I Goti prima di Adrianopoli: le scorrerie del terzo secolo
La battaglia di Adrianopoli del 378 d.C. non fu il primo scontro tra i Romani e i Goti, perché da quasi centoquaranta anni i Goti avevano fatto numerose scorrerie all’interno dell’Impero spingendosi fino all’Anatolia e al Peloponneso.
I Goti, i barbari oltre l’Istro
Nel quarto secolo un cittadino dell’Impero alla domanda su chi fossero i Goti avrebbe risposto con un semplice barbari altissimi dai capelli rossicci o biondi. Un cittadino maggiormente erudito avrebbe aggiunto che questi Goti abitano in un’immensa steppa al di là dell’Istro – Danubio e che spesso penetrano in territorio romano per devastarlo; che solo pochi Goti conoscono il greco e il latino, mentre i restanti parlano una lingua incomprensibile e utilizzano uno strano alfabeto; che questi barbari adorano divinità sconosciute o addirittura gli alberi e tengono ben nascosti i loro misteriosi riti religiosi, benché qualcuno abbia iniziato a proclamarsi cristiano. Il nostro cittadino erudito avrebbe aggiunto anche qualche dotta citazione letteraria sull’aspetto fisico di questi barbari simili a una libellula con quel corpo sviluppato verso l’alto e sostenuto a malapena da un torso sottile1Eunapio, Fragmenta Historica, 37; pp. 52-55 Cairns – ARCA. Il nostro erudito avrebbe concluso affermando l’inferiorità di questi Goti, adatti per natura a lavorare nei campi o nelle miniere come schiavi, oppure nel morire sui campi di battaglia preferibilmente per Roma come ausiliari o mercenari2Ammiano Marcellino, Rerum Gestarum Libri, 22, 7, 8.
Le regole dello stile letterario sublime greco suggerivano l’utilizzo del nome più antico per qualsiasi popolo residente in un determinato luogo. Durante il Tardo Impero e pure oltre era abitudine usare Sciti per indicare i Goti.
Codesti Sciti invece – lo dice Erodoto e noi ben lo vediamo – son tutti affetti dalla mollezza. È da loro che provengono dunque gli schiavi; son gente che non ha mai posseduto terra e, perché fuggon sempre dal loro paese, han dato origine all’espressione «solitudine degli Sciti»
Sinesio, De regno ad Arcadium imperatorem, 21 – [Traduzione tratta da edizione UTET delle opere di Sinesio a cura di Antonio Garyza]
I Goti, il popolo proveniente dall’utero del mondo
Nel quinto secolo il monaco goto o alano Giordane riassunse in un libricino i dodici volumi della Storia dei Goti di Cassiodoro, uno storico e soprattutto un importante membro della corte del re ostrogoto Teodorico. L’opera di Giordane è l’unica storia dei Goti giunta a noi insieme alla piccola Storia dei regni dei Goti, dei Vandali e degli Svevi di Isidoro di Siviglia, un monaco che visse nel regno visigoto.
I Goti di Giordane provengono dalla Scandinavia – Scandia, un utero primordiale che incessantemente genera popoli su popoli pronti a migrare verso sud alla ricerca di una nuova casa3Giordane, De origine actibusque Getarum, 25. I Goti abbandonarono la fredda Scandia e si stabilirono sul Baltico per poi spingersi fino alla riva superiore del Danubio4Iord. Get. 26-27.
Un altro monaco vissuto duecento anni dopo Giordane di nome Paolo Diacono scrisse la Storia dei Longobardi e tentò di razionalizzare l’arrivo dei numerosi popoli dal nord. Nella Scandia la generazione incessante di popoli è favorita dal clima gelido, ma lo stesso clima e le poche terre fertili obbligano questi nuovi popoli a spingersi verso sud; però il sud è dominato dal caldo che corrompe gli animi puri dei nuovi arrivati rendendoli deboli e molli, e che soprattutto favorisce la diffusione di malattie che riducono la fertilità e il numero dei nuovi arrivati5Paolo Diacono, Historia Longobardorum, 1, 1.
I Gotoni, ovvero i Goti prima di diventare Goti
Tra la fine del primo secolo a.C. e la metà del primo d.C. Strabone, Plinio il Vecchio, Claudio Tolomeo e Tacito nominarono il popolo germanico dei Gotoni6Gutones in Plinio; Gotones in Tacito; Βούτωνας in Strabone; Γύθωνες in Tolomeo. Questi sono una popolazione germanica e appartengono al gruppo dei Vandali7Plinio il Vecchio, Historia Naturalis, 4, 29, 99, provengono dalla Scandia8Claudio Tolomeo, Geographia, 2, 10 e in un primo momento si stabilirono sulle coste del Mar Baltico tra le foci del fiume Oder e Vistola9Ptol. Geog. 3, 15, poi si spinsero a sud stabilendosi nell’odierno Brandeburgo ed entrando nella sfera d’influenza dell’egemone popolo germanico dei Marcomanni10Strabone utilizza la parola “Botoni” e non “Go/utoni“, quasi sicuramente è … Continue reading. Al tempo dell’imperatore Tiberio i Gotoni aiutarono il nobile marcomanno Catualda a scacciare Maroboduo e a diventare il leader dei Marcomanni11Tacito, Annales, 2, 62-63. Questa non è l’unica volta che Tacito nomina i Gotoni, perché nella Germania sottolinea che il loro re ha un potere maggiore rispetto agli altri re – spesso provvisori – delle altre popolazioni germaniche12Tacito, Germania, 44.
[238-249] L’arrivo dei Goti
Dessippo fu un politico, storico e militare ateniese che combatté contro i Goti intorno al 270, inoltre scrisse la Scitica, una storia delle scorrerie dei Goti della metà del terzo secolo della quale ci sono giunti solo pochi frammenti.
Secondo Dessippo ci fu una “guerra scitica” che iniziò nel 238 quando i Goti per la prima volta attraversarono il Danubio e distrussero Histria, un’antichissima città sul Mar Nero fondata sette secoli prima dai Milesi13Dessippo, Fragmenta 14; 3 p. 673 Digital Fragmenta Historicorum Graecorum.
La distruzione di Histria è menzionata solo da Dessippo, mentre la prima grande incursione dei Goti avviene ben dieci anni dopo; inoltre nessun autore afferma chiaramente quando i Goti arrivarono lungo le rive del Danubio. Molto probabilmente i Goti migrarono a sud alla fine del secondo secolo come conseguenza delle guerre marcomanniche. Cassio Dione afferma che ci furono delle piccole guerre tra barbari al di là del Danubio al tempo dell’imperatore Commodo14Cassio Dione, Historia Romana, 62, 8, 1, forse i Goti dovettero ritagliarsi il loro spazio combattendo con i diversi popoli presenti come i Carpi, i Bastarni e le diverse popolazioni sarmate.
Uno storico greco del sesto secolo Pietro Patrizio narra di come al tempo di Alessandro Severo i Carpi abbiano mandato degli ambasciatori al governatore della Dacia lamentandosi di come loro non ricevessero un tributo a differenza dei Goti15Pietro Patrizio, Fragmenta 8; 4 p. 186 – Digital Fragmenta Historicorum Graecorum. Questo frammento della storia perduta di Pietro Patrizio è spurio, ma è interessante questo accenno al tributo, perché forse i Romani iniziarono a reclutare bande mercenarie gotiche intorno ai primi anni del terzo secolo; infine un’iscrizione persiana trilingue afferma che il re sassanide Shapur I sconfisse l’imperatore Gordiano III e il suo immenso esercito formato anche da ausiliari germanici e goti nel 24416Res Gestae Divi Saporis, 9.
[249-251] La prima scorreria dei Goti
Gordiano III morì durante la sua campagna contro i Sassanidi. Il nuovo imperatore Filippo l’Arabo incaricò l’ex governatore della Mesia inferiore Decio di risolvere il problema delle scorrerie dei Carpi. Dopo che Decio ebbe sconfitto i Carpi17Zosimo, Historia Nova, I, 20, 1-2 Filippo decise di sospendere il tributo concesso ai diversi popoli al di là del Danubio convinto di aver messo in sicurezza il confine18Iord. Get. 89. Forte della vittoria sui Carpi Decio si proclamò imperatore e marciò in Italia lasciando il confine sguarnito. Questi furono gli anni dell’anarchia militare o come dicono i tedeschi dei soldatenkaiser – gli imperatori soldato, che si succedevano velocemente morendo lontano da Roma uccisi dal nemico, dagli stessi ingrati soldati, da qualche assassino o dall’ennesima epidemia.

Osservando il limes sguarnito il principe goto Cniva riunì numerose bande di Goti, di Bastarni e addirittura dei rivali Carpi per una gigantesca scorreria in territorio romano.
I Carpi oltrepassarono il fiume Olt, ma furono immediatamente sconfitti dall’esercito di Decio.
I Goti guidati da Cniva oltrepassarono il Danubio all’altezza della fortezza romana di Celeius e marciarono verso la Mesia inferiore19Dexipp. Fr. 18; 3 p. 675 DFGH; negli stessi istanti due comandanti di Cniva guidarono una gigantesca banda di Goti e di Bastarni oltre il basso corso del Danubio ed entrarono nella Dobrugia spingendosi fino a Filippopoli20Dexipp. Fr. 20; 3 p. 680 DFGH. Alla notizia della sconfitta dei Carpi Cniva decise di marciare lungo il fiume Jantra, così da raggiunge i suoi comandanti. Il governatore della Mesia Treboniano Gallo e successivamente lo stesso imperatore Decio riuscirono a intercettare Cniva e a infliggergli numerose perdite, però non riuscirono a fermare la sua marcia e dovettero ritirarsi presso la fortezza romana di Novae21Iord. Get. 102; Dexipp. Fr. 18; 3 p. 675 DFGH; Dexipp. Fr. 19; 3 p. 676 DFGH. Cniva riunitosi ai suoi comandanti iniziò l’assedio della città22Dexipp. Fr. 18; 3 p. 675 DFGH; Dexipp. Fr. 20; 3 p. 680 DFGH; Amm. 31, 5, 16.
I Goti non avevano i mezzi e le competenze per poter prendere una gigantesca città fortificata come Filippopoli: le loro macchine di assedio erano semplici, principalmente torri, arieti e scale, ma niente di paragonabile a quello che potevano schierare i Romani tra balliste, onagri e catapulte23Dexipp. Fr. 20; 3 p. 680 DFGH. Dall’assedio di Filippopoli fino e oltre la battaglia di Adrianopoli le città romane cadranno per errore o per resa volontaria dei difensori. Nel caso di Filippopoli la città cadde, perché il comandante della guarnigione Prisco aprì le porte scambiando la città con il sostegno dei Goti per le sue ambizioni imperiali; purtroppo per lui i suoi nuovissimi alleati si rimangiarono la parola e lo uccisero per poi saccheggiare la città24Aurelio Vittore, De Caesaribus, 29; Zos. Hist. I, 23; Iord. Get. 103.
Cniva decise di abbandonare il territorio romano attraversando la Dobrugia per poi oltrepassare il basso corso del Danubio. Decio reagì dividendo le sue truppe in due gruppi: l’imperatore si lanciò all’inseguimento dei Goti appesantiti dal bottino, mentre Treboniano Gallo marciò lungo il Danubio, così da bloccare i Goti in una morsa. Cniva venuto a conoscenza di ciò attirò i due eserciti in un territorio paludoso nei pressi dell’odierna Razgard e lì sconfisse arrivando a uccidere l’imperatore Decio e suo figlio25Eutropio, Breviarium, 9, 4; Lattanzio, De Mortibus Persecutorum, 4; Amm. 31, 5, 15.
La versione di Zosimo sulla morte di Decio
Zosimo fu uno storico greco del quinto secolo autore di una storia che va dalla guerra di Troia fino a Teodosio I. Zosimo fu un pagano e potremmo affermare tranquillamente che odiava i Cristiani e le diverse popolazioni barbare, entrambi considerati i veri responsabili del declino dell’Impero.
In Zosimo la morte di Decio è colpa di Treboniano Gallo: questo volendo diventare imperatore senza la solita e noiosa guerra civile vendette Decio ai Goti promettendo di non entrare in battaglia e consentendo di oltrepassare il Danubio con il bottino, con i nuovi schiavi e pure con la promessa di un nuovo tributo. Decio respinse coraggiosamente ben due assalti dei Goti, ma cadde al terzo insieme al figlio26Zos. Hist. I, 23. Giordane non accenna a nessun tradimento, ma afferma che il luogo dove Decio morì ebbe il nome di altare di Decio, perché lì l’imperatore tentò di propiziarsi la vittoria con sacrifici a divinità infernali; successivamente Treboniano Gallo non inseguì i Goti, perché il suo esercito era stato sfoltito pesantemente dalla peste27Iord. Get. 103.


[253-256] I Goti riscoprono il mare
Nel 253 il comandante delle truppe stanziate in Mesia Emiliano sospese il tributo concesso ai Goti da Treboniano Gallo, respinse una loro scorreria28Zos. Hist. 1, 28; Giovanni Zonara, Annales, 13, 21 o addirittura oltrepassò il Danubio mettendo a ferro e fuoco le loro terre29Iord. Get. 104; Simeone Metafraste, frammento 79. Emiliano sfruttò questa vittoria per proclamarsi imperatore e marciò contro Gallo, però fu ucciso dai suoi stessi soldati, quando arrivò la notizia di come anche il comandante Valeriano si fosse proclamato imperatore.
In quegli anni la popolazione sarmata dei Borani si spinse in Crimea e strinse un’alleanza con le popolazioni locali, vecchi – e dimenticati – clienti di Roma. Dopo aver ricevuto navi e marinai dai nuovi alleati i Borani fecero una scorreria sulle coste meridionali del Mar Nero, fallirono nel prendere Pitsunda e dovettero tornare indietro per volere dei marinai assoldati30Zos. Hist. 1, 31, 3.
Negli anni successivi i Borani impararono le basi della navigazione e non avendo più bisogno di assoldare marinai e carpentieri imposero il proprio dominio sulle popolazioni della Crimea. Nel frattempo i Goti si spinsero a Oriente e conquistarono i diversi piccoli empori commerciali greci e anche loro impararono a prendere un remo in mano.
I Borani fecero una nuova scorreria avendo come obiettivo il ricco tempio di Cibele nella Colchide nei pressi dell’odierna Fasi. I Borani non riuscirono a saccheggiare il tempio, ma durante il viaggio di ritorno presero Pitsunda e Trapezunte, la prima perché fu sguarnita per ordine di Valeriano che aveva bisogno dei soldati per la sua spedizione contro i Sassanidi31Zos. Hist. 1, 32, 3, la seconda perché i difensori preferirono fuggire senza combattere32Zos. Hist. 1, 33, 2-3.
[257-264] La seconda scorreria dei Goti
Nel 257 I Goti attaccarono l’Impero sia per terra che per mare. Diverse bande oltrepassarono il basso corso del Danubio e marciarono lungo la costa fino a Tessalonica, che fu assediata senza successo33Historia Augusta, 23, 5; Aur. Vict. Caes. 33; Giorgio Sincello, Chronographia, 466; nel frattempo la flotta risalì le diverse foci dei fiumi saccheggiando la costa per poi attraversare il Bosforo e spingersi in Asia Minore. I due eserciti probabilmente si riunirono nei pressi di Calcedonia per poi saccheggiare la Bitinia e la Frigia. I Goti presero Nicomedia, Nicea, l’isola di Chio, Apamea e Prusa34Historia Augusta, 23, 5; solo la piena del fiume Orhaneli impedì di avanzare ancora, ma tornando indietro saccheggiarono per una seconda volta Nicomedia e Nicea. Impuniti e pieni di bottino i Goti presero il largo e tornarono alle loro basi navi sulle coste nord-occidentali del Mar Nero35Historia Augusta, 23, 5.
È piuttosto difficile ricostruire cronologicamente questa scorreria durata ben sette anni ed è impossibile datare con precisione l’assedio di Tessalonica, forse avvenne nel 262, quindi durante il “viaggio di ritorno” dei Goti. Dall’altra parte anche la datazione della scorrerie in Asia Minore oscillano tra il 260 e il 264. Tutto questo perché le fonti letterarie sono ostili all’imperatore Gallieno, dipinto come un incapace parassita e spesso attribuiscono numerose colpe non sue come questa scorreria.
Difendersi dai Goti senza l’aiuto delle legioni
Le diverse città imperiali dovettero iniziare ad affrontare autonomamente le scorrerie dei barbari, perché spesso e volentieri c’era solo la guarnigione di difesa dato che le legioni stavano respingendo altri barbari o peggio stavano combattendo tra di loro. Il monaco Gregorio Taumaturgo fu il primo a utilizzare la parola Goti – Γόπθοι nella sua lettera alle diverse comunità del Ponto contenente le linee guida su come affrontare tutte le problematiche collegate a una scorreria dei barbari. In undici canoni Gregorio affrontò diversi problemi come la riammissione nella comunità cristiana dei prigionieri che avevano mangiato le carni dei sacrifici dei Goti o che addirittura avevano partecipato ai riti dei barbari per aver salva la vita36Gregorio Taumaturgo, Epistula Canonica, I; delle donne che erano state stuprate dai barbari37Greg. Taum. Ep. 2-3; di tutti coloro che avevano approfittato delle scorrerie per impossessarsi dei beni altrui38Greg. Taum. Ep. 5 e 9, o che avevano acquistato prigionieri dai Goti per utilizzarli come schiavi39Greg. Taum. Ep. 6 oppure che avevano collaborato con gli invasori indicando sentieri o punti deboli delle mura cittadine40Greg. Taum. Ep. 7.
Le stesse istituzioni romane dovettero cambiare dato che era diventato impossibile sottomettere almeno temporaneamente le popolazioni barbariche attraverso spedizioni punitive in territorio barbarico; allo stesso tempo impossibile era anche affrontare numerosi e contemporanei sfondamenti del limes quando spesso e volentieri le diverse legioni erano unite per una spedizione punitiva, una spedizione contro i vecchi rivali Sassanidi o per combattersi tra di loro. In questa metà del terzo secolo cambiò la struttura del limes: le piccole fortezze in territorio nemico e le grandi fortezze sul limes furono abbandonate per tanti piccoli avamposti che dovevano controllare e almeno rallentare i barbari aspettando le legioni. L’imperatore Gallieno iniziò a reclutare diversi squadroni di cavalleria che dovevano intervenire velocemente quando avveniva una scorreria per intercettare i piccoli gruppi e controllare i grandi. In quegli anni le città lontane dal confine iniziarono a ricostruire le proprie mura, nel caso particolare dei Balcani Atene fu la prima a ricostruire le mura abbattute ai tempi di Silla, negli stessi anni iniziò la fortificazione delle Termopili e dell’Istmo di Corinto41Zos. Hist. 1, 29; Geor. Sync. 466, Zon. Ann., 12, 23.
[268-276] La terza scorreria dei Goti
La terza scorreria dei Goti fu la più grande in termini numerici, perché oltre alle bande di Goti si unirono numerose bande degli Eruli, una popolazione germanica che si era precedentemente stabilita lungo il Danubio.
«I barbari in armi erano trecentoventimila: quelli che mi accusano di adulazione, mi dicano ancora che Claudio non merita riconoscenza! Trecentoventimila uomini! Quale Serse ebbe un tale esercito? Quale immaginazione osò mai formulare un tale numero? Quale poeta lo raggiunse con la sua fantasia? Furono proprio trecentoventimila. Aggiungi poi i servi, i familiari, i carri; i fiumi prosciugati e le foreste bruciate. La terra stessa tremò per tanta barbarica baldanza.»
Historia Augusta, 25, 6 – [Traduzione tratta da Scrittori della Storia Augusta, a cura di Leopoldo Agnes, edizione UTET]
Queste sono le parole di Trebellio Pollione o chiunque sia il vero autore della biografia dell’imperatore Claudio II nella Storia Augusta. Se la ricostruzione della scorreria precedente è difficile, perché le fonti letterarie incolparono l’imperatore Gallieno di ogni sconfitta e di ogni città saccheggiata; l’inverso succede con la terza scorreria, perché le fonti esaltarono l’imperatore Claudio II ingigantendo le sue vittorie e addirittura attribuendoli battaglie forse mai combattute. Questo accadde perché Costantino e gli altri Costantinidi dichiaravano di discendere da Claudio II e nessun storico o biografo vissuto nel quarto secolo avrebbe osato sminuire il fondatore della famiglia imperiale42H.A., 25, 1 e 13; Panegyrici latini, V (VIII), 4, 2; Aur. Vict. Caes. 34.
Come la scorreria precedente anche questa avvenne per terra e per mare. In un primo momento le diverse bande di Goti e di Eruli furono respinti dal duce Marciano. Al largo di Bisanzio comparvero tra le duecento e le cinquecento navi dei barbari, molte di queste affondarono per il maltempo e per l’inesperienza dei marinai, altre furono respinte dalla flotta romana43H.A., 23, 13. In un primo momento la flotta dei barbari risalì le foci dei diversi fiumi sul Mar Nero e assediarono Tomi e Marcianopoli senza successo44Zos. Hist. 1, 42, successivamente si diressero di nuovo a Sud, attraversarono lo stretto del Bosforo, sfondarono il blocco navale romano e per la prima volta attraversarono lo stretto dei Dardanelli.
I barbari approdarono nei pressi del Monte Athos e si divisero in tre grandi gruppi. Gli Eruli devastarono le terre attorno a Tessalonica per poi dividersi ancora con un gruppo che rimase nei pressi della città e con l’altro che avanzò fino al fiume Nesto dove fu sconfitto da Gallieno. Tremila Eruli caddero sul campo di battaglia, il loro capo Naulobato si sottomise ai Romani diventando successivamente un comandante ausiliario e ricevendo addirittura gli ornamenta consularia45Sincello è l’unico ad affermare ciò. Gli ornamenta consularia erano consegnati anche ai re … Continue reading. Il secondo gruppo di barbari si spinse fino all’Attica e al Peloponneso saccheggiando Atene, Sparta, Corinto, Argo, l’isola di Sciro e molto probabilmente anche il santuario di Olimpia46Su Olimpia gli scavi archeologici hanno datato le fortificazioni attorno il dominato di … Continue reading. Dessippo raccolse un esercito in poco tempo e riuscì a respingere i barbari evitando che si dirigessero in Epiro47H.A., 23, 13. Le diverse bande si riunirono nei pressi di Dobreos, ma Claudio II riuscì a intercettarli a Naisso massacrandoli e spingendo i pochi sopravvissuti sui monti Rodopi48L’autore della biografia di Gallieno nella Storia Augusta attribuisce questa vittoria a … Continue reading. Solo le divisioni interne tra la fanteria e la nuova cavalleria romana impedirono lo sterminio totale dei barbari. I sopravvissuti si arresero e divennero coloni49La citazione dei Goti – coloni è un anacronismo delle fonti del quarto secolo o peggio schiavi finendo i loro giorni nei grandi latifondi a sud del Danubio50H.A., 25, 9; Aur. Vict. Caes. 34; Zos. Hist. 1, 45-46. Claudio II fu il primo a essere chiamato Gothicus, anzi Gothicus Maximus: questo è il primo utilizzo il latino della parola Gothi.
Il terzo gruppo di barbari rimase nei pressi del monte Athos e fu rinforzato da numerose bande di Eruli nel 269. Questo gruppo agì nell’Egeo, devastò Rodi, Cipro e Creta, e si spinse fino a Sidone sulla costa panfilica51Dexipp. Fr. 22; 3 p. 681 DFGH. Non solo saccheggi, ma anche estorsioni: Troia – gli eredi di quella Troia mitica – e il tempio di Artemide a Efeso, preferirono pagare un oneroso tributo che subire la rabbia dei barbari52Geor. Sync. 467. Solo il prefetto dell’Egitto Probo provò a respingere la flotta barbara riuscendo a sconfiggerla in diverse battaglie; ma poi fu richiamato dall’imperatore per affrontare un pericolo più grande: la secessione della Palmiria sotto la guida della regina Zenobia53Zos. Hist. 1, 44. I Goti e gli Eruli tornarono alle loro basi in Crimea, più fortunati dei loro fratelli massacrati a Naisso e a Nesto.
Intorno al 270 i Goti saccheggiarono Anchilao e fallirono nel prendere Nicopoli, furono sconfitti da Quintillo, fratello dell’imperatore Claudio II54Dexipp. Fr. 22; 3 p. 681 DFGH. Non sappiamo se questi Goti fossero i sopravvissuti del massacro di Naisso ancora in territorio romano o nuove bande che oltrepassarono il Danubio.
[275-276] La quarta scorreria dei Goti
Il dominato di Quintillo durò giusto tre mesi e fu interrotto dalla peste o dalle spade degli stessi soldati. Il nuovo imperatore fu Aureliano, colui che ridiede della mura a Roma e che riunì l’Impero sconfiggendo i diversi secessionisti.
Nel 272 Aureliano irruppe prima in Pannonia per punire i Sarmati e successivamente al di là del Danubio per infliggere una dura sconfitta ai Goti massacrando cinquemila Goti e il loro re Cannaba in una gigantesca battaglia campale55H.A., 26, 22; 29, 5; Amm. 31, 5, 17. Aureliano completò il ritiro romano dalla Dacia iniziata precedentemente da Gallieno quando fu abbandonata la Transilvania. Aureliano fece coincidere il limes totalmente con il Danubio, e costituì due nuove province tra la Tracia e la Mesia: la Dacia Mediterranea e la Dacia Ripense56Anche in questo caso il ritiro totale dalla Dacia nelle fonti letterarie è attribuito a Gallieno. … Continue reading. Alla morte di Aureliano ci fu una nuova scorreria via mare dei Goti che dalla Crimea si spinsero fino in Ponto e in Cilicia per poi essere sconfitti dall’imperatore Tacito57H.A., 27, 12; Zos. Hist. 1, 63, 1-2; Zon. Ann. 13, 28, una sconfitta non decisiva perché forse i Goti tornarono a casa con il bottino concesso da Floriano, fratello del defunto Tacito, il quale si impegnò principalmente a combattere Probo per la porpora58Zos. Hist. 1, 64, 2.
Il terzo secolo si concluse con Probo che rinforzò il limes danubiano59H.A., 28, 16; CIL, 11, 1178 e che inserì in territorio romano le vecchie tribù dei Bastarni60H.A., 28 18; Zos. Hist. I, 71, 7; però nel 291 successe qualcosa di importante secondo le fonti letterarie: i Goti si divisero in due gruppi distinti.
Bibliografia – Risorse
- Alessandro Barbero, Barbari: immigrati, profughi, deportati nell’impero Romano, Editori Laterza, Bari, 2010.
- Herwig Wolfram, Storia dei Goti, a cura di Maria Cesa, Salerno, Roma, 1985.
- C.R. Whittaker, Frontiers of the Roman Empire: a social and economic study, Baltimore, Johns Hopkins university press, 1994.
- Edward Luttwak, La grande strategia dell’Impero Romano, Milano, BUR, 2016.
- Simon MacDowall, Adrianopoli, i Goti annientano l’Impero, traduzione di Mario Elii, Milano, RBAItalia – Osprey Publishing, 2010.
- Noel Lenski, Initium mali Romano imperio: Contemporary Reactions to the Battle of Adrianople, in Transactions of the American Philological Association, vol. 127, 1997, pp. 129-168.
- Neol Lenski, Failure of Empire: Valens and the Roman State in the fourth century A. D., Berkeley, University of California Press, 2002.
- Peter Heather e John Matthews, The Goths in the fourth century, Liverpool, Liverpool University Press, 1991.
- Johannes Wienand, Costantino e i Barbari, in Enciclopedia Costantiniana 2013, da treccani.it
Note
↑1 | Eunapio, Fragmenta Historica, 37; pp. 52-55 Cairns – ARCA |
↑2 | Ammiano Marcellino, Rerum Gestarum Libri, 22, 7, 8 |
↑3 | Giordane, De origine actibusque Getarum, 25 |
↑4 | Iord. Get. 26-27 |
↑5 | Paolo Diacono, Historia Longobardorum, 1, 1 |
↑6 | Gutones in Plinio; Gotones in Tacito; Βούτωνας in Strabone; Γύθωνες in Tolomeo |
↑7 | Plinio il Vecchio, Historia Naturalis, 4, 29, 99 |
↑8 | Claudio Tolomeo, Geographia, 2, 10 |
↑9 | Ptol. Geog. 3, 15 |
↑10 | Strabone utilizza la parola “Botoni” e non “Go/utoni“, quasi sicuramente è un errore nel manoscritto. Strabone, Geographia, 7, 1, 3 |
↑11 | Tacito, Annales, 2, 62-63 |
↑12 | Tacito, Germania, 44 |
↑13 | Dessippo, Fragmenta 14; 3 p. 673 Digital Fragmenta Historicorum Graecorum |
↑14 | Cassio Dione, Historia Romana, 62, 8, 1 |
↑15 | Pietro Patrizio, Fragmenta 8; 4 p. 186 – Digital Fragmenta Historicorum Graecorum |
↑16 | Res Gestae Divi Saporis, 9 |
↑17 | Zosimo, Historia Nova, I, 20, 1-2 |
↑18 | Iord. Get. 89 |
↑19 | Dexipp. Fr. 18; 3 p. 675 DFGH |
↑20 | Dexipp. Fr. 20; 3 p. 680 DFGH |
↑21 | Iord. Get. 102; Dexipp. Fr. 18; 3 p. 675 DFGH; Dexipp. Fr. 19; 3 p. 676 DFGH |
↑22 | Dexipp. Fr. 18; 3 p. 675 DFGH; Dexipp. Fr. 20; 3 p. 680 DFGH; Amm. 31, 5, 16 |
↑23 | Dexipp. Fr. 20; 3 p. 680 DFGH |
↑24 | Aurelio Vittore, De Caesaribus, 29; Zos. Hist. I, 23; Iord. Get. 103 |
↑25 | Eutropio, Breviarium, 9, 4; Lattanzio, De Mortibus Persecutorum, 4; Amm. 31, 5, 15 |
↑26 | Zos. Hist. I, 23 |
↑27 | Iord. Get. 103 |
↑28 | Zos. Hist. 1, 28; Giovanni Zonara, Annales, 13, 21 |
↑29 | Iord. Get. 104; Simeone Metafraste, frammento 79 |
↑30 | Zos. Hist. 1, 31, 3 |
↑31 | Zos. Hist. 1, 32, 3 |
↑32 | Zos. Hist. 1, 33, 2-3 |
↑33 | Historia Augusta, 23, 5; Aur. Vict. Caes. 33; Giorgio Sincello, Chronographia, 466 |
↑34 | Historia Augusta, 23, 5 |
↑35 | Historia Augusta, 23, 5 |
↑36 | Gregorio Taumaturgo, Epistula Canonica, I |
↑37 | Greg. Taum. Ep. 2-3 |
↑38 | Greg. Taum. Ep. 5 e 9 |
↑39 | Greg. Taum. Ep. 6 |
↑40 | Greg. Taum. Ep. 7 |
↑41 | Zos. Hist. 1, 29; Geor. Sync. 466, Zon. Ann., 12, 23 |
↑42 | H.A., 25, 1 e 13; Panegyrici latini, V (VIII), 4, 2; Aur. Vict. Caes. 34 |
↑43 | H.A., 23, 13 |
↑44 | Zos. Hist. 1, 42 |
↑45 | Sincello è l’unico ad affermare ciò. Gli ornamenta consularia erano consegnati anche ai re stranieri alleati di Roma. Geor. Sync. 467 |
↑46 | Su Olimpia gli scavi archeologici hanno datato le fortificazioni attorno il dominato di Aureliano. Geor. Sync. 467 |
↑47 | H.A., 23, 13 |
↑48 | L’autore della biografia di Gallieno nella Storia Augusta attribuisce questa vittoria a Gallieno, ma malignamente afferma che per puro caso l’imperatore riuscì a intercettare e sconfiggere i Goti. H.A., 23, 13. L’autore della biografia di Claudio II – che è lo stesso di quella di Gallieno -, Eutropio e Zosimo attribuiscono la vittoria a Claudio II. H.A., 25, 7-8; Eutr. IX, 11; Zos. Hist. I, 45 |
↑49 | La citazione dei Goti – coloni è un anacronismo delle fonti del quarto secolo |
↑50 | H.A., 25, 9; Aur. Vict. Caes. 34; Zos. Hist. 1, 45-46 |
↑51 | Dexipp. Fr. 22; 3 p. 681 DFGH |
↑52 | Geor. Sync. 467 |
↑53 | Zos. Hist. 1, 44 |
↑54 | Dexipp. Fr. 22; 3 p. 681 DFGH |
↑55 | H.A., 26, 22; 29, 5; Amm. 31, 5, 17 |
↑56 | Anche in questo caso il ritiro totale dalla Dacia nelle fonti letterarie è attribuito a Gallieno. Aur. Vict. Caes. 33; Eutr. 9, 8 |
↑57 | H.A., 27, 12; Zos. Hist. 1, 63, 1-2; Zon. Ann. 13, 28 |
↑58 | Zos. Hist. 1, 64, 2 |
↑59 | H.A., 28, 16; CIL, 11, 1178 |
↑60 | H.A., 28 18; Zos. Hist. I, 71, 7 |