Etiopi dal volto bruciato ad Atene e a Roma

Etiopi nel cuore della notte
Nella quinta delle sue satire Giovenale denuncia la degenerazione dell’antica consuetudine della clientela descrivendo le diverse umiliazioni impartite dai padroni ai loro clienti. Giovenale consiglia a Trebio, il fittizio destinatario della satira, di abbandonare la vita parassitaria da cliente preferendo la povertà alle angherie di un patrono capriccioso.
Una delle tante umiliazioni subite è il diverso trattamento durante un banchetto: il patrono ostenta la sua ricchezza mangiando i più raffinati cibi e bevendo i migliori vini; ai clienti, e in particolare a quelli meno importanti, spetta solo un po’ d’acqua e qualche ossicino. Differente è anche il coppiere: un novello Ganimede per il patrono, un magro schiavo dalla pelle nera per il cliente.
«[…] tibi pocula cursor
Gaetulus dabit aut nigri manus ossea Mauri
et cui per mediam nolis occurrere noctem,
cliuosae ueheris dum per monumenta Latinae»«A te porgerà il calice un battistrada getulico o l’ossuta mano di un nero mauro che non vorresti incontrare nel cuore della notte, mentre ti fai condurre tra le lapidi dell’erbosa via Latina.»
Giovenale, Saturae, 5, 52-55 – [Traduzione tratta da edizione Mondadori curata da Biagio Santorelli]
Lo scoliaste di Giovenale, autore del quarto secolo d.C., spiega questi versi:
«[AUT NIGRI]: tam niger, ut eum possis timere in obscuro»
«[O DI UN NERO]: tanto nero, che lo puoi temere nella notte.»
Scholia vetera in Iuvenalem, 5, 53 p. 200 Heinrich – [Traduzione personale]
Nella sesta satira Giovenale descrive una matrona infedele ricorrendo a un particolare luogo comune presente anche in altri autori1Calpurnio Flacco, Declamationes, 2; Marziale, Epigrammaton libri XII, 7, 35; Claudiano, De bello … Continue reading:
« […] gaude, infelix, atque ipse bibendum
porrige quidquid erit; nam si distendere uellet
et uexare uterum pueris salientibus, esses
Aethiopis fortasse pater, mox decolor heres
impleret tabulas numquam tibi mane uidendus.»«Gioisci, sventurato, e porgile tu stesso qualsiasi cosa dovrà bere: se infatti decidesse di gonfiare il suo ventre e gravarlo di bambini scalcianti, diventeresti forse padre di un negro, e di lì a poco riempirebbe col suo nome le tavole del tuo testamento un erede d’un altro colore, che non dovresti mai guardare di primo mattino.»
Giovenale, Saturae, 6, 597-601 – [Traduzione tratta da edizione Mondadori curata da Biagio Santorelli]
Lo scoliaste spiega la coppia Aethiopis – decolor:
«[Aethiopis]: id est, ex Aethiope nati. [Decolor] Niger»
«[Etiope]: Lui è nato da un Etiope. [Decolor] Nero (dalla pelle nera).»
Scholia vetera in Iuvenalem, 6, 600 p. 232 Heinrich – [Traduzione personale]
Questi due passi tratti da Giovenale e il commento dello scoliaste testimoniano una superstizione del mondo classico, ossia il timore di incontrare una persona dalla pelle nera o addirittura di incrociarne lo sguardo. Per Greci e Romani il nero è un colore strettamente collegato alla morte, incontrare qualcuno vestito di nero o dalla pelle nera è un presagio di sventura o addirittura di morte.
«Mentre Bruto e Cassio preparavano la battaglia contro Ottaviano e Antonio, nell’accampamento di Cassio si fermò uno sciame di api: per ordine degli aruspici il luogo fu isolato dall’interno con la costruzione di un vallo; una grande quantità di avvoltoi e di altri uccelli, che si cibano di masse di cadaveri, si presentò davanti agli occhi dei soldati; durante una processione in onore della dea Vittoria un ragazzo mentre veniva trasportato cadde dal carro; durante il rito di purificazione un littore mise la corona d’alloro sui fasci capovolti; un negro (Aethiops) si fece incontro sulla porta ai soldati di Bruto che si avviavano alla battaglia e fu da questi ucciso. Cassio e Bruto morirono.»
Giulio Ossequente, Prodigiorum Liber, 70 – [Traduzione di Mariella Trixi per Edizioni Conoscere]
Giulio Ossequente, autore del quarto secolo d.C., compilò questa raccolta di prodigi tratta dall’opera di Tito Livio o addirittura da una sua epitome, e non fu l’unico a tramandare il presagio dell’Etiope2Appiano, Bella civilia, 16, 134, 566; Plutarco, Vitae Parallelae: Brutus, 36, 5-7; 48, 1.. Floro, autore del secondo secolo, descrisse un secondo presagio, nel quale Bruto sognò di incontrare il suo daimon vestito di un mantello nero che gli annunciava la sua futura sconfitta3Floro, Epitoma de Tito Livio, 4, 7..
I nerissimi Etiopi
Tutti gli autori citati utilizzano la parola Etiope (Αἰθίοψ – Aethiops) per indicare una persona dal colore della pelle più scuro non solo della propria, ma di tutti gli altri popoli esistenti. Gli Etiopi, tra mito e storia, abitano l’estremo sud del mondo, al di là del deserto del Sahara e della prima cataratta, l’immensa Etiopia nella quale gli abitanti hanno la pelle nera a causa della vicinanza del sole. Non a caso Αἰθίοψ è una parola composta da αἴθω + ὤψ, ossia la prima persona del presente indicativo del verbo bruciare e la parola viso; quindi gli Etiopi sono coloro dal viso bruciato. Gli autori antichi per descrivere la pelle di altri popoli lontani, come Egizi, Arabi, Indiani e Mauri spesso la paragonano a quella dell’Etiope utilizzando una scala di gradazioni di colore, dove questo popolo è posto a uno dei due limiti4Diodoro Siculo, Biblioteca Historica, 20, 57, 5; Marco Manilio, Astronomica, 4, 724-730; Plinio il … Continue reading.
Per indicare il colore della pelle degli Etiopi i Greci utilizzano l’aggettivo μέλας e i suoi composti, mentre i Latini utilizzano niger, e in modo minore fuscus e nocticolor. Girolamo tramanda come si utilizzasse l’aggettivo argenteus per indicare gli Etiopi5Girolamo, Epistulae, 40, 2.; successivamente Isidoro di Siviglia citerà l’espressione dell’Etiope argenteo per indicare la figura retorica dell’antifrasi6Isidoro di Siviglia, Originum sive etymologiarum libri XX, 1, 37, 24..
«CANDIDA ME DOCUIT NIGRAS / ODISSE PUELLAS ODERO SEPOTERO SI NON INVITUS / AMABO /SCRIPSIT VENUS FISICA POMPEIANA»
«Candida (ossia dalla carnagione bianca) m’insegno ad odiare le ragazze dalla carnagione scura; le odierò se potrò, sennò le amerò controvoglia. Venere (fisica) Pompeiana scrisse.»
CIL 04, 1520 – [Traduzione personale]




«”Dobbiamo cercare un’altra via di salvezza. Guardate io cosa ho trovato. Eumolpo, da uomo di lettere, ha certo dell’inchiostro. Ebbene, con l’aiuto di questa sostanza cambiamoci di colore, dalla testa ai piedi. Così, in veste di schiavi etiopi, saremo pronti ai tuoi ordini, senza l’incubo di ingiuste torture, ed insieme, grazie al cambiamento di colore, inganneremo i nemici”.
Petronio, Satyricon, 102, 13-16 – [Traduzione tratta da edizione Einaudi a cura di Vincenzo Ciaffi]
“Come no? – esclama Gitone. – Circoncidici anche, che si sembri Giudei, e foraci le orecchie, che si abbia l’aria di Arabi, e passaci il gesso sulla faccia, che ci prendano in Gallia per concittadini. Come se il colore in questione bastasse da solo a trasformare l’aspetto, e non occorresse l’accordo simultaneo di molti elementi, perché il travestimento riesca. Immagina che la figura abbia a resistere a lungo con addosso quella tinta, e che gli spruzzi d’acqua non smacchino il corpo in qualche parte, e che gli abiti non si attacchino all’inchiostro, che molte volte è appiccicaticcio, se pur non ci si mette la colla, ma di’ un po’, forse anche che riusciremo anche le labbra a gonfiare in modo ripugnante, forse anche i capelli a increspare col ferro, forse anche la fronte a solcare di cicatrici, forse anche le gambe ad arcuare, forse anche i talloni ad appiattire, forse anche la barba ad acconciare come si usa laggiù? Una tinta artificiale sporca il corpo, non lo trasforma. Sentite a questo pazzo cos’è venuto in mente: tiriamoci le vesti sul capo e buttiamoci a mare”.»
Per gli autori della classicità il colore della pelle non era l’unica caratteristica peculiare degli Etiopi: capelli ricci e spugnosi, naso schiacciato, labbra carnose e seno grande, gambe gracili, tutto ciò distingueva l’Etiope dagli altri popoli7Erodoto, Histories, 7, 70, 2; Diod. Sic. 3, 8, 2; Pseudo-Virgilio, Moretum, 31-35; Plin. HN, 2, 80, … Continue reading. Allo stesso modo i capelli biondi o rossi, gli occhi celesti, e la statura imponente erano ritenute caratteristiche peculiari di tutti quei popoli al di là delle Alpi e dei Pirenei come i Germani e i Galli103Diod. Sic. 5, 28, 1; Vitruvio, De architectura, 6, 1, 2-3; Tacito, Germania, 4; Ammiano Marcellino, … Continue reading; mentre il rigonfiamento del collo era caratteristica propria delle popolazioni alpine. Nell’immaginario elleno-latino al nero Etiope dai capelli ricci che vive ai confini meridionali del mondo, dove l’aria è rovente e secca; è opposto il bianchissimo Scita dai capelli lisci che vive ai confini settentrionali del mondo, dove l’aria è fredda e umida8Aristotele, De generatione animalium, 5, 3, 782b; Menandro, fr. 835, 11-12 PCG IV.2 pp. 395-6; … Continue reading. Un qualcosa non solo limitato a Greci e Romani: secoli dopo l’arabo Avicenna contrapporrà il nero Zanj, abitante delle coste meridionali dell’Africa orientale (Zanj è traducibile come il paesei dei neri), al bianco slavo9Abd Ar Rahman ibn Muhammed ibn Khaldun, The Muqaddimah; translated by Franz Rosenthal, p. 125..
Razionalizzare la diversità
«Gli Etiopi (asseriscono che i loro dei sono) camusi e neri, i Traci che sono azzurri di occhi e rossi di capelli»
Senofane, Silloi, fr. B 16 Diels – [Traduzione tratta da edizione La Nuova Italia a cura di Mario Untersteiner]
«Perché i denti degli Etiopi sono bianchi, anche più bianchi dei denti degli altri uomini, ma non lo sono le unghie? Forse le unghie non lo sono, perché anche la pelle è nera, più nera certo che negli altri uomini, e le unghie crescono dalla pelle? Ma perché i denti sono bianchi? Forse perché diventa bianco ciò da cui il sole toglie via l’umido, senza provocare una colorazione, come succede alla cera? Quindi, il sole colora la pelle, ma non i denti; d’altra parte l’umido evapora dai denti a causa del calore.»
Aristotele, Problemata, 10, 66, 898b – [Traduzione di Maria Fernanda Ferrini per edizione Bompiani]
Ignoranti della biologia e della genetica, gli autori della classicità giustificavano le variazioni etniche attraverso la tesi che i singoli uomini e le strutture sociali di interi popoli fossero fortemente influenzati, ma non determinati, dall’ambiente10Il De aëre aquis et locis, giunto a noi attraverso il Corpus Hippocraticum, è il primo testo ad … Continue reading. Attraverso questa idea l’aspetto degli Etiopi è influenzato dal caldo, dall’aria umida, e dalla vicinanza del sole11Hdt. 2, 22; Cicerone, De divinatione, 2, 46, 96; Str. 15, 1, 24; 17, 2, 1-2; Ovidio, Metamorphoseon … Continue reading; quello di Galli e Germani dall’aria fredda e secca12Vitr. De arch. 6, 1, 3; Plin. HN, 2, 80, 189.; quello delle popolazioni alpine dall’acqua delle fonti montane.13Vitr. De arch. 8, 30, 2; Plin. HN, 37, 11, 44; Scholia vetera in Iuvenalem, 13, 162, p.301 Heinrich..
«[…] A determinare il modo di comportarsi degli uomini non sono tanto gli elementi genetici quanto ciò che è la stessa natura a offrirci per la vita di ogni giorno, base della nostra alimentazione e della nostra esistenza. A rendere i cartaginesi ingannatori e menzogneri non era già la loro natura, bensì la posizione geografica del paese: il fatto che i loro porti li mettevano in contatto con commercianti e forestieri di molte svariate lingue, li spingeva, avidi come erano di guadagno, alla frode. I liguri, gente di montagna, sono duri e selvatici: è stata maestra la loro stessa terra che non dà nessun prodotto se non a prezzo di un’intensa coltivazione e di molto sudore. I campani, invece, sono sempre pieni di superbia per la fertilità dei campi e l’abbondanza dei prodotti, per la salubrità, la disposizione e la bellezza della loro città.»
Cicerone, De lege agraria, 2, 35, 75 – [Traduzione tratta dal secondo volume delle Orazioni a cura di Giovanni Bellardi per UTET]
Queste caratteristiche fisiche, e addirittura anche quelle acquisite come una cicatrice o un marchio, non si presentano nel susseguirsi delle generazioni secondo una logica razionale, ma irrazionalmente, quasi come un capriccio della natura. La madre di Niceo, famoso pugile del tempo dei Flavi, era figlia di un Etiope e di un abitante di Bisanzio, è aveva il colore della pelle tipico delle donne di Bisanzio; ma suo figlio Niceo non solo aveva il colore della pelle del nonno, ma era identico a lui14Plin. HN, 7, 10, 51. Altri esempi in: Aristotele, Historia animalium, 7, 6, 586a; Gen. An. 1, 18, … Continue reading. I Latini utilizzano la parola decolor/discolor per indicare tanto la pelle degli Indiani15Properzio, Elegiae, 4, 3, 10; Ovidio, Ars Amatoria, 3, 130; Met. 2, 21; Prudenzio, Hamartigenia, … Continue reading e dei Mauri16Isidoro di Siviglia, riconduce l’etimologia di questa parola al greco μαῦρος, ossia nero. … Continue reading, pelle ritenuta più chiara di quella degli Etiopi, quanto il figlio tra una donna bianca e un Etiope; in quest’ultimo caso decolor/discolor è preferito a niger e a fuscus, ed è assimilabile a termini moderni come mulatto e meticcio17Schol. Juv. 6, 600 p. 232 Heinrich; Claud. Glid. 193; Achille Tazio, Leucippe and Clitophon, 3, 9, 2.
«[…] Per essere giudici imparziali di tutto ciò che succede, dobbiamo volgerci a considerare la condizione di noi uomini, ed è ingiusto che si rinfaccia a i singoli una colpa che è di tutti. Il colore di un Etiope non è strano nel suo paese, e fra i Germani i capelli rossi raccolti in un nodo ben si addicono a un uomo: non potrai giudicare biasimevole o sconcio in una sola persona ciò che è tipico di tutto un popolo. E gli esempi da me riferiti sono giustificati dalle usanze d’una sola regione e d’un solo lembo di terra; considera ora quanto sia più giusto essere indulgenti con quei difetti che sono diffusi nell’intero genere umano.»
Seneca, De Ira, 3, 26, 3 – [Traduzione di Costantino Ricci per edizione BUR Rizzoli]
Per quanto riguarda le caratteristiche morali degli Etiopi e il rapporto con la loro pelle non c’è una tesi comune da parte dei diversi autori: questa oscilla tra due diverse immagini stereotipate: Etiopi primitivi e barbari, oppure amati dagli dei e immersi in un’eterna età dell’oro. Gli Etiopi sono definiti tanto codardi18Pseudo-Aristotele, Physiognomica, 6, 812a-b quanto coraggiosi19Filone di Alessandria, Legum allegoriae, 1, 21, 68. e sapienti20Diod. Sic. 3, 2; 5, 1-2; 7; Pseudo-Luciano, De astrologia, 3.; solo Luciano di Samosata afferma che gli uomini dalla pelle nera siano destinati naturalmente alla schiavitù21Luciano di Samosata, De Parasito, 43.. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, un passo di un testo di Ulpiano, giureconsulto vissuto al tempo dei Severi, precisa che è necessario per lo schiavista indicare la nazionalità dello schiavo in vendita, perché alcuni popoli sono maggiormente tranquilli e altri più ribelli22Corpus Iulis Civilis: Digesta, 21, 1, 31, 21..




Αἰθίοπα σμήχων
«L’etiope
Esopo, Fabulae – [Traduzione di Elena Ceva Vella per edizione BUR Rizzoli]
Un tale comprò uno schiavo etiope, pensando che il suo colore fosse dovuto all’incuria del precedente proprietario. Condottolo a casa, provò su di lui tutti i detersivi e tentò di sbiancarlo con lavacri d’ogni sorta. Ma non riuscì a cambiargli il colore; anzi con tutti i suoi sforzi, lo fece ammalare.»
Questa favola di Esopo è tratta dalla raccolta manoscritta, pubblicata nel diciassettesimo secolo, attribuita a Elio Festo Aftonio, grammatico latino della fine del terzo secolo d.C. Un’altra versione più breve di questa favola è stata tramandata dalla raccolta attribuita al mitico saggio persiano Syntipas, ed è stata tradotta in greco da Michele Andreopoulos alla fine dell’undicesimo.
«Qualcuno vide un Etiope dell’India che si lavava in un fiume e gli disse: “Faresti meglio a stare fermo e a non agitare il fango nell’acqua, o non farai mai diventare bianco quel tuo corpo!”
Esopo, Fabulae – [Traduzione personale]
Questa favola dimostra che nulla in questo mondo può cambiare la sua natura.»
Nel quattordicesimo secolo l’erudito bizantino Massimo Planude compilò una raccolta di favole di Esopo, introducendole con una breve biografia. Questa si differenzia in parte dalle precedenti, perché è affermato che Esopo avesse la pelle nera e che addirittura il nome fosse una translitterazione errata di Etiope.




Lavare, inteso come sbiancare, un Etiope; è un proverbio tramandato da diversi paremiografi23Zenobio il Sofista, Eptiome, 1, 46 CPG I p. 18 Leutsch; Diogeniano, Paroemiae, 1, 45 CPG I p. 187 … Continue reading, dallo scoliaste a Persio104Scholia antiqua in Persium, 5, 116 p. 333 Jahn. e da Luciano di Samosata o chiunque sia il vero autore della piccola diatriba Πρὸς τὸν ἀπαίδευτον καὶ πολλὰ βιβλία ὠνούμενον24Pseudo-Luciano, Adversus Indoctum 28.; espressione simile la troviamo nella traduzione greca della Bibbia dei Settanta e in quella latina di Girolamo.
«Εἰ ἀλλάξεται αἰθίοψ τὸ δέρμα αὐτοῦ καὶ πάρδαλις τὰ ποικίλματα αὐτῆς καὶ ὑμεῖς δυνήσεσθε εὖ ποιῆσαι μεμαθηκότες τὰ κακά.»
«Si mutare potest Aethiops pellem suam aut pardus varietates suas et vos poteritis bene facere cum didiceritis malum.»
«Cambia forse un Etiope la sua pelle o un leopardo la sua picchiettatura? Allo stesso modo, potrete fare il bene anche voi abituati a fare il male?»
Liber Ieremiae, 13, 23.
Questa immagine la ritroviamo anche nei successivi Padri della Chiesa per indicare l’impossibilità della conversione dell’eretico ostinato tra cui è presente anche l’imperatore Giuliano: come è impossibile sbiancare l’Etiope o il leopardo, così è impossibile sradicare le idee errate nella mente dell’eretico25Basilio Magno, Epistulae, 130; Gregorio Nazianzeno, Orationes, 4, 62, 584C-585A..
«Nam et Aethiops in balneum niger intrat, et niger egreditur, sed tamen balneator nummos accipit.»
«Ebbene l’Etiope entra nero nella vasca, e nero ne esce fuori, ma tuttavia il custode dei bagni prende i soldi.»
Gregorio Magno, Epistulae, 3, 67 PL 77 p. 668 Migne – [Traduzione personale]
Nella raccolta di detti formato dall’opera dello PseudoMassimo Confessore e dalla Melissa del monaco Antonio, pubblicata per la prima volta nel 1546, questo detto è attribuito nientepopodimeno al filosofo Diogene il Cinico.
«Diogene si era messo a correggere un miserabile e a un tale che gliene chiese la ragione disse: “Sto dando una strigliata a un etiope per renderlo bianco”.»
Sermo de hominibus malis, 64 – [Traduzione tratta da Diogene di Sinope, Filosofia del Cane a cura di Andrea L. Carbone, Palermo, :duepunti edizioni, 2010, p. 79]
Proverbio riportato anche da Andrea Alciato e da Erasmo da Rotterdam.
«LAVI UN ETIOPE; SBIANCHI UN ETIOPE. Hanno il medesimo valore “lavi un etiope” e “sbianchi un etiope”. Luciano dice, nel libro Adversus Indoctum “e secondo il proberbio, cerco di lavare un etiope”. Infatti quel colore nero, che Plinio ritiene dovuto al calore del sole, è innato, non si lava con alcuna acqua né si schiarisce in alcun modo. Andrà bene in particolare quando un affare poco onesto viene abbellito col belletto delle parole, ovvero quando viene elogiato un indegno di lode, ovvero quando si insegna a uno incapace di imparare. Può sembrare che la massima si sia originata da una favola di Esopo. Un tale infatti, comprato un Etiope e pensando che il suo colore non fosse dovuto alla natura bensì all’incuria del padrone precedente, impiegò tutti i metodi con cui si sogliono rendere bianchi i vestiti, e a tal segno afflisse il poveretto con continui lavaggi da farlo ammalare, pur rimanendo a lui il colore di prima»
Erasmo da Rotterdam, Adagia, IV, 350 – [Traduzione da edizione Bompiani curata da Emmanuele Lelli]




Illustrare nigrae nemo potest tenebras.
Ottantaquattresimo emblema tratta dall’edizione del 1534 degli Emblemata di Andrea Alciato. – [Illustrazione tratta da Alciato at Glasgow]
Un Etiope tra mille Galli
Il giudizio degli autori della classicità rispetto al colore della pelle è principalmente estetico: raramente è presente un giudizio morale o addirittura l’idea di una discriminazione politica o sociale fondata su di esso. La pelle bianca, anzi più chiara della norma, è giudicata positivamente per quanto riguarda le donne: Nausicaa è descritta dalla sue bianche braccia26Omero, Odyssea, 6, 186. (λευκώλενος), mentre Odisseo è descritto dalla pelle scura27Hom. Od. 16, 175. (μελαγχροιής); successivamente in età imperiale le donne tendevano a sbiancarsi capelli e pelle con i cosmetici pur rischiando di essere giudicate come delle prostitute28Mart. 1, 72, 5-6; 3, 34; 4, 62; 14, 26; Servio, Commentarius in Vergilii Aeneidos libros, 4, 698 … Continue reading. Giudizio meno positivo per quanto riguarda gli uomini, perché una pelle candida simboleggia debolezza di salute, pigrizia ed addirittura effeminatezza29Senofonte, Agesilaus,1, 28.. Il nero della pelle degli Etiopi era giudicato brutto e soprattutto collegato alla morte30Juv. 2, 23; 8, 33; Svetonio, De vitis Caesarum: Gaius, 57.. Topos letterario è la contrapposizione tra il corpo nero e un’anima bianca31Pseudo-Callistene, Historia Alexandri Magni, 3, 18, 6; Ausonio, Parentalia, 5, 1-6..
«Ma con che mai gli Etiopi atterriranno i Greci? Colla negrezza e colla strana lor forma? Un tal timore appo noi non eccede la puerile età. Nelle guerre e nelle grandi contese, non si giudicano le cose dall’aspetto e dal colore, ma dal coraggio e dall’arte militare.»
Agatarchide di Cnido, fr. 16 – [Traduzione di Spirindione Blandi del 1823]




Non bisogna sottovalutare un aspetto puramente concreto di tale giudizio: un cittadino delle grandi città dell’Impero che sia Roma o Atene, Capua o Costantinopoli, per non parlare delle africane Cartagine e Alessandria, era abbastanza abituato a incontrare persone dalla pelle più scura della propria o addirittura dalle caratteristiche fisiche proprie degli Etiopi. Questi ultimi erano principalmente schiavi32Uno schiavo nero è una merce rara e costosa al pari di eunuco. Teofrasto, Characteres, 21, 2; … Continue reading, ma anche mercanti33Eliodoro, Aethiopica, 2, 30., attori o musici34Suet. Calig. 57; Schol. Juv. 15, 49 p. 319 Heinrich, atleti35Plin. HN, 7, 10, 51; Mart. 6, 39, 8-9., gladiatori36Plin. HN, 8, 54, 131; Anthologia Latina, 353 Riese., manovali o addirittura ausiliari37Tra cui la particolare figura del comandante Lusius Quietus attivo al tempo del principato di … Continue reading. Un uomo di mondo come Luciano di Samosata descriveva i filosofi improvvisati, i quali non solo girovagavano città per città mendicando cibo e affermando sciocchezze, ma avevano una pelle nera come quella degli Etiopi perché si addormentavano al sole.38Luciano di Samosata, Bis accusatus sive Tribunalia, 6..
Differente era la reazione di un abitante dei centri del nord dell’Impero o di qualche piccolo villaggio nei Balcani o sulle pendici degli Appennini. Per loro un Etiope era una rarità, un qualcosa che suscitava tanto ripulso quanta curiosità39Un esempio lampante è la descrizione di Filostrato di un dipinto sulla liberazione di Andromeda. … Continue reading.
«Gli abitanti del nord non sono chiamati dal loro colore, perché i popoli che stabilirono i significati convenzionali delle parole erano anch’esse bianche. Quindi, la pelle bianca era qualcosa di usuale e comune (per loro), e non vi vedevano nulla di sufficientemente notevole da indurli a usarlo come termine specifico.»
Abd Ar Rahman ibn Muhammed ibn Khaldun, The Muqaddimah; translated by Franz Rosenthal, p. 125.
Etiopi tra storia e mito.




Etiopi utopici
Tra i diversi epigrammi dell’Anthologia Palatina, raccolta composta a Costantinopoli nel decimo secolo, è presente anche uno attribuito a quel Luciano di Samosata citato in precedenza.
«Corpo d’Indiano. Lavarlo, perché? Desisti! Non fai chiara di sole tenebrosa notte»
Anthologia Palatina, 11, 428 – [Traduzione tratta dal terzo volume dell’edizione Einaudi a cura di Filippo Maria Pontani]
La confusione, anzi l’identificazione tra Etiopi e Indiani, entrambi popoli dal colore scuro della pelle e dai particolari costumi40Philostr. VA, 6, 16; Sid. Apoll. Carm. 11, 105-108; Ach. Tat. 4, 5. ha origine dall’immagine che esistessero due distinti gruppi di Etiopi. Idea accennata nei poemi omerici, dove gli Etiopi sono un popolo che abita ai confini del mondo, dove il sole brucia il loro volto durante l’alba e il tramonto. Non solo Omero, ma anche i successivi autori di romanzi dell’età tardo-imperiale come lo Psuedo-Callistene ed Eliodoro descrivono queste terre ai confini del mondo come luoghi idilliaci e abitati da popoli puri, immersi in un’eterna età dell’oro, grazie alla quale i raccolti sono abbondanti e i greggi prolifici (la leggendaria Mensa del Sole), e gli dei camminano e banchettano insieme a loro41L’immagine degli Etiopi popolo di fortunati pastori è presente in diversi autori. Omero, Ilias, … Continue reading. Una visione del mondo da parte dei primi autori della letteratura greca, dove non solo la Grecia è al centro del mondo conosciuto, ma dove quest’ultimo ha una forma circolare ed è circondata dall’Oceano42Vedesi il commento di Strabone a diversi passi di Omero. O alla questione dei doppi Etiopi che … Continue reading, quindi due distinti gruppi di Etiopi43Hom. Od. 1, 23-24; Str. 1, 2, 25-26; Seneca, Herclues furens, 37-38; Plin, HN, 6, 26, 199; Stat. … Continue reading: uno a occidente, dove il sole tramonta; e uno a oriente dove il sole sorge; quest’ultimo gruppo collegato o addirittura identificato con gli Indiani44Hdt. 7, 70, 1-2; Str. 2, 3, 8; Verg. G. 4, 291-293; Ov. Ars am. 1, 53; Apuleio, Florida, 6; Servio, … Continue reading.
«Costui [Poseidone] aspra ira sentiva contro Ulisse
Omero, Odyssea, 1, 21-25. – [Traduzione di Vincenzo Benedetto per edizione BUR Rizzoli]
pari a un dio, prima che tornasse nella sua terra patria.
Poseidone si era recato presso gli Etiopi che abitano lontano
gli Etiopi, che sono divisi in due parti, al limite del mondo abitato,
gli uni verso il Sole che si immerge, gli altri verso il Sole che sorge»
Al di là dei poemi omerici, i primi autori della classicità a descrivere gli Etiopi furono il filosofo Senofane e lo storico Erodoto. Quest’ultimo visitò l’Egitto e percorse il Nilo arrivando fino all’isola di Elefantina45Hdt. 2, 29, 1-2., fu il primo autore a descrivere le particolari caratteristiche fisiche degli Etiopi46Cambise, re dei Persiani, effettuò una fallimentare spedizione alla ricerca della leggendaria … Continue reading, benché probabilmente non li vide o addirittura non arrivò mai in Egitto. In questa sezione della sua opera Erodoto utilizza spesso “dicono”, quindi le sue notizie dovevano essere di seconda mano forse di qualche storico arcaico precedente come Eforo.
«Chi infatti, credeva agli Etiopi, prima di vederli?»
Plinio il Vecchio, Historia Naturalis, 7, 1, 6 – [Traduzione di Giuliano Ranucci per primo volume dell’edizione Einaudi.]
Il ritratto degli Etiopi da parte di Erodoto dipende fortemente da quell’immagine di popolo utopico propria dei poemi omerici. Gli Etiopi di Erodoto sono gli uomini più alti e belli del mondo, i quali maneggiano con facilità un gigantesco arco di quattro cubiti47Due metri. Hdt. 7, 69, 2; Diod. Sic. 3, 8, 4-6; Str. 2, 3.; il loro re è il più alto, bello e giusto 48Aristotele, Politica, 4, 4, 1290a-b; Str. 17, 2, 3; Ateneo di Naucrati, Deipnosophistae, 13, 20, … Continue reading; la loro capitale è Meroe, dove si trova un oracolo di Zeus consultato per quanto riguarda le guerre49Hdt. 29, 6-7; Str. 1, 2, 25.; praticano la circoncisione come gli Egizi e gli Ebrei50Hdt. 2, 104; 2-3; Flavio Giuseppe, Contra Apionem, 1, 22, 169-170.; disprezzano il lusso, si vestono solo di pelli, circondati dall’oro, non conoscono il rame e il ferro51Diod. Sic. 3, 8, 5; Str. 17, 2, 2-3; Philostr. VA, 6, 2; Helod. Aeth. 9, 1.; adornano diverse divinità in particolare il Sole52Str. 17, 2, 3 e Paus. 1, 33, 4. e hanno “inventato” l’astronomia trasmettendola successivamente agli Egiziani insieme ad altre conoscenze53Ps.-Lucian. Astr. 3-5; Helod. Aeth. 4, 12.. Diversi regnanti Etiopi attaccarono l’Egitto e lo conquistarono 54Hdt. 2, 137-139; Diod. Sic. 1, 60, 1-5; 65, 1-8., questo riflette eventi storici realmente accaduti come i rapporti tra gli Egizi e il regno meridionale di Kush. Tra l’altro, Erodoto afferma il colore dello sperma degli Etiopi fosse nero come quello della loro pelle55Hdt. 3, 97, 2; 101, 2.; tesi confutata successivamente da Aristotele attraverso l’affermazione che lo sperma di tutti gli esseri viventi è bianco perché è composto da pneuma (aria calda) e da acqua56Aristot. Hist. An. III, 22, 523a; Gen. An. II, 2, 736a.. Diodoro Siculo, storico greco dell’età augustea, segue il pensiero di diversi filosofi precedenti descrivendo la tesi della generazione spontanea degli esseri viventi57Diod. Sic. 1, 7, 4. e dato che il secco favorisce tale generazione, gli Etiopi sarebbero stati i primi uomini a nascere e gli unici a poter portare il nome di autoctoni. Per Diodoro Osiride fu il fondatore della prima colonia in Egitto58Filostrato afferma che gli Indiani siano i primi autoctoni e che da loro discendano gli Etiopi. … Continue reading.
Etiopi ad Atene
I Greci conobbero gli Etiopi probabilmente al tempo del faraone Psammatico II il quale utilizzò mercenari greci nella sua spedizione contro il regno di Kush nel sesto secolo, oppure al tempo del faraone Amasis che conquistò Cipro decenni dopo59Hdt. 2, 182, 2. Statuine con fattezze negroidi ritrovate in luogo; secondo Erodoto mercenari greci erano parte della spedizione del re persiano Cambise contro gli Etiopi60Hdt. 3, 25., mentre mercenari Etiopi ed Indiani erano presenti nell’immenso esercito di Serse che invase la Grecia61Hdt. 6, 69-70.. Diodoro Siculo testimonia che Agatocle, tiranno di Siracusa, sottomise il popolo nomade di pastori, gli Asphodelodes, descritti con le caratteristiche fisiche degli Etiopi, durante la sua spedizione in Nord-Africa contro Cartagine62310-307 a.C. Diod. Sic. 20, 57, 5.. Sempre secondo quest’ultimo autore Tolomeo II organizzò una spedizione contro gli Etiopi oltrepassando la prima cataratta63Diod. Sic. 1, 37, 5. non solo dotandosi di diversi elefanti africani per il suo esercito ma inviando numerosi animali mai visti alle città greche e agli altri Epigoni64Teocrito, Idillia, 17, 87; Str. 16, 4-5; 7; Diod. Sic. 3, 36, 3-4; Plin. HN. 6, 37, 174; Ath. 5, … Continue reading.




Etiopi a Roma
I Romani conobbero gli Etiopi durante le guerre puniche e in particolare durante la spedizione di Annibale in Italia. Secondo il racconto di Tito Livio, dopo la sconfitta di Canne, il console Gaio Terenzio Varrone provò a chiedere ausiliari ai Campani e in particolare ai cittadini di Capua descrivendo l’armata del punico Annibale, formata non solo da Numidi e Mauri, ma anche da popoli provenienti dai confini del mondo conosciuto, privi di qualsiasi cosa di umano65Sallustio, De bello Iugurthino, 19, 6; Tito Livio, Ab urbe condita, 23, 5, 11-14; Silio Italico, … Continue reading. Un topos simile è riportato da Frontino, autore del I° d.C., nella sua raccolta di stratagemmi: il tiranno Gerione di Siracusa mostra nel suo trionfo i numerosi ausiliari dell’esercito cartaginese, per dimostrare ai Siracusani che questi uomini avevano solo la pelle nera e niente di più66Frontino, Strategemata, 1, 11, 18..




Gli imperatori romani della dinastia Giulio-Claudia provarono a effettuare diverse spedizioni in Etiopia, di oltrepassare le conosciute Meroe e Siene e conquistare questa terra lontana67Le principali spedizioni furono effettuato al tempo del principato di Augusto e di quello di … Continue reading; le legioni romane conquistarono diverse città, forse udirono il tremendo rumore delle cascate del Nilo che influenza così tanto le persone del luogo da farle nascere sorde, ma l’immenso deserto li fermò, come secoli prima fermò l’esercito persiano di Cambise. Questi legionari, e ovviamente mercanti e schiavi, narrarono di popolazioni mitiche tra nasi assenti, occhi multipli e un unico orifizio sul volto68Plin. HN, 6, 35, 187-195.. Una di queste popolazioni mitiche erano i Blemmi, che nei secoli successivi acquistarono un aspetto concreto e reale: popolo di pastori semi-nomadi che abitavano il sud dell’odierno Egitto e che tra il secondo e il terzo secolo effettuarono diverse incursioni nell’Egitto romano. Una campagna contro i Blemmi dovrebbe essere stata effettuata dall’imperatore Decio nel 25169Chronicon paschale, P 271-2, vol. I p. 504-505 CSHB Niebuhr.; il prefetto d’Egitto Lucio Mussio Emiliano, proclamatosi imperatore nel 262, effettuò diverse spedizioni al sud dell’Egitto romano70Scriptores Historiae Augusta: Triginta Tyranni, 22.; il trionfo di Aureliano era composto anche da gladiatori Blemmi71Scriptores Historiae Augusta: Aurelianus, 33., probabilmente alleati del ribelle prefetto d’Egitto Firmo72Scriptores Historiae Augusta: Quadraginta Tyranni, 3.; l’imperatore Probo sconfisse i Blemmi e conquistò due città, impresa celebrata con un trionfo che prevedeva ben trecento coppie di gladiatori tra i quali c’erano anche i Blemmi73SHA Quadr. Tyr. 17; 19.. In un passo piuttosto controverso di Procopio di Cesarea, storico del V° d.C., l’imperatore Diocleziano decise di ritirare una corposa guarnigione lungo il confine con l’Etiopia, preferendo concedere queste terre ai Nobati come confederati con il pagamento di un tributo che utilizzare denaro pubblico per la difesa di un territorio arido e poco redditizio74I Nobati dovrebbero essere identificati con quegli “Etiopi” che avevano per capitale Meroe. … Continue reading. Intorno al 453 l’imperatore romano d’Oriente Marciano effettuò più spedizioni contro i Blemmi e i Nobati i quali avevano fatto diverse incursioni in territorio romano75Evagrio Scolastico, Historia Ecclesiastica, 1, 7, 13; Prisco, Fr. 27 p. 323-4 ARCA; Iordanes, … Continue reading fu preparato un trattato di pace, ma che non fu ratificato data l’improvvisa morte dell’imperatore76Prisco, Fr. 27 p. 323-4 ARCA.. La minaccia dei Blemmi continuò fino alla fine del quinto secolo e a testimoniare ciò, diversi papiri hanno tramandati una centinaia di linee di un poema epico, la Blemyomachia.
Diventare Etiope
«Il nero di seppia possiede un tal potere che, a quanto racconta Anassilao, se si mette nella lucerna, la luce precedente scompare e si sembra tutti Etiopi.»
Plinio il Vecchio, Historia naturalis, 32, 52, 141 – [Traduzione di Ivan Garofalo per sesto volume dell’edizione Einaudi]
Plinio testimonia anche l’utilizzo del guado, o precisamente del colorante estratto dalle foglie di questa pianta, da parte delle donne dei Britanni durante le cerimonie funebri, le quali spalmano tale colorante su tutto il corpo diventando nel colore della pelle simile agli Etiopi77Plin. HN, 22, 2, 2.. Plinio esagera volontariamente o involontariamente, trasformando in nero il celeste – turchino di questo colorante utilizzato dai Britanni78Testimoniato anche da Cesare e Pomponio Mela i quali utilizzano la parola vitrum. Cesare, De bello … Continue reading o forse identificandolo con l’indaco79Plin. HN, 35, 27, 46..
Etiopi da convertire
L’avvento del Cristianesimo porterà un cambiamento di giudizio verso gli Etiopi: sempre un popolo ai confini del mondo, cannibali addirittura secondo Origene80Il quale li cita insieme ai parricidi Sciti, e ai Tauri, i quali offrono gli stranieri in … Continue reading, un popolo da convertire per dimostrare l’universalità della Parola di Cristo81Origene, Commentarius in Canticum canticorum, 1, 6; Agostino, Enarrationes in Psalmos, 71, 11; … Continue reading. Il nero della loro pelle non implica assolutamente una distinzione biologica rispetto agli altri popolo o addirittura la loro non appartenenza alla specie umana82Agostino, De Genesi ad Litteram libri duodecim, 10, 25, 42..
Allo stesso tempo il nero accostato al peccato e alla corruzione trasformerà gli Etiopi in pericolosi tentatori o addirittura in un qualcosa di simile ai demoni83Tertulliano, De Spectaculis, 3, 8; Acta Apostolorum Apocrypha: Acta Petri, 22, 2; Anastasio, Vita … Continue reading, l’idea di un demonio nero non è proprio originaria del cristianesimo, perché la ritroviamo anche in un autore della classicità come Luciano di Samosata, benché privo di qualsiasi riferimento all’Etiopia e agli Etiopi84Luciano di Samosata, Philopseudes sive Incredulus, 16; 31. oppure al tempo del principato di Caligola l’utilizzo da parte di una troupe teatrale di Etiopi e di Egiziani per la parte dei demoni85Suet. Calig. 57. o a quello di Domiziano con lo scherzo dei demoni neri tramandato da Cassio Dione86Dione, 67, 9, 1-5.. Pochi sono gli esempi positivi come l’eunuco etiope degli Atti degli Apostoli87Acta Apostolorum, 8, 26-40. o il Padre della Chiesa Mosè l’Etiope88Pall. Laus. 19; Sozomeno, Historia Ecclesiastica, 6, 29, 25-30; Acta Sanctorum: Augusti, 6, pp. … Continue reading.
Tre eroi etiopi
Euribate è l’anziano araldo di Odisseo durante la Guerra di Troia89però nell’Iliade Euribate è un araldo di Agamennone, su questo doppio Euribate si domandava … Continue reading. Odisseo, travestito da mendicante, afferma a Penelope di aver incontrato Odisseo e Euribate durante i suoi viaggi, descrive l’aspetto e gli abiti indossati dal primo, ma anche il particolare aspetto del secondo: aspetto diverso e facilmente riconoscibile.
«Lo seguiva un araldo di poco più anziano
Omero, Odyssea, 19, 244-248 – [Traduzione tratta da edizione BUR Rizzoli a cura di Vincenzo Di Benedetto.]
e anche di lui ti dirò come era.
Curvo nelle spalle, di colorito scuro, con i capelli crespi:
Euribate era il suo nome. Lo onorava Ulisse più degli altri
suoi compagni, perché con lui nell’animo aveva concorde sentire.»
Memnone il nero o Memnone l’etiope, il gigantesco90Quinto Smirneo descrive la statura gigantesca e la pelle nera di Memnone e dei suoi soldati, ma … Continue reading re che viene dai confini del mondo conosciuto che sia l’Etiopia o la lontana Susa91Tradizione tarda vede Memnone re di un immenso impero che va dalla Frigia fino alla lontana … Continue reading , figlio di Eos – Aurora92Esiodo, Theogonia, 984; Pindaro, Olympian Odes, 2, 130; Ovidio, Amores, 1, 8, 3-4; Virgilio, … Continue reading, chiamato da Priamo per combattere al fianco dei Troiani, armato da Efesto93Serv. Aen. 1, 751 Hagen., uccide Antioco94Philostr. Imag. 2, 7. ed è ucciso da Achille95Quint. Smyrn. 2, 211-647, infine è elevato al pari degli dei96Ov. Met. 13, 576-622.. I memnoni, grandi uccelli neri, a prima vista rapaci, ma in verità uccelli maestosi ed austeri97I moderni hanno identificato questo uccello con la pavoncella combattente. Claudio Eliano, De … Continue reading, adorano la sua tomba98Diverse sono le tombe di Memnone. Strabone ed Eliano indicano una vera tomba a Susa, un’altra … Continue reading o addirittura divisi in due gruppi combattano e si uccidono a vicenda per onorare questo eroe99Ov. Am. 1, 13, 3-4; Met. 13, 576-622; Plin. HN, 10, 37, 74; Ael. NA, 5, 1; Serv. Aen. 1, 751 Hagen..
«Con la sua guida dicono di essere giunti al santuario di Memnone; e a proposito di Memnone ecco quanto racconta Damis. Egli era sì figlio dell’Aurora, ma non morì a Troia, perché a Troia non si recò neppure: si spense in Etiopia, dopo aver regnato su cinque generazioni di Etiopi. Questi, poiché sono i più longevi tra gli uomini, lo piangono come se fosse mancato in giovanissima età e lamentano la sua morte immatura. Narrano che il luogo in cui si erge la sua statua è simile a un’antica piazza, come quelle rimaste nelle città che furono abitate in tempi passati, dove si trovano frammenti di colonne e vestigia di muri, seggi e stipiti e statue in forma di Erme, in parte distrutti dalle mani degli uomini, in parte dal tempo. La statua, rivolta verso il sole nascente, rappresenta un giovane ancora imberbe, ed è di pietra nera. I soi piedi sono riuniti come nella statuaria dei tempi di Dedalo, e le braccia si appoggiano ritte al seggio, come se fosse in atto di levarsi da seduto. Essi decantano, quest’atteggiamento e l’espressione degli occhi, e la fattura della bocca in atto di parlare; e dicono di non averlo tanto ammirato per tutto il tempo in cui questi effetti non riescono appieno evidenti, quanto nel momento in cui il raggio del sole cade sulla statua. Ciò avviene al suo sorgere, e allora non seppero frenare la loro ammirazione: poiché non appena il raggio tocca la sua voce, e gli occhi sembrano levarsi splendenti verso la luce, come fanno gli uomini che amano affissarsi nel sole. Dicono di avere allora compreso che sembra alzarsi in onore del sole, come fanno quanti venerano la potenza divina stando eretti. Sacrificano quindi al Sole Etiope e a Memnone Aurorale, secondo le istruzioni dei sacerdoti che interpretano il primo appellativo dal fatto che il sole riluce e riscalda, e il secondo dal nome della madre; e partirono montanti su cammelli alla volta dei Ginni.
Filostrato, Vita Apollonii, 6, 4. – [Traduzione a cura di Dario Del Corno per edizione Adelphi]




Andromeda è la figlia di Cefeo e di Cassiopea, regnanti di Etiopia e secondo Plinio il Vecchio coloro che conquistarono sia l’Egitto che la Libia100Plin. HN, 6, 35, 82.. Tra tutti gli autori dell’antichità il solo Ovidio parla della sua pelle nera101Ovidio che la definisce addirittura indiana e non etiope, inoltre descrive che le donne brune, … Continue reading, mentre i restanti autori non si soffermano su ciò, a esclusione di Filostrato che parla di pelle bianca come la neve102Philostr. Imag. 1, 29.. Questo piccolo particolare è fondamentale per la risoluzione delle Etiopiche di Eliodoro, autore del quarto secolo d.C.: la protagonista Caricle è figlia dei re d’Etiopia, ma è stata abbandonata per colpa della sua carnagione bianca; è riconosciuta grazie a un anello e a una fascia, su quest’ultima è iscritta anche la spiegazione della sua pelle chiara.
«Tuttavia io voglio giustificarmi davanti a te, figlia mia, se sopravviverai, davanti a chi ti raccoglierà, se un dio ti manderà un salvatore, e davanti a tutto il genere umano rivelando il motivo per cui ti ho esposta. I nostri progenitori sono Helios e Dioniso fra gli dei, Perseo ed Andromeda fra gli eroi e dopo di essi Memnone. […] Tuo padre (Idaspe, re degli Etiopi) si unì a me giurando che un sogno lo aveva spinto a farlo ed io mi accorsi subito di essere rimasta incinta. […] Quando poi partorii te, bianca di pelle, con una carnagione luminosa estranea alla razza degli Etiopi, io personalmente ne capii subito la ragione, perché durante l’unione con mio marito avevo davanti agli occhi un dipinto che raffigurava Andromeda completamente nuda (appena Perseo aveva cominciato a farla scendere dagli scogli) e questo disgraziatamente aveva fatto sì che la creatura concepita assomigliasse all’eroina. Decisi dunque di sottrarre me stessa ad un morte infamante, essendo convinta che il colore della tua pelle mi avrebbe tirato addosso l’accusa di adulterio (nessuno infatti mi avrebbe creduta se avessi raccontato la mia avventura), e di affidare te all’incertezza della sorte, preferibile ad una morte certa o, comunque al nome di figlia illegittima.»
Eliodoro, Aethiopica, 4, 8. – [Traduzione a cura di Aristide Colonna per edizione UTET]




Bibliografia
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Note
↑1 | Calpurnio Flacco, Declamationes, 2; Marziale, Epigrammaton libri XII, 7, 35; Claudiano, De bello Glidonico, 189-193. |
↑2 | Appiano, Bella civilia, 16, 134, 566; Plutarco, Vitae Parallelae: Brutus, 36, 5-7; 48, 1. |
↑3 | Floro, Epitoma de Tito Livio, 4, 7. |
↑4 | Diodoro Siculo, Biblioteca Historica, 20, 57, 5; Marco Manilio, Astronomica, 4, 724-730; Plinio il Vecchio, Historia Naturalis, 6, 22, 70; Arriano, Anabasis, 5, 4, 4; Indica, 6, 9; Galeno, De temperamentis, 2, 6 Kuhn 1, p. 628; Filostrato, Vita Apollonii, 6, 2; Sidonio Apollinare, Carmina, 11, 105-108. |
↑5 | Girolamo, Epistulae, 40, 2. |
↑6 | Isidoro di Siviglia, Originum sive etymologiarum libri XX, 1, 37, 24. |
↑7 | Erodoto, Histories, 7, 70, 2; Diod. Sic. 3, 8, 2; Pseudo-Virgilio, Moretum, 31-35; Plin. HN, 2, 80, 189; Giovenale, Saturae, 13, 163; Mart, DS, 3, 10; 6, 39, 6-11; Sesto Empirico, Adversus mathematicos, 11, 43; Galeno, De Elementis ex Hippocrate, 1, 1, 6 Kuhn 1, 461; De temperamentis, 2, 5-6 Kuhn 1, 616 e 628; De Usu partium corporis humani, 11, 14 Kuhn 3, 909-910. |
↑8 | Aristotele, De generatione animalium, 5, 3, 782b; Menandro, fr. 835, 11-12 PCG IV.2 pp. 395-6; Strabone, Geographia, 1, 1, 13; Tolomeo, Tetrabiblos, 2, 2. |
↑9 | Abd Ar Rahman ibn Muhammed ibn Khaldun, The Muqaddimah; translated by Franz Rosenthal, p. 125. |
↑10 | Il De aëre aquis et locis, giunto a noi attraverso il Corpus Hippocraticum, è il primo testo ad affermare ciò, benché la parte dedicata a “Egizi e Libi” sia andata perduta. |
↑11 | Hdt. 2, 22; Cicerone, De divinatione, 2, 46, 96; Str. 15, 1, 24; 17, 2, 1-2; Ovidio, Metamorphoseon libri XV, 2, 236; Vitr. De arch. 6, 1, 4; Seneca, Naturales quaestiones; 4A, 2, 18; Plin. HN, 2, 80, 189; Calp. Decl. 2. |
↑12 | Vitr. De arch. 6, 1, 3; Plin. HN, 2, 80, 189. |
↑13 | Vitr. De arch. 8, 30, 2; Plin. HN, 37, 11, 44; Scholia vetera in Iuvenalem, 13, 162, p.301 Heinrich. |
↑14 | Plin. HN, 7, 10, 51. Altri esempi in: Aristotele, Historia animalium, 7, 6, 586a; Gen. An. 1, 18, 722a; Plutarco, Moralia: De sera numinis vindicta, 23, 563A. |
↑15 | Properzio, Elegiae, 4, 3, 10; Ovidio, Ars Amatoria, 3, 130; Met. 2, 21; Prudenzio, Hamartigenia, 497. |
↑16 | Isidoro di Siviglia, riconduce l’etimologia di questa parola al greco μαῦρος, ossia nero. Questa parola rara e contrazione della più diffusa ἀμαυρός – scuro, è presente nel neoellenico proprio per indicare il nero o i Mori. Isid. Orig. 9, 2, 122. |
↑17 | Schol. Juv. 6, 600 p. 232 Heinrich; Claud. Glid. 193; Achille Tazio, Leucippe and Clitophon, 3, 9, 2 |
↑18 | Pseudo-Aristotele, Physiognomica, 6, 812a-b |
↑19 | Filone di Alessandria, Legum allegoriae, 1, 21, 68. |
↑20 | Diod. Sic. 3, 2; 5, 1-2; 7; Pseudo-Luciano, De astrologia, 3. |
↑21 | Luciano di Samosata, De Parasito, 43. |
↑22 | Corpus Iulis Civilis: Digesta, 21, 1, 31, 21. |
↑23 | Zenobio il Sofista, Eptiome, 1, 46 CPG I p. 18 Leutsch; Diogeniano, Paroemiae, 1, 45 CPG I p. 187 Leutsch; Macario d’Alessandria, Paroemiae, 1, 62 CPG II p. 140 Leutsch; Michele Apostolio, Paroemiae, 1, 68, CPG II, p. 258 Leutsch; Suida, Alphaiota, 125 Adler. |
↑24 | Pseudo-Luciano, Adversus Indoctum 28. |
↑25 | Basilio Magno, Epistulae, 130; Gregorio Nazianzeno, Orationes, 4, 62, 584C-585A. |
↑26 | Omero, Odyssea, 6, 186. |
↑27 | Hom. Od. 16, 175. |
↑28 | Mart. 1, 72, 5-6; 3, 34; 4, 62; 14, 26; Servio, Commentarius in Vergilii Aeneidos libros, 4, 698 Hagen. |
↑29 | Senofonte, Agesilaus,1, 28. |
↑30 | Juv. 2, 23; 8, 33; Svetonio, De vitis Caesarum: Gaius, 57. |
↑31 | Pseudo-Callistene, Historia Alexandri Magni, 3, 18, 6; Ausonio, Parentalia, 5, 1-6. |
↑32 | Uno schiavo nero è una merce rara e costosa al pari di eunuco. Teofrasto, Characteres, 21, 2; Terenzio, Eununchus, 165-7; Plauto, Poenulus, 1290-1; Mart. 6, 39, 6-7; Bernard, Inscriptions métriques, 26. |
↑33 | Eliodoro, Aethiopica, 2, 30. |
↑34 | Suet. Calig. 57; Schol. Juv. 15, 49 p. 319 Heinrich |
↑35 | Plin. HN, 7, 10, 51; Mart. 6, 39, 8-9. |
↑36 | Plin. HN, 8, 54, 131; Anthologia Latina, 353 Riese. |
↑37 | Tra cui la particolare figura del comandante Lusius Quietus attivo al tempo del principato di Traiano. Scriptores Historiae Augusta: Severus, 22. |
↑38 | Luciano di Samosata, Bis accusatus sive Tribunalia, 6. |
↑39 | Un esempio lampante è la descrizione di Filostrato di un dipinto sulla liberazione di Andromeda. Filostrato, Imagines, 1, 29. |
↑40 | Philostr. VA, 6, 16; Sid. Apoll. Carm. 11, 105-108; Ach. Tat. 4, 5. |
↑41 | L’immagine degli Etiopi popolo di fortunati pastori è presente in diversi autori. Omero, Ilias, 1, 423; 23, 205-207; Od. 4, 84-89; Diod. Sic. 3, 2, 2-4; Virgilio, Georgica, 10, 68, Stazio, Thebais, 5, 428-429; Silvae, 4, 2, 52-53; Luciano di Samosata, Prometheus, 17; Iuppiter tragoedus, 37. |
↑42 | Vedesi il commento di Strabone a diversi passi di Omero. O alla questione dei doppi Etiopi che siano Indiani o Mauri. Str. 1, 1, 7; 2, 28-29. Plin. HN, 5, 8, 43; Pausania, Graeciae descriptio, 1, 33, 4-6. |
↑43 | Hom. Od. 1, 23-24; Str. 1, 2, 25-26; Seneca, Herclues furens, 37-38; Plin, HN, 6, 26, 199; Stat. Theb. 10, 84-86; Apuleio, Metamorphoses, 1, 8; Isid. Orig. 14, 5, 16. |
↑44 | Hdt. 7, 70, 1-2; Str. 2, 3, 8; Verg. G. 4, 291-293; Ov. Ars am. 1, 53; Apuleio, Florida, 6; Servio, Commentarius in Vergilii Georgica, 2, 116; 4, 293 Hegen; Ditti Cretese, Ephemeridos Belli Troiani Libri, 4, 4. |
↑45 | Hdt. 2, 29, 1-2. |
↑46 | Cambise, re dei Persiani, effettuò una fallimentare spedizione alla ricerca della leggendaria Mensa del Sole. Hdt. 3, 17-25. |
↑47 | Due metri. Hdt. 7, 69, 2; Diod. Sic. 3, 8, 4-6; Str. 2, 3. |
↑48 | Aristotele, Politica, 4, 4, 1290a-b; Str. 17, 2, 3; Ateneo di Naucrati, Deipnosophistae, 13, 20, 566c. |
↑49 | Hdt. 29, 6-7; Str. 1, 2, 25. |
↑50 | Hdt. 2, 104; 2-3; Flavio Giuseppe, Contra Apionem, 1, 22, 169-170. |
↑51 | Diod. Sic. 3, 8, 5; Str. 17, 2, 2-3; Philostr. VA, 6, 2; Helod. Aeth. 9, 1. |
↑52 | Str. 17, 2, 3 e Paus. 1, 33, 4. |
↑53 | Ps.-Lucian. Astr. 3-5; Helod. Aeth. 4, 12. |
↑54 | Hdt. 2, 137-139; Diod. Sic. 1, 60, 1-5; 65, 1-8. |
↑55 | Hdt. 3, 97, 2; 101, 2. |
↑56 | Aristot. Hist. An. III, 22, 523a; Gen. An. II, 2, 736a. |
↑57 | Diod. Sic. 1, 7, 4. |
↑58 | Filostrato afferma che gli Indiani siano i primi autoctoni e che da loro discendano gli Etiopi. Hdt. 4, 197, 2; Diod. Sic. 3, 2, 1; Philostr. VA, 6, 2. |
↑59 | Hdt. 2, 182, 2. Statuine con fattezze negroidi ritrovate in luogo |
↑60 | Hdt. 3, 25. |
↑61 | Hdt. 6, 69-70. |
↑62 | 310-307 a.C. Diod. Sic. 20, 57, 5. |
↑63 | Diod. Sic. 1, 37, 5. |
↑64 | Teocrito, Idillia, 17, 87; Str. 16, 4-5; 7; Diod. Sic. 3, 36, 3-4; Plin. HN. 6, 37, 174; Ath. 5, 25-36; 196a-203b. |
↑65 | Sallustio, De bello Iugurthino, 19, 6; Tito Livio, Ab urbe condita, 23, 5, 11-14; Silio Italico, Punica, 3, 265-269. |
↑66 | Frontino, Strategemata, 1, 11, 18. |
↑67 | Le principali spedizioni furono effettuato al tempo del principato di Augusto e di quello di Nerone, precisamente 22 a.C. e 65 d.C.. Str. 17, 1, 54; Augusto, Res Gestae, 26, 5; Sen. Q Nat. 6, 8, 3-5; Plin. HN, 6, 35, 181-182; Cassio Dione, Historia Romana, 54, 5, 4-6; 63, 8, 1-2. |
↑68 | Plin. HN, 6, 35, 187-195. |
↑69 | Chronicon paschale, P 271-2, vol. I p. 504-505 CSHB Niebuhr. |
↑70 | Scriptores Historiae Augusta: Triginta Tyranni, 22. |
↑71 | Scriptores Historiae Augusta: Aurelianus, 33. |
↑72 | Scriptores Historiae Augusta: Quadraginta Tyranni, 3. |
↑73 | SHA Quadr. Tyr. 17; 19. |
↑74 | I Nobati dovrebbero essere identificati con quegli “Etiopi” che avevano per capitale Meroe. Procopio di Cesarea, Bellum Persicum 1, 19, 29-37. |
↑75 | Evagrio Scolastico, Historia Ecclesiastica, 1, 7, 13; Prisco, Fr. 27 p. 323-4 ARCA; Iordanes, Romana, 333. |
↑76 | Prisco, Fr. 27 p. 323-4 ARCA. |
↑77 | Plin. HN, 22, 2, 2. |
↑78 | Testimoniato anche da Cesare e Pomponio Mela i quali utilizzano la parola vitrum. Cesare, De bello gallico, 5, 14; Pomponio Mela, De Chorographia, 3, 51. |
↑79 | Plin. HN, 35, 27, 46. |
↑80 | Il quale li cita insieme ai parricidi Sciti, e ai Tauri, i quali offrono gli stranieri in sacrificio. Origene, De principiis, 2, 5, 5. |
↑81 | Origene, Commentarius in Canticum canticorum, 1, 6; Agostino, Enarrationes in Psalmos, 71, 11; Paolino di Nola, Carmina, 28, 249-251; Didimio il Cieco, Commentarius in Zachariam, 3, 195-198; Ferrando Diacono, Epistulae, 11, 2 PL 65 p. 378. |
↑82 | Agostino, De Genesi ad Litteram libri duodecim, 10, 25, 42. |
↑83 | Tertulliano, De Spectaculis, 3, 8; Acta Apostolorum Apocrypha: Acta Petri, 22, 2; Anastasio, Vita S. Antonii, 6, 1-5; Palladio, Historia lausiaca, 23, 5; Cassiano, Collationes, 1, 21; 2, 13; Gregorio Magno, Dialogorum Libri IV, 2, 4, 3; Prudenzio di Troia, Sermo de vita et morte Maurae, 1374C PL 115 p. 1374; Apophthegmata Patrum, n. 173 Wortley; n. 426; Eraclide, 1 Ward. |
↑84 | Luciano di Samosata, Philopseudes sive Incredulus, 16; 31. |
↑85 | Suet. Calig. 57. |
↑86 | Dione, 67, 9, 1-5. |
↑87 | Acta Apostolorum, 8, 26-40. |
↑88 | Pall. Laus. 19; Sozomeno, Historia Ecclesiastica, 6, 29, 25-30; Acta Sanctorum: Augusti, 6, pp. 199-212. |
↑89 | però nell’Iliade Euribate è un araldo di Agamennone, su questo doppio Euribate si domandava anche Pausania. Hom. Il. 1, 320; Paus. 10, 25, 4; 8. |
↑90 | Quinto Smirneo descrive la statura gigantesca e la pelle nera di Memnone e dei suoi soldati, ma soprattutto la meraviglia di tutti i Troiani. Quinto Smirneo, Posthomerica, 2, 101-111. |
↑91 | Tradizione tarda vede Memnone re di un immenso impero che va dalla Frigia fino alla lontana Etiopia. Diod. Sic. 2, 22; Paus. 10, 31,7. |
↑92 | Esiodo, Theogonia, 984; Pindaro, Olympian Odes, 2, 130; Ovidio, Amores, 1, 8, 3-4; Virgilio, Aeneis, 1, 489; Serv. Aen. 1, 489 Hagen. |
↑93 | Serv. Aen. 1, 751 Hagen. |
↑94 | Philostr. Imag. 2, 7. |
↑95 | Quint. Smyrn. 2, 211-647 |
↑96 | Ov. Met. 13, 576-622. |
↑97 | I moderni hanno identificato questo uccello con la pavoncella combattente. Claudio Eliano, De natura animalium, 5, 1. |
↑98 | Diverse sono le tombe di Memnone. Strabone ed Eliano indicano una vera tomba a Susa, un’altra “abusiva” in Troade. Str. 13, 1, 11; 15, 3, 2; Paus. 10, 31, 6; Ael. NA, 5, 1. |
↑99 | Ov. Am. 1, 13, 3-4; Met. 13, 576-622; Plin. HN, 10, 37, 74; Ael. NA, 5, 1; Serv. Aen. 1, 751 Hagen. |
↑100 | Plin. HN, 6, 35, 82. |
↑101 | Ovidio che la definisce addirittura indiana e non etiope, inoltre descrive che le donne brune, fuscas non nigras, devono indossare il bianco. Ov. Ars am. 1, 53; 3, 191-2. |
↑102 | Philostr. Imag. 1, 29. |
↑103 | Diod. Sic. 5, 28, 1; Vitruvio, De architectura, 6, 1, 2-3; Tacito, Germania, 4; Ammiano Marcellino, Rerum Gestarum Libri, 14, 12, 1; Claudiano, In Rufinum, 2, 110; Isid. Orig. 14, 4, 25. |
↑104 | Scholia antiqua in Persium, 5, 116 p. 333 Jahn. |