I Re Magi. Nome, numero e colore.

«6 Gennaio. Solennità dell’Epifania del Signore, nella quale si venera la triplice manifestazione del grande Dio e Signore nostro Gesù Cristo: a Betlemme, Gesù Bambino fu adorato dai magi; nel Giordano, battezzato da Giovanni, fu unto dallo Spirito Santo e chiamato Figlio da Dio Padre; a Cana di Galilea, alla festa di nozze, mutando l’acqua in vino nuovo, manifestò la sua gloria.»
Martirologio Romano, 6 gennaio, I – [link]
Il Martirologio Romano è un libro liturgico della chiesa cattolica utilizzato per la formazione dei calendari liturgici ed è formato dall’elenco giornaliero dei martiri, dei santi e delle feste ecclesiastiche. Nel giorno del sei gennaio le chieste cristiane occidentali celebrano la ricorrenza dell’Epifania, ossia la manifestazione divina di Gesù Cristo, la quale avvenne durante il battesimo nel Giordano, l’adorazione dei Magi, il miracolo a Cana1Per quanto riguarda le chiese cristiane orientali l’Epifania avvenne solo durante il … Continue reading. Al di là di tutto ciò Ἑπιφάνεια – Epifania indica tanto una semplice apparizione2Enea Tattico, Poliorcetica, 31, 8; Polibio, Historiae, 1, 52, 2; 3, 94, 3; Asclepiodoto, Taktica, … Continue reading, quanto una manifestazione dell’ultraterreno3Ateneo di Naucrati, Deipnosophistae, 12, 60, 542e o del divino4Diodoro Siculo, Biblioteca Historica, 1, 25, 4; 2, 47, 6; Plutarco, Vitae Parallelae: Themistocles, … Continue reading.
«Epifania (Epiphania) è parola greca, equivalente al latino apparizione (apparitio) [o manifestazione (manifestatio)]: in tal giorno, infatti, Cristo, in virtù dell’indicazione di una stella, apparve ai Magi per essere adorato, simbolo questo della primizia della fede dei gentili. In questo stesso giorno si ebbero anche il sacramento del Battesimo del Signore ed il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, che furono i primi segni compiuti dal Signore stesso. Si danno due epifanie: la prima quando Cristo, appena nato, apparve ai pastori ebrei grazie all’annuncio dell’angelo; la seconda, invece, quando lo stesso Cristo, segnalandola con la stella, mostro ai Magi, venuti da paesi pagani, la culla nella mangiatoia.»
Isidoro di Siviglia, Originum sive etymologiarum libri XX, 6, 18, 6-8 – [Traduzione tratta da edizione UTET a cura di Angelo Valastro Canale]
I magi prima di Gesù Bambino
«[…] mi venne l’idea di andare a Babilonia e ricorrere a qualcuno dei maghi discepoli e successori di Zoroastro: sentivo dire che costoro con incantesimi e riti d’iniziazione aprono le porte dell’Ade e fanno scendere tranquillamente e poi risalire chi vogliono.»
Luciano di Samosata, Necyomantia, 6 – [Traduzione tratta da edizione UTET a cura di Vincenzo Luongo]
Clemente Alessandrino, autore cristiano della seconda metà del secondo secolo d.C., riporta un frammento di Eraclito di Efeso, filosofo della seconda metà del sesto secolo a.C., il quale accusa magi, baccanti e tutti gli iniziati a un qualsiasi rito misterico di praticare arti sacrileghe5Anche se la critica è divisa attribuendo a Clemente Alessandrino e non ad Eraclito la lista dei … Continue reading. Erodoto sostiene che i magi fossero una delle sei tribù dei Medi6Erodoto, Histories, 1, 101; Strabone, Geographia, 15, 3, 1 dalla quale provengono i sacerdoti al seguito dei re Persiani7Hdt. 7, 37, 2-3; Senofonte, Cyropaedia, 8, 3, 11; Cicerone, De natura deorum, 1, 16, 43; Porfirio, … Continue reading, specializzati nello studio degli astri8Hdt. 7, 37, 2-3; Cicerone, De divinatione, 1, 23, 46; 41, 90 e nell’interpretazione dei sogni9Hdt. 1, 107-108, 1; 120; 128, 2; Cic. Div. 1, 41, 90. In altri autori il singolo μάγος –magus raramente rimanda a questi sacerdoti o allo zoroastrismo, ma indica un ciarlatano10Actus Apostolorum, 13, 6-8, un truffatore11Sofocle, Oedipus Tyrannus, 387; Platone, Res Publica, 9, 2, 572e o una fattucchiera12Luciano di Samosata, Asinus, 4; Anthologia Palatina, 5, 16 devota alla dea Ecate e alla dea Tellure13Ovidio, Metamorphoseon libri XV, 7, 194-196. Plutarco ricostruisce brevemente la mitologia dei magi14Plutarco, Moralia: De Iside et Osiride, 46-47, 369D-370C., mentre il filosofo neoplatonico Porfirio sostiene che i magi siano dediti al culto di Mitra, credano nella trasmigrazione delle anime e quindi si astengano dal mangiare carne15Porph. De Abs. 4, 16, 2-4. Diogene Laerzio, autore di una raccolta di biografie dei filosofi del passato, dedica diverse righe ai magi nel primo libro.
«I Magi – si dice – trascorrono il loro tempo venerando gli dei compiendo sacrifici e pregando, nella convinzione di essere i soli a essere ascoltati. Fanno affermazioni sulla natura e sull’origine degli dei, i quali, secondo loro, sono fuoco, terra e acqua; condannano le effigi delle divinità e, soprattutto, si oppongono a quanti affermano che vi siano delle divinità maschili e femminili. Fanno ragionamenti anche riguardo alla giustizia e considerano empio cremare i defunti; ritengono, invece, che non comporti impurità unirsi alla madre o alla figlia, come dice Sozione nel ventitreesimo libro; esercitano la divinazione e la predizione, e dicono perfino che gli dèi appaiano a loro. Ma affermano anche che l’aria sia piena di simulacri prodotti per emanazione di particelle che evaporano e penetrano negli occhi di quanti hanno la vista acuta; vietano gli ornamenti e i gioielli d’oro. La loro veste è bianca; il letto è invece un giaciglio fatto di foglie, e il loro cibo è costituito da ortaggi, formaggio e pane integrale; il loro bastone è una canna, con cui, dopo aver infilzato il formaggio, – così dicono -, lo sollevano e lo mangiano. Aristotele, nel trattato sull’Arte dei Magi, e Dinone, nel quinto libro delle Storie, affermano invece che non conobbero la magia degli incantesimi. Dinone riferisce pure che il nome “Zoroastro” significa “colui che offre sacrifici agli astri”; anche Ermodoro attesta questo. […] Inoltre, criticano Erodoto quelli che hanno scritto sui Magi: Serse non avrebbe scagliato dardi contro il sole, né avrebbe gettato dei ceppi giù in mare, poiché dai Magi sole e mare erano ritenuti dèi. Verosimilmente avrà distrutto le statue delle divinità.»
Diogene Laerzio, de Clarorum Philosophorum: Vitis, Dogmatibus Et Apophthegmatibus Libri Decem, I, Proemio, 6-9 – [Traduzione tratta da edizione Bompiani a cura di Giovanni Reale]
I Magi del presepio




«Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
Evangelium secundum Matthaeum, 2, 1, 1-12.
E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.»
Il Vangelo di Matteo è l’unico tra i Vangeli canonici a citare i magi, benché tale parola sia presente ben sedici volte nella Bibbia16traduzione dell’ebraico ashaf: quattordici nell’Antico Testamento, dove indica genericamente eruditi gentili dediti allo studio e all’interpretazione degli astri e dei sogni; mentre nel Nuovo Testamento indica semplicemente un ciarlatano17Actus Apostolorum, 13, 6-8; 19, 13.. I Magi del Vangelo di Matteo non hanno nessuna caratteristica riconducibile ai magi dell’Antico Testamento o ai magi storici18Nel primo quarto del quinto secolo d.C., Teodoro di Mopsuestia scriverà un trattato contro i magi … Continue reading: questi sono di un numero non precisato, ma offrono tre doni; seguono una stella e provengono da Oriente, non un luogo preciso, ma un qualcosa di generico e di esotico identificabile con Babilonia, la Persia o l’Arabia19Giustino, Dialogus cum Tryphone, 78, 1.
L’immagine dei tre doni spinse i diversi commentatori ad affermare un numero di tre magi. Origene di Alessandria, autore vissuto tra le fine del secondo secolo e l’inizio del terzo, fu il primo a suggerire tale numero.
«Questi tre (Abimèlech, Acuzzat, e Picol da Genesi, 26, 26), che chiedono pace al Verbo di Dio, e desiderano prevenire con un’alleanza la comunione con lui, possono essere figura dei Magi, i quali vengono dalle ragioni dell’Oriente, ammaestrati dai libri dei padri e dagli insegnamenti degli antichi, e dicono: Abbiamo chiaramente veduto il re che è nato, e abbiamo veduto che Dio è con lui, e siamo venuti ad adorarlo.»
Origene, Homiliae in Genesim, 14 – [Traduzione di Maria Ignazia Danieli per la Città Nuova Editrice]
Origene scrisse numerose opere tra cui una confutazione dello Alethès logos di Celso, filosofo neoplatonico vissuto al tempo dell’imperatore Marco Aurelio. Attraverso Origene sono giunti numerosi frammenti di uno dei principali, e forse primi, scritti anticristiani prodotti dal mondo pagano; scritto non formato dalla confusa raccolta di falsità o di stereotipi, ma dalla conoscenza della “nuova” religione cristiana attraverso la lettura della Bibbia.
«Tuttavia tu (Celso) dici che alla nascita si levò la stella; ma questa io (Origene) non la ritengo una stella di nuovo genere, bensì del tutto simile alle solite altre. Hai detto che i Caldei commossi dalla tua nascita vennero ad adorarti, ancora infante, come Dio. Essi rivelarono la cosa al tetrarca Erode, che mandò gente ad uccidere tutti i bambini nati in quello stesso periodo, credendo di eliminare insieme a quelli anche te, nel timore che tu diventassi re, sopravvivendo per il tempo sufficiente.»
Celso, Alethès logos, 1, 34; 58 – Traduzione di Salvatore Rizzo per edizione BUR Rizzoli]
Stelle assenti e profeti pagani
Per quanto riguarda la stella seguita dai Magi, Origene nega che essa fosse una nuova stella comparsa nel cielo delle stelle fisse o in quelli inferiori, ma suppone che fosse una meteora o una cometa20Gli autori antichi utilizzavano diverse parole per indicare corpi celesti non identificabili … Continue reading. Nessuna fonte antica presenta il passaggio di una cometa al tempo della nascita di Gesù. Cassio Dione descrive il passaggio di una cometa nel marzo del 12 a.C., presagio della morte di Marco Agrippa21Cassio Dione, Historia Romana, 54, 29, 8. In fonti cinesi è tramandato il passaggio di una cometa … Continue reading. Lo stesso Dione e Marco Manilio, quest’ultimo vissuto al tempo del principato di Ottaviano Augusto e autore di un poema didascalico sull’astronomia, tramandano rispettivamente della comparsa di più comete o di una singola cometa nel 9 d.C., presagio del disastro di Teutoburgo22Marco Manilio, Astronomica, 1, 896-903; Dione, 56, 24, 3..
Origene accusa Celso di confondere i Magi con semplici astrologhi Caldei23Ippolito di Roma, contemporaneo di Origene, afferma indirettamente che i Magi fossero Caldei. … Continue reading. Questa accusa di superficialità24Caldei e Magi indicavano superficialmente sapienti astrologi del mondo orientale rivela il particolare giudizio di Origene sui Magi, i quali non sono semplici astrologi come i Caldei, ma maghi veri e propri capaci di evocare e di legare a sé potentissimi demoni attraverso formule magiche. Secondo Origene l’annunciazione della nascita di Gesù fatta dagli angeli non è limitata solo ai pastori come descritto dall’evangelista Luca25Evangelium secundum Lucam, 2, 8-20, ma a tutta l’umanità arrivando a inibire i poteri dei Magi. Questi collegarono tutto ciò all’improvvisa comparsa della stella in cielo e soprattutto alla profezia del profeta gentile Baalam a Mosè26Origine afferma che i Magi fossero eredi di Baalam, mentre un secolo dopo Basilio Magno sosterrà … Continue reading interpretando ciò come un qualcosa legato al divino.
«Io lo vedo, ma non ora,
Liber Numeri, 24, 17.
io lo contemplo, ma non da vicino:
Una stella spunta da Giacobbe
e uno scettro sorge da Israele,
spezza le tempie di Moab
e il cranio dei figli di Set.»
I Magi si incamminarono verso Occidente e adorarono Gesù convinti che fosse il figlio di Dio, donandogli l’oro per quanto re, la mirra per quanto mortale, l’inceso per quanto Dio27Orig. Cont. Cels. 1, 60; Ireneo, Adversus Haereses, 3, 9, 2; Clemente Alessandrino, Paidagogos, 2, … Continue reading. Questa interpretazione dei doni è presente in numerosi altri autori e nei secoli successivi sarà accompagnata anche a un’analisi dei colori degli abiti indossati dagli stessi Magi o dal loro aspetto fisico. Nel nono secolo Agnello di Ravenna descrisse uno dei mosaici della Basilica di Sant’Apollinare Nuovo di Ravenna al tempo della sua riconsacrazione al culto cattolico da parte del vescovo Agnello alla fine del sesto secolo d.C.. Nella descrizione della sezione del mosaico dedicato all’episodio dell’adorazione dei Magi Agnello interpretò le posizioni, i colori degli abiti e i doni identificando quest’ultimi come allegoria del matrimonio, della verginità e della penitenza28Agnello, Liber pontificalis ecclesiae ravennatis, 88. Il piccolo Exceprtiones Patrum, attribuito a Beda, il Venerabile, descrive Baldassare con una tunica rossa e la barba, ma soprattutto come fuscus, ossia dalla pelle scura29Questo aggettivo non individua assolutamente caratteristiche fisiche negroidi, ma solo un tono di … Continue reading. Nei secoli successivi, quando l’iconografia dei Re Magi si consolidò, il colore della pelle di Baldassare è giustificato attraverso l’immagine che i tre Magi provengano dalle tre parti del mondo conosciuto, ossia Europa, Asia e Africa.




Ritornando alla confutazione di Origene, l’adorazione da parte dei Magi fu premiata dall’apparizione di un angelo che indicò a loro una via secondaria con il consiglio di non ritornare da Erode30Giustino, Dialogus cum Tryphone, 78, 2; Orig. Cont. Cels. 1, 60.
Tertulliano, autore della fine del secondo secolo d.C., fu il primo ad attribuire la regalità ai Magi31Tertulliano, Adversos Jaudeos, 9, 12; Adversus Marcionem, 3, 13, 8 attraverso il richiamo a uno dei Salmi.
«Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte,
Liber Psalmorum, 72, 10-11.
i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
A lui tutti i re si prostreranno,
lo serviranno tutte le nazioni.»
Magi nei giorni di gennaio
«Allora Erode, vedendosi ingannato dai Magi, si adirò fortemente e diede ordine di uccidere tutti i bambini di Betlemme e di tutti i dintorni dai due anni in giù, secondo il tempo in cui si era informato dai Magi.»
Evangelium secundum Matthaeum, 2, 16.
Questo passo è riportato due volte da Epifanio di Salamina, vissuto nel IV° d.C. e autore del Panarion, un’opera in cui confuta diverse eresie e sette giudee. Nel suo attacco agli Erodiani e in quello agli Ebioniti Epifanio sostiene che l’adorazione dei Magi avvenne due anni dopo la nascita di Gesù32Epifanio, Panarion: De Incarnatione, 1,3; 30, 29, 1-2.. Posizione condivisa anche da Eusebio di Cesarea nel Chronicon33Giunto a noi attraverso la versione ampliata di Girolamo. Girolamo, Chronicon, 253k e dal vangelo apocrifo dello Pseudo-Matteo, composto tra il quinto e il nono secolo34Pseudo-Matthaei Evangelium, 16, 1.. Posizione minoritaria, perché tra sermoni e omelie dei Padri della Chiesa, la festa dell’Epifania è sancita a dodici giorni dopo la nascita di Gesù35Agostino, Sermones, 203, 1. Festa accennata anche da una fonte pagana come Ammiano Marcellino.
«Nel frattempo, per nascondere tutto ciò (Giuliano si avvicina alle pratiche pagane), in occasione della solennità che i Cristiani celebrano in gennaio e chiamano Epifania, si presentò alla loro chiesa e, dopo aver pregato la divinità nel modo usuale, uscì.»
Ammiano Marcellino, Rerum Gestarum Libri, 21, 2, 5 – [Traduzione tratta da edizione UTET a cura di Antonio Selem]
Secondo Clemente Alessandrino, i seguaci dello gnostico cristiano Basilide, fissarono il battesimo di Gesù il quindicesimo giorno (o l’undicesimo) del mese del calendario alessandrino di Tubi del quindicesimo anno del principato di Tiberio (28 d.C.), data approssimabile al sei gennaio36Clemente Alessandrino, Stromateis, 1, 21, 146, 1.
Diversa data è presente nell’Excerpta Latina Barbari, traduzione in latino del settimo secolo di una cronaca greca scritta alla fine del quinto secolo ad Alessandria. Quest’opera è giunta a noi attraverso un manoscritto dell’ottavo secolo ed è composta da una storia del mondo e dalle liste di re e di consoli romani.
«In his diebus, sub Augusto, kalendas Ianuarias, Magi obtulerunt
Excerpta Latina Barbari, 8, 48 – [Traduzione personale]
ei munera et adoraverunt eum. Magi autem vocabantur
Bithisarea, Melchior, Gathaspa.»
«In questi giorni, sotto Augusto, alle calende di Gennaio (1° gennaio), i Magi portarono doni a lui (Gesù) e lo adorarono. I Magi sono chiamati Bithisarea, Melchior, Gathaspa.»




Magi apocrifi
Il vangelo apocrifo conosciuto con il nome del Vangelo arabo dell’infanzia è la traduzione araba di una compilazione di diversi testi, datata intorno al quinto secolo d.C., e probabilmente scritta da Siri nestoriani. In questo vangelo apocrifo è accennata la profezia di Zeradhust /Zoradhust, probabilmente Zooroastro. Questa profezia è ampliata in un testo manoscritto del 1299 e conservato alla Biblioteca Laurenziana di Firenze. La profezia descrive la nascita di un bambino da un vergine predetta a sua volta da una stella comparsa improvvisamente in cielo.
«Nato il signore Gesù in Betlemme di Giuda, al tempo di re Erode, ecco che dei magi vennero a Gerusalemme, come aveva predetto Zeradhust, portando seco dei doni, oro, incenso e mirra; lo adorarono e gli offrirono i loro doni. Allora la signora Maria prese una di quelle fasce e la diede loro in ricordo di quanto avevano fatto: ed essi si sentirono onoratissimi di prenderla dalle sue mani. Nello stesso momento apparve loro un angelo sotto la forma di quella stella che già prima era stata loro di guida nel cammino: guidati da quella luce partirono e camminarono fino alla loro patria. Re e principi si rivolsero a loro domandando che cosa avevano visto e fatto, come erano andati e ritornati, che cosa avessero portato seco. Questi mostrarono questa fascia che aveva dato loro la signora Maria. Celebrarono quindi una festa e, come d’abitudine, accesero un fuoco, l’adorarono e gettarono in esso quella fascia: il fuoco l’avvolse e l’afferrò tutta in se stesso. Ma appena il fuoco si spense estrassero la fascia tale e quale era prima, come se il fuoco non l’avesse toccata. Presero dunque a baciarla, a imporsela sulla testa e sugli occhi, dicendo: è una verità innegabile, che il fuoco non ha potuto bruciarla o rovinarla; è una gran cosa. Presero dunque a baciarla, a imporsela sulla testa e sugli occhi, dicendo: è una verità innegabile, che il fuoco non ha potuto bruciarla o rovinarla; è una gran cosa. Perciò la presero e, con il più grande amore, la riposero tra i loro tesori.»
Vangelo arabo dell’infanzia, 7-8 – [Traduzione tratta da Apocrifi del Nuovo Testamento, volume primo, edito da UTET e curato da Luigi Moraldi.]
Tra i vangeli apocrifi quello che contiene maggiori informazioni sui Re Magi è il Vangelo dell’infanzia armeno, compilazione di diversi vangeli dell’infanzia in lingua armena, datata tra il quinto e il nono secolo d.C.. Quest’opera è giunta a noi attraverso due copie manoscritte dell’inizio del diciannovesimo secolo, custodite dai membri dell’Ordine dei mechitaristi di Venezia; e attraverso una terza copia ritrovata successivamente nel convento di Edsmiadsin a Erzurum.
«Giuseppe e Maria rimasero con il bambino in quella grotta, nascostamente e senza farsi vedere, perché nessuno ne sapesse niente. Ma tre giorni dopo, il 23 di Tebeth, cioè il 9 gennaio, ecco che i Magi d’Oriente, i quali erano partiti dal loro paese, mettendosi in marcia con un folto seguito, arrivarono nella città di Gerusalemme, dopo nove mesi. Questi re dei Magi erano tre fratelli: il primo era Melkon, re dei Persiani, il secondo Gaspar, re degli Indi, e il terzo Balthasar, re degli Arabi. I comandanti del loro corteggio, investiti della suprema autorità, erano dodici. I drappelli di cavalleria che li accompagnavano comprendevano dodicimila uomini: quattromila per ciascun regno. Tutti venivano, per ordine di Dio, dalla terra dei Magi, dalle regioni d’Oriente, loro patria. Infatti, allorché l’angelo del Signore ebbe annunciato alla vergine Maria la notizia che la rendeva madre, come abbiamo già riferito, nello stesso istante essi furono avvertiti dallo Spirito Santo di andare ad adorare il neonato. Essi pertanto, messisi d’accordo, si riunirono in uno stesso luogo, e la stella, precedendoli, li guidava, con i loro seguiti, fino alla città di Gerusalemme, dopo nove mesi di viaggio. Essi si accamparono nei pressi della città e vi rimasero tre giorni, coi rispettivi principi dei loro regni. Benché fossero fratelli, figli di uno stesso re, marciavano al loro seguito eserciti di lingua molto differente. Melkon, il primo re, aveva mirra, aloe, mussolina, porpora, pezze di lino, e i libri scritti e sigillati dalle mani di Dio. Il secondo, il re degli Indi, Gaspar, aveva, come doni in onore del bambino, del nardo prezioso, della mirra, della cannella, del cinnamomo e dell’incenso e altri profumi. Il terzo, il re degli Arabi, Balthasar, aveva oro, argento, pietre preziose, zaffiri di gran valore e perle fini. Quando tutti furono giunti nella città di Gerusalemme, l’astro che li precedeva celò momentaneamente la sua luce. Essi perciò si fermarono e posero le tende. Le numerose truppe di cavalieri e i loro re si dicevano l’un l’altro: – E adesso che facciamo? In quale direzione dobbiamo camminare? Noi lo ignoriamo, perché una stella ci ha preceduti fino ad oggi, ma ecco che è scomparsa e ci ha lasciati nelle difficoltà. I Magi si dissero l’un l’altro: – Andiamo ad informarci nei riguardi di questo bambino e a chiedere dove si trova esattamente, così dopo potremo proseguire il nostro viaggio. Tutti dissero all’unanimità: «Sì, avete ragione»»
Vangelo armeno dell’infanzia, 11, 1-3 – [Traduzione tratta da I Vangeli Apocrifi, edizione Einaudi a cura di Marcello Craveri]
Il testo continua con l’incontro tra i Re Magi ed Erode, dove i primi affermano che il viaggio e la nascita del re d’Israele erano stati predetti da uno scritto segreto, una pergamena scritta con caratteri d’oro da Dio, consegnata ad Adamo, sigillata da lui e trasmessa a suo figlio Seth. Scritto che i Magi avrebbero consegnato al bambino appena nato. Questo episodio potrebbe suggerire un’eventuale origine gnostica di questo vangelo, infatti il quinto codice dei papiri di Nag Hammadi presenta un testo conosciuto come l’Apocalisse di Adamo.
«Nell’anno 6000, il sesto giorno (della settimana), io manderò il mio figlio unico, il Figlio dell’uomo, che ti ristabilirà di nuovo nella tua dignità primitiva. Allora tu, Adamo, unito a Dio nella tua carne resa immortale, potrai, come noi, discernere il bene dal male.»
Vangelo armeno dell’infanzia, 11, 23.
La tomba dei Magi
Diverse città europee, e in particolare Milano e Colonia, rivendicano di ospitare la tomba dei Re Magi e diverse loro reliquie; a queste si deve aggiungere Brugherio in Lombardia, nella quale chiesa di San Bartolomeo è conservato ed esposto un reliquiario, scoperto e legittimato nei primi anni del diciassettesimo secolo.
«Persia si è una provincia grande e nobile certamente, ma al presente l’hanno guasta i tarteri. In Persia è la città ch’è chiamata Sabba, dalla quale si partirono li tre re ch’andarono ad adorare il Cristo quando nacque. In quella città e’ sono seppelliti gli tre magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi e co’ capegli. L’uno ebbe nome Baltasar, l’altro Melchior, e l’altro Guaspar. Messer Marco domando più volte in quella città di questi tre re: niuno gliene seppe dire nulla, se non ch’erano tre re soppelliti anticamente. E andando tre giornate, trovarono un castello chiamato Galasaca, cioè a dire, in francesco, castello degli oratori del fuoco. È ben vero che quegli del castello adorarono il fuoco, e io vi dirò perché. Gli uomini di quello castello dicono che anticamente tre re di quella contrada andarono ad adorare un profeta, lo quale era nato, e portarono tre offerte: oro per sapere s’era signore terreno, incenso per sapere se era Iddio, mirra per sapere se era eternale.
Marco Polo, Il Milione, 22-23 – [Edizione BUR Rizzoli a cura di Marcello Ciccuto]
E quando furono ove Iddio era nato, lo minore andò in prima a vederlo, e parvegli di sua forma e di suo tempo, e poscia il mezzano, e poscia il maggiore, e a ciascuno quello ch’aveva veduto, moto si maravigliarono e pensarono d’andare tutti insieme. Andando insieme, a tutti parve quello ch’era, cioè fanciullo di tredici giorni. Allora offersono l’oro e lo incenso e la mirra, e il fanciullo prese tutto; e lo fanciullo donò agli re re uno bossolo chiuso, e gli re si mossono per tornare in lor contrada.
Quando li tre magi ebbero cavalcate alquante giornate: vollono vedere quello che ‘l fanciullo avea loro donato: apersono lo bossolo, e quivi trovarono una pietra, la quale avea loro data Cristo in significanza che stesso-no fermi nella fede, che’aveano cominciata, come pietra. Quando viddero la pietra molto si maravigliaro e gittaro questa pietra in un pozzo. Gittata la pietra nel pozzo, un fuoco discese dal cielo ardendo e gittossi in quel pozzo. Quando gli re viddono questa maraviglia, penteronsi di ciò ch’avevano fatto. E presono di quello fuoco e portaronne in loro contrada, e pusoerlo in una loro chiesa. E tuttavolta lo fanno ardere, e adorano quello fuoco come Iddio; e tutti gli sagrifici che fanno condiscono di quello fuoco; e quando si spegne, vanno all’originale, che sempra istà acceso, né mai nollo accenderebbono se non di quello. Perciò adorano lo fuoco quegli di quella contrada. E tutto questo dissono a messer Marco Paolo; ed è la veritade. L’uno degli re fu di Sabba, l’altro di Iava, l’altro del castello.»
Marco Polo cita Sabba, odierna Saveh (ساوه), città a sudovest di Teheran, importante centro fortificato dei Medi nel settimo secolo a.C. e più di venti secoli dopo, centro dell’Impero selguichide. Marco Polo visita una Saveh devastata dal saccheggio dei Timuridi e afferma che questa sia la città da cui sono partiti i Re Magi e soprattutto siano seppelliti lì con i corpi ancora integri e i capelli visibili. Secondo il racconto di Marco Polo gli attuali abitanti di Sabba non conoscono la “vera identità” dei tre re, ritenendoli solo che siano dei re antichissimi.
Nelle righe successive Marco Polo descrive una fortezza a tre giorni di viaggio da Sabba, Galasca (Cala Ataperistan nel manoscritto francese), dove gli abitanti adorano il fuoco, riferimento indiretto al culto zoorastriano del fuoco. Gli abitanti di questa fortezza, a differenza di quelli di Sabba, conoscono la storia dei Re Magi riportando anche l’interpretazione allegorica dei tre doni.
Sabba e una “fortezza del fuoco” sono presenti anche in uno hadith, ossia un aneddoto dedicato alla vita di Maometto parte costitutiva della Sunna. In questo hadith uno dei tanti segni che accompagnarono la nascita di Maometto fu il prosciugamento di un lago vicino Saveh, ma soprattutto lo spegnimento del sacro fuoco di Persia che ardeva per ben mille anni. Segni che profetizzavano la fine dell’Impero Persiano per mano dell’invasione araba.
Ritornando al passo del Il Milione, Marco Polo riporta una variante dell’iconografia dei Re Magi presente nelle chiese orientali; ossia che i tre Magi raffigurano le tre età dell’uomo: gioventà, età adulta, vecchiaia. L’episodio della pietra può essere interpretato tanto come un mito delle origini del petrolio, quanto l’assorbimento del culto del fuoco di matrice zoorastriana nella cultura cristiana.
Bibliografia – Risorse
- Bibliografia
- Apocrifi del Nuovo Testamento; a cura di Luigi Moraldi, vol. 1, Torino, UTET, 1994.
- Catalogue of Objects that are (or may be) Comets; in Syllecta Classica, 17, 2006, pp. 49-189. – [link]
- Le apocalissi gnostiche: apocalissi di Adamo, Pietro, Giacomo, Paolo; a cura di Luigi Moraldi, Milano, Adelphi, 2007.
- I Vangeli apocrifi; a cura di Marcello Craveri, Torino, Einaudi, 2014.
- Franco Cardini, I re magi: leggenda cristiana e mito pagano tra Oriente e Occidente; Venezia, Marsilio, 2017.
- Risorse
- remacle.org per il testo e la traduzione in francese del del Die Fragmente der Vorsokratiker curato da Hermann Diels (edizione 1906) e della Biblioteca di Fozio.
- archive.org per i testi della Patrologia Graeca e della Patrologia Latina.
- Biblioteca della letteratura italiana per il Il Milione.
Note
↑1 | Per quanto riguarda le chiese cristiane orientali l’Epifania avvenne solo durante il battessimo ed è celebrata il diciannove gennaio |
↑2 | Enea Tattico, Poliorcetica, 31, 8; Polibio, Historiae, 1, 52, 2; 3, 94, 3; Asclepiodoto, Taktica, 10, 12. |
↑3 | Ateneo di Naucrati, Deipnosophistae, 12, 60, 542e |
↑4 | Diodoro Siculo, Biblioteca Historica, 1, 25, 4; 2, 47, 6; Plutarco, Vitae Parallelae: Themistocles, 30, 6. |
↑5 | Anche se la critica è divisa attribuendo a Clemente Alessandrino e non ad Eraclito la lista dei colpevoli di tale pratica. Eraclito, fr. 14 Diels 1912 p. 81; Filostrato, Vita Apollonii, 1, 2 |
↑6 | Erodoto, Histories, 1, 101; Strabone, Geographia, 15, 3, 1 |
↑7 | Hdt. 7, 37, 2-3; Senofonte, Cyropaedia, 8, 3, 11; Cicerone, De natura deorum, 1, 16, 43; Porfirio, De abstinentia ab usu animalium libri IV, 4, 16, 1. |
↑8 | Hdt. 7, 37, 2-3; Cicerone, De divinatione, 1, 23, 46; 41, 90 |
↑9 | Hdt. 1, 107-108, 1; 120; 128, 2; Cic. Div. 1, 41, 90 |
↑10 | Actus Apostolorum, 13, 6-8 |
↑11 | Sofocle, Oedipus Tyrannus, 387; Platone, Res Publica, 9, 2, 572e |
↑12 | Luciano di Samosata, Asinus, 4; Anthologia Palatina, 5, 16 |
↑13 | Ovidio, Metamorphoseon libri XV, 7, 194-196 |
↑14 | Plutarco, Moralia: De Iside et Osiride, 46-47, 369D-370C. |
↑15 | Porph. De Abs. 4, 16, 2-4 |
↑16 | traduzione dell’ebraico ashaf |
↑17 | Actus Apostolorum, 13, 6-8; 19, 13. |
↑18 | Nel primo quarto del quinto secolo d.C., Teodoro di Mopsuestia scriverà un trattato contro i magi confutando diversi aspetti del dualismo dello zoroastrismo. Fozio, Biblioteca, 81. |
↑19 | Giustino, Dialogus cum Tryphone, 78, 1 |
↑20 | Gli autori antichi utilizzavano diverse parole per indicare corpi celesti non identificabili immediatamente come pianeti e stelle. Origene, Contra Celsum, 1, 58 |
↑21 | Cassio Dione, Historia Romana, 54, 29, 8. In fonti cinesi è tramandato il passaggio di una cometa il 26 agosto, cometa identificata come quella di Halley. |
↑22 | Marco Manilio, Astronomica, 1, 896-903; Dione, 56, 24, 3. |
↑23 | Ippolito di Roma, contemporaneo di Origene, afferma indirettamente che i Magi fossero Caldei. Ippolito, Commentarium in Danielem, 9, 1-2. |
↑24 | Caldei e Magi indicavano superficialmente sapienti astrologi del mondo orientale |
↑25 | Evangelium secundum Lucam, 2, 8-20 |
↑26 | Origine afferma che i Magi fossero eredi di Baalam, mentre un secolo dopo Basilio Magno sosterrà che Baalam fosse un magio. Origene, Homiliae in Numeros, 7, 4; Basilio Magno, Homilia in Sanctam Christi Generationem, 5 PG 31 1469A. |
↑27 | Orig. Cont. Cels. 1, 60; Ireneo, Adversus Haereses, 3, 9, 2; Clemente Alessandrino, Paidagogos, 2, 63, 5 |
↑28 | Agnello, Liber pontificalis ecclesiae ravennatis, 88 |
↑29 | Questo aggettivo non individua assolutamente caratteristiche fisiche negroidi, ma solo un tono di pelle scuro. Pseudo-Beda, Exceprtiones Patrum, PL 94 541C. |
↑30 | Giustino, Dialogus cum Tryphone, 78, 2; Orig. Cont. Cels. 1, 60 |
↑31 | Tertulliano, Adversos Jaudeos, 9, 12; Adversus Marcionem, 3, 13, 8 |
↑32 | Epifanio, Panarion: De Incarnatione, 1,3; 30, 29, 1-2. |
↑33 | Giunto a noi attraverso la versione ampliata di Girolamo. Girolamo, Chronicon, 253k |
↑34 | Pseudo-Matthaei Evangelium, 16, 1. |
↑35 | Agostino, Sermones, 203, 1 |
↑36 | Clemente Alessandrino, Stromateis, 1, 21, 146, 1 |