Il Graffito di Alessameno
Storia del graffito blasfemo di Alessameno, una delle prime testimonianze artistiche dell’adorazione del crocifisso
1845: lo zar e gli archeologi
Nell’ottobre del 1845 la famiglia imperiale russa trascorse le sue vacanze nel Regno delle Due Sicilie, una fuga dal freddo inverno russo per il piacevole inverno mediterraneo, un’ottima cura per la salute cagionevole dell’imperatrice consorte Aleksandra. Se l’imperatrice consorte e la figlia Ol’ga rimasero a Palermo per tutto il tempo con quest’ultima che incontrò il futuro marito, il principe ereditario del regno di Württemberg; lo zar Nicola I incontrò ufficialmente Ferdinando II a Napoli per poi dirigersi sorprendentemente a Roma dove si trattenne per cinque giorni.
La visita romana dello zar imbarazzò gli esponenti più conservatori della corte pontificia non solo per questioni puramente religiose, ma anche per quelle concretamente politiche come la persecuzione dei cattolici polacchi e le trattative tra lo zar e il sultano per il passaggio delle navi da guerra russe attraverso il Bosforo e i Dardanelli, trattative che infastidivano le potenze occidentali e che porteranno alla successiva Guerra di Crimea (1853-56). Il pontefice Gregorio XVI decise di concedere allo zar ben due colloqui ufficiali nel quale si discusse principalmente della questione polacca.
Forse durante questi cinque giorni romani lo zar visitò o semplicemente diede il suo permesso e staccò pure qualche assegno per una campagna di scavi archeologici in alcune terre di sua proprietà sul colle Palatino. Questi scavi durarono circa dieci anni e ripresero verso la metà degli anni sessanta quando le istituzioni pontificali incamerarono le terre dello zar.
1845: Due sorprese dal Palatino
Questa prima campagna di scavi portò alla luce due strutture in buone condizioni collegate tra di loro. La prima struttura fu identificata come la domus Gelotiana, una domus di un liberto dell’imperatore Augusto1Probabilmente il Gelo citato da un’iscrizione ritrovata a Veio. CIL 11, 03806 che divenne successivamente proprietà personale dell’imperatore Caligola2Svetonio, Vite dei Cesari: Caligola, 18; CIL 06, 08633. La seconda, quasi un’appendice della prima, presentava delle parti di intonaco integre e con sopra diversi graffiti: alcuni di questi avevano la formula exit de paedagogio, così tanto da spingere gli studiosi a iniziare a chiamare questa struttura Paedagogium.
Diverse furono le tesi sulla funzione del Paedagogium, quella maggiormente accettata e supportata dalla lingua greca dei graffiti e dall’onomastica, identifica la struttura come una scuola per gli schiavi destinati a servire nel vicino palazzo imperiale, principalmente come burocrati, ma anche per altre mansioni maggiormente pratiche come la cucina e la cura dell’igiene personale3Il Paedagogium non era una prerogativa esclusiva dell’imperatore o della macchina burocratica … Continue reading. Altre tesi sul Paedagogium lo vedono come luogo di addestramento per le future guardie palatine oppure come infermeria o residenza per gli aurighi del vicino Circo Massimo.
Al di là delle funzioni del Paedagogium, durante la prima campagna di scavi fu ritrovato un graffito di modeste dimensioni433x27cm; Iscrizione: 21x20cm; Lettere 2~8cm, datato intorno al periodo dei Severi. La lastra con il graffito fu immediatamente rimossa, portata al Museo Kircheriano e alla soppressione di quest’ultimo nel 1876, portata all’Antiquarium del Palatino, dove è attualmente conservata ed esposta.
193-235 d.C. – Alessameno, vittima di bullismo?
Il graffito raffigura al centro un uomo crocifisso visto da dietro, vestito con una tunica con maniche corte5Servio, Commento all’Eneide di Virgilio, IX, 616; Isidoro di Siviglia, Etimologie, XIX, 22, 24 (colobium) e soprattutto con una testa d’asino. Alla sinistra del crocefisso un giovane vestito con gli stessi abiti in atto di preghiera con la destra protesa verso l’uomo. Sopra nell’angolo a destra una gigantesca epsilon (Y), mentre sotto una pessima scritta successiva al graffito che recita:
«Ἀλεξαμενὸς σέβετε θεόν»
«Alessameno adora il (suo) Dio»
IGR I 178b; SEG 47:1512
Questo graffito è conosciuto come il graffito (blasfemo) di Alessameno, una delle prime testimonianze artistiche dell’adorazione del crocifisso. La maggior parte degli studiosi interpreta il graffito come un insulto a questo Alessameno, un cristiano, il quale non solo adorava un crocifisso, un infame condannato a morte, ma addirittura un asino.
Asini ebrei e asini cristiani
L’accusa dei pagani ai cristiani di adorare un asino, un animale estraneo, rozzo, testardo6Non solo qualità negativa per la cultura classica: Omero, Iliade, XI, 558-565; Artemidoro di … Continue reading e dalla voce terrificante7Sonia Macrì, L’asino travestito da leone: performance e vocalità di un animale simbolico; … Continue reading rappresentazione di tutto ciò che non è armonioso8Questo secondo i greci e i romani, ma tra i popoli semitici l’asino ha una valenza puramente … Continue reading, è testimoniata dai primi Padri della Chiesa come Tertulliano9Tertulliano, Apologetico, 16; Ai Pagani, I, 11 e Minucio Felice10Minucio Felice, Ottavio, 9, 3; 28,7. Il primo indica anche il colpevole di aver diffuso questa diceria: Cornelio Tacito nella sua descrizione dei costumi ebraici11Tacito, Storie, V, 3-4.
Secondo Tacito gli ebrei furono espulsi dall’Egitto al tempo del re Boccori, perché giudicati dall’oracolo di Ammone come stirpe odiata dagli dei e portatrice di diverse calamità tra cui una pestilenza. Scacciati nel deserto gli ebrei vagavano disperati per la mancanza d’acqua, quando il loro leader Mosè ordinò di seguire una mandria di onagri, asini selvatici dal fulvo pelo rosso, i quali li condussero a una montagna con delle sorgenti d’acqua. Sette giorni dopo Mosè guidò gli ebrei nella terra dove in futuro sorgerà il Tempio scacciandone i nativi; successivamente consacrò l’asino che aveva salvato la sua gente, sacrificò un ariete e un bue come sfregio verso la religione egizia, e sancì il divieto di cibarsi del maiale ritenuto animale impuro e portatore di scabbia. Una statua di un asino fu conservata nel Tempio e divenne oggetto di adorazione, ma quando Pompeo prese Gerusalemme nel 63 a.C. ed entrò nel Tempio non trovo nessun effige e nessun tesoro12Roma intervenne nel conflitto dinastico degli Asmonei. Sulla presa di Gerusalemme da parte di … Continue reading.
La narrazione di Tacito dipende quasi integramente da quella di Lisimaco di Alessandria, storico greco della prima metà del II° a.C., autore di un’opera sull’Egitto e citato da Flavio Giuseppe nella sua apologia13Flavio Giuseppe, Contro Apione, I, 34, 304-315; però la storia dell’adorazione dell’asino è assente in Lisimaco, ma presente nei frammenti dei suoi contemporanei. Mnasea di Patrasso, storico del II° a.C. citato da Flavio Giuseppe, afferma che la statua dell’asino era in oro e fu preda del bottino del saccheggio di Gerusalemme da parte di Antioco Epifane14Quindici dicembre del 165 a.C. Flavio Giuseppe, II, 7, 80. Democrito (o Damocrito), storico del secolo successivo e autore di due trattati di strategia, nell’opera sugli Ebrei, aggiunge il costume ebraico di sacrificare uno straniero all’asino ogni tre o ogni sette anni15Suida, Δαμόκριτος [Delta 49]; Ἰούδας [Iota 429].
La leggenda nera dell’adorazione dell’asino colpì anche i cristiani, perché nei primi secoli i pagani (e forse gli stessi cristiani) avevano difficoltà a distinguere gli ebrei dai cristiani, per non dire delle diverse sette interne. Lo stesso Tertulliano testimonia di come nella sua Cartagine un ebreo rinnegato condannato a morte o forse un semplice bestiario del circo di Cartagine portasse con sé durante gli spettacoli un cartello con scritto «Dio dei Cristiani nato da asino»16Tertulliano, Apologetico, 16.
Ovviamente ebrei e cristiani rifiutavano questa leggenda nera: da parte ebraica Flavio Giuseppe afferma che la storia della testa d’asino è una calunnia degli egizi, popolo adoratore di gatti e di arieti17Flavio Giuseppe, II, 7, 81; da parte cristiana Tertulliano afferma che sono i pagani ad adorare gli asini, indicando il culto di Epona, divinità celtica protettrice degli equini18Tertulliano, Apologetico, 16; Ai Pagani, 11.




Ritornando al graffito un’altra interpretazione (Hanfmann) non vede l’insulto fondato sulla leggenda dell’adorazione dell’asino, ma su una descrizione di un particolare tipo di supplizio riservato ai ribelli tipico dei popoli d’Oriente: taglio degli arti, testa d’asino cucita sulla testa e impiccagione o crocifissione19Polibio, Storie, VIII, 21. L’autore del graffito irride che Alessameno adorasse un finto re, un impostore. Anche la disposizione dell’uomo alla sinistra del crocifisso indica un probabile insulto: i pagani pregavano allungando le braccia verso l’alto, al contrario l’uomo del graffito è raffigurato nell’atto di lanciare baci “iactare bacia”, un tipico gesto da adulatore o da mendicante20Fedro, Favole, V, 7, 28; Marziale, Epigrammi, I, 3, 7; Giovenale, Satire, IV, 118, oppure secondo le parole di Apuleio, bacio da bordello per spillare soldi a clienti sciocchi21Apuleio, Metamorforsi, X, 21. Per concludere la locuzione “σεβίζω θεόν” non è tipica dei cristiani, infatti è citata solo una volta nelle fonti letterarie precisamente nei Passiones martyrum22Non bisogna tralasciare l’integrazione nel graffito: σέβετε [=σέβεται]. Per il … Continue reading.
Non insulto, ma professione di fede
L’interpretazione del graffito come insulto è la più diffusa, ma non l’unica; altre interpretazioni dipendono da due particolari fattori: la epsilon (Y) disegnata in alto, giudicata della stessa mano; e un secondo graffito ritrovato in un angolo della stessa stanza:
«Ἀλεξαμενὸc Fidelis»
ILCV 01352c
«Alessameno fedele»




Questo graffito è considerato tendenzialmente falso per motivi paleografici: greco più latino, e il nome Alessameno che sembra la copia sbiadita dell’altro graffito; per di più questo graffito bilingue è citato solo negli articoli pubblicati dopo la seconda stagione di scavi, cosa strana dato la sua forma e il suo contenuto.
(Wünsch) Il graffito di Alessameno potrebbe essere interpretato come un’espressione del sincretismo proprio di alcune sette gnostiche e del loro particolare riguardo verso la figura di Seth-Tifone. Nella religione egizia, l’onagro è animale di Seth23Plutarco, Moralia: Simposio dei cinque sapienti, 5, 150F; Moralia: Iside e Osiride, 30, 362F e questo legame particolare è citato nell’interpretazione razionalistica – evemeristica dei miti egizi da parte di Tacito e Plutarco; in quest’ultimo il Seth sconfitto da Osiride e Iside scappa a Oriente dove partorisce Giuda e Gerosolimo24Plutarco, Moralia: Iside e Osiride, 31, 363D, mentre in Tacito questi due daranno luce alla stirpe ebraica, dopo la loro cacciata dall’Egitto per volere di Iside25Tacito, Storie, V, 2. Gerosolimo potrebbe riferirsi in particolare ai popoli ittiti e ai famosi re-pastori / popoli del mare26Il Boccori di Lisimaco e Tacito è identificabile con il faraone del XVIII dinastia Ahmose I colui … Continue reading (Hyksos), tra questi popoli l’asino e in particolare le loro orecchie lunghe erano considerate simbolo di saggezza. Un simbolismo che vivrà per molti secoli, dato che ancora intorno al IX/X secolo il poeta persiano Nezami razionalizzerà il passo del Corano sul re Bicorne27Dhu al-Qarnayn. Sura XVII, 83-104, per molti esegeti arabi identificabile con Alessandro Magno, con la storia delle orecchie lunghe, quasi asinine, del Macedone, nascoste a tutte tranne ovviamente ai suoi barbieri28Nezāmī, Il libro della fortuna di Alessandro, vv.452.
La seconda interpretazione (Staedler) non vede “Ἀλεξαμενὸς“, come nome proprio, nome abbastanza raro nelle iscrizioni, ma come il participio di “Ἀλέω” “Αλελω“.
«(io) che mi sono liberato (dal disgraziato incantamento, grazie all’aiuto di questo dio, io dico a voi tutti che vedete questo disegno): adorate (questo) dio.»
Traduzione del graffito proposta da Solin e Itkonen-Kaila seguendo l’interpretazione di Staedler – [Heikki Solin e Marja Itkonen-Kaila, Graffiti del palatino: raccolti ed editi sotto la direzione di Veikko Vaananen, vol.I – Paedagogium, p.211]
Il fine del graffito cambierebbe totalmente diventando un invito ad adorare quel dio (quello cristiano o il Seth-Tifone). Tale interpretazione si ricollega all’idea che il Paedagogium fosse un locale destinato agli aurighi del circo vicino sulle quali mura erano scritte preghiere o ex-voto dopo qualche pericoloso scontro nel circo.
«[Voconio Romano] potrai anche istruirti, leggendo le molte scritte che il pubblico ha inciso su tutte le colonne, su tutte le pareti [del tempio di Clitumno], nelle quali si celebra quella fonte e quel dio. Ne loderai molte, molte ti faran ridere; benché tu, per la tua grande educazione, non riderai di nulla.»
Plinio il Giovane, Epistole, VIII, 8, 7 – [Traduzione di Luigi Rusca per BUR
Bibliografia
- Heikki Solin e Marja Itkonen-Kaila, Graffiti del palatino: raccolti ed editi sotto la direzione di Veikko Vaananen, vol.I – Paedagogium, Helsinki, 1966, Helsinki: Tilgmann.
- Franco Cardini, Mostri, belve e animali nell’immaginario medievale: l’asino, da mondimedievali.net
- Sonia Macrì, L’asino travestito da leone: performance e vocalità di un animale simbolico; in Mantichora: Periodico del Centro Internazionale di Studi sulle Arti Performative; pp.119-138
Note
↑1 | Probabilmente il Gelo citato da un’iscrizione ritrovata a Veio. CIL 11, 03806 |
↑2 | Svetonio, Vite dei Cesari: Caligola, 18; CIL 06, 08633 |
↑3 | Il Paedagogium non era una prerogativa esclusiva dell’imperatore o della macchina burocratica imperiale, esistevano anche strutture simili proprietà di cittadini privati: Plinio il Giovane, Epistole, VII, 27, 13 |
↑4 | 33x27cm; Iscrizione: 21x20cm; Lettere 2~8cm |
↑5 | Servio, Commento all’Eneide di Virgilio, IX, 616; Isidoro di Siviglia, Etimologie, XIX, 22, 24 |
↑6 | Non solo qualità negativa per la cultura classica: Omero, Iliade, XI, 558-565; Artemidoro di Daldi, L’interpretazione dei sogni, II, 12 |
↑7 | Sonia Macrì, L’asino travestito da leone: performance e vocalità di un animale simbolico; in Mantichora: Periodico del Centro Internazionale di Studi sulle Arti Performative; pp.119-138 |
↑8 | Questo secondo i greci e i romani, ma tra i popoli semitici l’asino ha una valenza puramente positiva |
↑9 | Tertulliano, Apologetico, 16; Ai Pagani, I, 11 |
↑10 | Minucio Felice, Ottavio, 9, 3; 28,7 |
↑11 | Tacito, Storie, V, 3-4 |
↑12 | Roma intervenne nel conflitto dinastico degli Asmonei. Sulla presa di Gerusalemme da parte di Pompeo e il suo ingresso nel Tempio: Cicerone, Pro Flacco, 67; Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, XL, 2; Flavio Giuseppe, La guerra giudaica, I, 152; Plutarco, Vite parallele: Pompeo, 39, 4; Cassio Dione, Storia Romana, XXXVII, 15, 3 – 16, 1-4 |
↑13 | Flavio Giuseppe, Contro Apione, I, 34, 304-315 |
↑14 | Quindici dicembre del 165 a.C. Flavio Giuseppe, II, 7, 80 |
↑15 | Suida, Δαμόκριτος [Delta 49]; Ἰούδας [Iota 429] |
↑16 | Tertulliano, Apologetico, 16 |
↑17 | Flavio Giuseppe, II, 7, 81 |
↑18 | Tertulliano, Apologetico, 16; Ai Pagani, 11 |
↑19 | Polibio, Storie, VIII, 21 |
↑20 | Fedro, Favole, V, 7, 28; Marziale, Epigrammi, I, 3, 7; Giovenale, Satire, IV, 118 |
↑21 | Apuleio, Metamorforsi, X, 21 |
↑22 | Non bisogna tralasciare l’integrazione nel graffito: σέβετε [=σέβεται]. Per il passo delle Passiones Martirio di Policarpo, 17 |
↑23 | Plutarco, Moralia: Simposio dei cinque sapienti, 5, 150F; Moralia: Iside e Osiride, 30, 362F |
↑24 | Plutarco, Moralia: Iside e Osiride, 31, 363D |
↑25 | Tacito, Storie, V, 2 |
↑26 | Il Boccori di Lisimaco e Tacito è identificabile con il faraone del XVIII dinastia Ahmose I colui che scacciò gli Hyksos dall’Egitto |
↑27 | Dhu al-Qarnayn. Sura XVII, 83-104 |
↑28 | Nezāmī, Il libro della fortuna di Alessandro, vv.452 |