Storia della natura, V, 17, 76; Arriano, Anabasi, 18, 2; Curzio Rufo, IV, 2, 7 |
↑9 | Diodoro Siculo, XVII, 41-46; Arriano, Anabasi, II, 18-24; Curzio Rufo IV, 2, 18-24; 3, 2-26, 4, 2-12 |
↑10 | Diodoro Siculo parla di 2000 crocifissi e 13.000 schiavi; Arriano di 8000 morti e di 30.000 schiavi venduti; Curzio Rufo di 2000 crocefissi e 6000 uomini in armi uccisi. Diodoro Siculo, XVII, 46, 4; Arriano, Anabasi, II, 24, 4-5. Curzio Rufo, IV, 4, 13-18 |
↑11 | Diodoro Siculo, XVII, 46, 6; Arriano, Anabasi, II, 24, 6 |
↑12 | Olimpie a Ege e a Dion; Asclepiee a Soli di Cilicia; lampadedromia a Susa. Diodoro Siculo, XVIII, 16, 3-4; Arriano, Anabasi, I, 11, 1; II, 5, 8; III, 16, 8; IV, 4, 1; V, 3, 6; V 29, 2 |
↑13 | Plutarco, Vite Parallele: Alessandro, 34, 3 |
↑14 | Erodoto, VIII, 47; Pausania, Periegesi della Grecia, X, 9, 2 |
↑15 | Diodoro Siculo, XVIII, 8, 2-6 |
↑16 | Una sottomissione non così spiacevole, perché secondo Erodoto la sorella di Alessandro, Gigea, fu data in sposa a al generale persiano Bubare; mentre per Pompeo Trogo/Giustino Dario I e Serse concessero ad Alessandro I di ampliare il suo regno fino alle pendici del Monte Olimpo. Alessandro fu anche l’ambasciatore persiano presso gli Ateniesi. Erodoto, V, 17-21; VI, 44; VIII, 136, 1; Licurgo, Contro Leocrate, 71; Giustino, Storie, VII, 4, 1 |
↑17 | Erodoto, IX, 44-45 |
↑18 | Erodoto, V, 17, 2; IX, 89, 4. Tucidide, II, 99 |
↑19 | Erodoto, V, 22; Giustino, Storie, VII, 2, 13. Quest’ultimo non parla della vittoria per pareggio |
↑20 | Demostene, Orazioni: Sulla pace, 327; Isocrate, Orazioni: Filippo, 107-108; 154 |
↑21 | Frammento di Aristotele citato da Dionigi di Alicarnasso. Dionigi di Alicarnasso, Antichità Romane, I, 72, 3 |
↑22 | Diodoro Siculo, XVI; 60, 1; Pausania, X, 8, 2 |
↑23 | Cicerone, Sulla Divinazione, II, 57, 118; Plutarco, Vite parallele: Demostene, 20, 1 |
↑24 | come presidente per l’organizzazione dei Giochi Pitici nel 346 e nel 342. Demostene, Orazioni: Terza filippica, 32; Sulla corona, 128. Coniando monete d’oro per sostituire i darici persiani: Plutarco, Vite Parallele: Alessandro, 3, 8 |
↑25 | La profezia male interpretata da Filippo del toro sacrificato. Diodoro Siculo, XVI, 91, 2-3; Pausania, VIII, 7, 6 |
↑26 | Demostene, Orazioni: Terza filippica, 32; Sulla Corona, 322; Pausania, VII, 10, 10 |
↑27 | Pausania, V, 20, 9-10 |
↑28 | 356-352-348 a.C. Plutarco, Vite Parallele: Alessandro, III, 8; Giustino, Storie, XII, 16, 6 |
↑29 | Eschine, Orazioni: Contro Ctesifonte, 165 |
↑30 | Pausania, VII, 27, 7 |
↑31 | Pseudo-Demostene, Orazioni: Sul trattato di Alessandro, 10-12 |
↑32 | Ateneo di Naucrati, I Deipnosofisti, XI, 117, 509B |
↑33 | Prima del 333/332 SEG 18, 222, B1 |
↑34 | Arriano, L’India, 18, 3 |
↑35 | Diodoro Siculo, XVIII, 3, 3; Giustino, Storie, XIII, 4, 23 |
↑36 | Arriano, Frammenti – FGrHist, 156, F10, A |
↑37 | Plinio il Vecchio, II, 73, 181. Plinio non solo raddoppia la vera distanza tra le due città, ma nel settimo libro dà un’altra distanza: milletrecentocinque stadi [241km] Plinio il Vecchio, VII, 20, 84 |
↑38 | Pausania, VI, 16, 5; IvO 276 |
↑39 | Arriano, Anabasi di Alessandro, II, 15, 2-4; Plutarco, Moralia: Detti di re e condottieri, 181b |
↑40 | Diodoro Siculo, XVII, 100, 2 |
↑41 | Plinio il Vecchio, XXXV, 40, 139 |
↑42 | Plutarco, Moralia: Sulla curiosità, 12, 512B; Claudio Eliano, Storie Varie, XII, 58; Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, VI, 42 |
↑43 | Narrato da Iperide e dallo Pseudo-Iperide nelle rispettive due orazioni in difesa per Licofrone |
↑44 | Claudio Eliano è l’unico ad affermare la morte di Corrago. Claudio Eliano, X, 22 |
↑45 | Diodoro Siculo, XVII, 100-1; Curzio Rufo, IX, 7, 16-26; Panodoro, Commento al Chronicon di Eusebio |
↑46 | Ateneo di Naucrati, VI, 57, 251a – Frammento di Aristobulo – FGrHist 139 F 47 |