Il nome delle Sirene
Le Sirene dell’imperatore precisino
“[Tiberio] tempestava i grammatici, che, come si è detto, erano la categoria di persone con cui maggiormente si compiaceva di intrattenersi, con domande come queste: «Chi era la madre di Ecuba?» oppure: «Qual era il nome di Achille, quando stava tra le fanciulle?»; oppure: «Che cosa cantavano di solito le Sirene?»”
Svetonio, Vite dei Cesari: Tiberio, 70 – [Traduzione di Felice Dessì per edizione BUR]
Con queste parole Svetonio descrive la pedanteria dell’imperatore Tiberio, il quale amava mettere in difficoltà i grammatici della sua corte con queste minuziose domande. Possiamo dare la risposta alle prime due domande dell’imperatore: la madre di Ecuba è Telecleia1Scolio a Omero, Iliade, XVI, 718, VI pp. 202 Dindorf; Scolio a Euripide, Ecuba, 3, I pp. 220-222 … Continue reading, o Glaucippe2schol. Eur., Hec., 3 , o Metope3Pseudo-Apollodoro, Biblioteca, III, 12, 5, o la ninfa Eunoe4schol. Hom., Il., XVI, 718 oppure la ninfa Evagora5schol. Eur., Hec., 3; il nome di Achille alla corte di Licomede era Cercisera6Tolomeo Efestione, grammatico del secondo secolo d.C., dà questo nome insieme a dei soprannomi: … Continue reading. Purtroppo non conosciamo la risposta della terza domanda e potremmo anche sospettare un gioco retorico dello stesso Svetonio7«Quae mater Hecubae, quod Achilli nomen inter virgines fuisset, quid Sirenes cantare sint … Continue reading, il quale mostra il saccente e severo Tiberio terrorizzare i grammatici con domande sempre più difficili, dove l’ultima presenta pure il trabocchetto, perché l’imperatore non chiedeva cosa cantarono le Sirene a Ulisse, ma cosa cantano di solito.
Se non conosciamo il canto delle Sirene, almeno conosciamo i loro nomi. Gli antichi commentatori, i mitografi e gli scoliasti medievali hanno ricostruito la genealogia delle Sirene, il loro aspetto e la loro storia, consegnandoci anche il loro nome. La sirena più famosa non è l’Ariel della Disney, perché non è una Σειρήν, ma è una mermaid; quindi la più famosa delle Sirene è Partenope, perché strettamente legata alla leggenda della fondazione di Napoli8Tuttora partenopeo è il principale sinonimo di napoletano.
Quattro nomi per due Sirene
Né Omero nell’Odissea né Apollonio Rodio nelle Argonautiche rivelano il nome delle Sirene. Il primo non descrive nemmeno il loro aspetto e suggerisce solo il loro probabile numero attraverso l’uso del duale9Omero, Odissea, XII, 167. Apollonio Rodio ricostruisce brevemente la storia delle Sirene: bellissime fanciulle, figlie di Acheloo, il dio fiume dalle mille sembianze, e di Tersicore, musa della musica e della danza10Apollonio Rodio, Argonautiche, IV, 890-912; sacerdotesse di Persefone trasformate successivamente in mostri dalle ali d’uccello, forse punite da Demetra per non aver impedito il rapimento della figlia11Igino propone una seconda genealogia, dove il padre è sempre Acheloo ma la madre è Melpomene, … Continue reading o forse per loro stessa richiesta cosicché con le nuove ali sarebbero state facilitate nella ricerca di Persefone12Ovidio nomina solo il padre Acheloo, mentre l’anonimo autore di una delle tre raccolte … Continue reading. Gli scoliasti rivelano ulteriori dettagli: le Sirene sono sempre figlie di Acheloo e di Tersicore o della misteriosa Sterope13Di quest’ultima è difficile ricostruire la genealogia: figlia di Portaone e di Eurite secondo lo … Continue reading, punite da Afrodite per aver scelto una vita casta e trasformate in uccelli giganteschi dalla sola testa umana volarono sulla misteriosa isola di Anthemoessa14Eust., vol.II, p. 5, 14-16.
I nomi delle Sirene sono Aglophéme (Ἀγλαοφήμη), Thelxiépeia (Θελξιέπεια), Peisinóe (Πεισινόη) e Lígeia15Lo scoliasta più antico (Scolio V.) cita tutti e quattro i nomi; mentre quello successivo (Scolio … Continue reading (Λίγεια). Nomi parlanti, ovvero la sirena dalla voce radiosa, quella dalla voce che incanta, la sirena che persuade la mente, la sirena dalla voce acuta.
Le tre Sirene di Cassandra
L’Alessandra, il capolavoro della poesia ellenistica, attribuito con molta difficoltà a Licofrone, poeta della corte tolemaica della prima metà del terzo secolo a.C., è il resoconto delle profezie di Cassandra. Priamo ordina a un suo schiavo di riportare tutto ciò che pronuncia Cassandra rinchiusa in un’oscura cella sul monte Ate. Le parole di Cassandra non solo profetizzano la fine di Troia, il destino degli eroi achei e troiani, ma addirittura fatti storici come le guerre persiane, l’impresa di Alessandro Magno e la potenza di Roma. Tra le profezie di Cassandra non manca il viaggio di Ulisse e l’incontro con le Sirene:
«E porterà alla morte le tre figlie del figliolo di Tethys, che hanno impresso il canto della madre melodiosa con un balzo suicida dalla cima dell’alto scoglio verso il Mar Tirreno sulle ali, alla deriva, dove le spingerà l’amaro filo dello stame di limo. E una, rigettata dalle onde, l’accoglierà la rocca di Falero e il fiume Clanio che con le correnti inonda il suolo. Gli abitanti costruiranno la tomba alla fanciulla proprio in quel luogo e vi saranno ogni anno libagioni e buoi sacrificati a gloria di Partenope, dea uccello. Leucosia, scagliata con violenza sul promontorio Enipeo, terrà a lungo lo scoglio col suo nome dove sfociano l’Is veloce e il Lari poco distanti. A Terina, sputando acqua di mare, approderà Ligea. Sulla riva sassosa i marinai, le faranno la tomba, presso i gorghi dell’Ocinaro. Ares corna di toro, bagnerà il cippo con le sue correnti detergendo con l’acqua il monumento della fanciulla-uccello. In ossequio agli oracoli, alla dea, prima delle sorelle, il comandante dell’intera flotta di Mopsopo allestirà una corsa con le fiaccole tra i marinai e poi nel tempo le farà solenne il popolo di Napoli, stanziato su aspre rive, presso il porto sicuro di Miseno.»
Licofrone, Alessandra, 712-737 – [Traduzione di Valeria Gigante Lanzara per edizione BUR]
Le Sirene di Licofrone sono le figlie del figlio di Teti, ovvero di Acheloo; e della madre melodiosa, Tersicore secondo Giovanni Tzetzes, grammatico bizantino del dodicesimo secolo autore di un commento all’Alessandra16Giovanni Tzetzes, Commento all’Alessandra di Licofrone, 653, pp.719-720; 712-716, p. 757 Müller. La prima Sirena è Partenope, la vergine o precisamente colei dall’aspetto di vergine; superiore alle sue sorelle, è la dea uccello venerata con la costruzione di una tomba e con dei sacrifici dagli abitanti della città che prenderà il suo nome17Sulla tomba di Partenope: Strabone, Geografia, V, 4, 7; Plinio il Vecchio, Storia naturale, III, 9, … Continue reading. Il corpo di Partenope approdò nei pressi della fortezza di Falero e del fiume Claino, il secondo facilmente identificabile con un piccolo fiume che tuttora attraversa l’attuale periferia nordorientale di Napoli18Virgilio e da Silio Italico descrivono la piaga delle inondazioni di questo fiume per i cittadini … Continue reading, mentre il primo è un gioco di parole e di rimandi di Licofrone che accenna alla seconda fondazione di Napoli nel quarto secolo a.C., nella quale parteciparono anche coloni dell’Attica partiti dal porto Falero di Atene, porto costruito dall’omonimo argonauta19Pausania, Periegesi della Grecia, I, 1, 4.. La Sirena Leucosia è la bianca come la roccia che accolse il suo corpo. La bianca roccia è la piccola isoletta di Licosa all’estremità del promontorio Enipeo20Str., VI, 1, 1, dove sfociano l’Is e il Lari, fiumi difficilmente identificabili21Probabilmente sono il Sele e il Calore Lucano. L’ultima Sirena Lige(i)a è l’unica ad approdare ancora viva, solo il tempo di esalare l’ultimo sospiro nei pressi di Terina alla foce del fiume Ocinaro22Terina, città fondata dai vicini abitanti di Crotone, oggi è Nocera Terinese. Il fiume Ocinaro è … Continue reading e di ricevere una tomba dagli abitanti della città23Solin., II, 9. Questo fiume chiamato Ares corna di toro, secondo Tzetzes vuole rimandare alla sonorità delle sue acque; però l’immagine delle corna di toro è utilizzata dai poeti ellenistici per descrivere i fiumi e in particolare l’Acheloo dalle mille forme e padre delle Sirene24Esiste anche la storia dell’amore tra Ares e la ninfa Terina, ma questa non riguarda … Continue reading. Le ultime righe della profezia descrivono le lampadedromie celebrate dai cittadini napoletani in onore di Partenope, questo furono istituite nel 432 a.C. dall’ateniese Diotimo25Str., V, 4, 7. Timeo, FrgHist F 98 in Tz. ad Lyc., 733, p.761 Müller, da Licofrone chiamato Mospopo come uno dei primi re dell’Attica26Str., IX, 1, 18. Le tre Sirene furono onorate nei pressi del golfo di Sorrento in un tempio che successivamente fu dedicato a Minerva27Str., I, 2, 12; Plin., H.N., III, 9, 62; Pseudo-Aristotele, De mirabilibus auscultationibus, 103; … Continue reading.
Gli altri nomi delle Sirene
Le Sirene hanno avuto altri nomi, spesso versioni leggermente diverse di quelli più comuni: Thelxiópe/Thelxinóe (Θελξιόπη/Θελξινόη), Aglaóphonos (Ὰγλαὀφωονος), Aglaópe (Ἀγλαόπη), Aglaonóe (Ἀγλαονόη), e Molpé (Μολπὴ). Nomi leggermente più semplici rispetto agli altri, limitati a richiamare il canto (come Molpé) e la sonorità, privi di qualsiasi richiamo all’atto del persuadere. Due gruppi di nomi: uno antico che ha origine da un frammento del Catalogo delle donne di Esiodo; l’altro, formato dalla triade di Licofrone, che risale a Timeo di Tauromenio e allo sviluppo della storiografia in Sicilia e nella Magna Grecia tra il quarto e il terzo secolo a.C..
- Thelxiépeia, Molpé e Peisinóe in un passo corrotto delle Fabulae di Igino28Hyg. F., Praef., 30.
- Peisinóe, Aglaópe, Thelxiépeia nell’Epitome alla Biblioteca dello Pseudo-Apollodoro29Apollod. Epitome, 7, 18. Secondo l’anonimo autore: «una suonava la cetra, una cantava, una suonava il flauto».
- Thelxiópe/Thelxinóe, Molpé, Aglaóphonos in uno scolio alle Argonautiche di Apollonio Rodio nel quale è chiarito un frammento del Catalogo delle donne30Esiodo, Catalogo delle donne, fr. 21 in Scolio ad Apollonio Rodio, Argonautiche, IV, 891-894, II p. … Continue reading.
- La triade formata da Thelxiépeia, Aglophéme e Peisinóe è attribuita da Giovanni Lido a un’opera perduta di Aristotele31Pseudo-Aristotele, Peplos, frammento incerto in Giovanni Lido, Liber de mensibus, fr. 4
- Tzetzes nelle Chiliades cita sia la triade di Licofrone che una formata da Aglophéme, Aglaonóe, Thelxiépeia32Tz. Chiliades, I, 14,337; VI 75, 715-716.

Sirene: api, vespe e uccelli mostruosi
Nomi parlanti non sono solo i nomi propri, ma anche quelli comuni. Σειρήν, la sirena è vicina etimologicamente a σειρά (fune) e al verbo σειράω (legare con una fune), ma anche a Σείριος (Sirio), la stella della costellazione del Cane o la stella della canicola, la quale per gli antichi annuncia il culmine della stagione estiva e il caldo afoso. Questa ultima somiglianza etimologica ha portato diversi studiosi a presentare le Sirene come demoni del mezzogiorno. Quando il sole raggiunge il suo zenit e il vento si ferma, le Sirene annebbiano e stordiscono le menti umane per poi essiccare e spolpare i loro corpi.
Nel nono libro del suo immenso Τῶν περὶ τὰ ζῷα ἱστοριῶν (Storia degli animali), Aristotele tratta di quegli insetti che costruiscono il favo e hanno un aspetto simile a quello dell’ape (μέλισσα). Aristotele ne individua nove generi: sei sociali, tre solitarie; di queste ultime tre la più grande è chiamata βομβύλιος (bombo), mentre le altre due sono chiamate la sirena, una piccola bianca, l’altra grande nera e variopinta33Aristotele, Storia degli animali, IX, 40, 623b. Questi ultimi due generi non sono descritti successivamente lasciando tuttora il dubbio di quale insetto fossero: le piccole e bianche api solitarie tra cui quelle del genere Amegilla o del genere Anthophora, le più grandi e variopinte del genere Osmia, i bombi neri (ape legnaiuola); oppure le vespe solitarie come le vasaie e le scavatrici del corpo nero e allungato.
Solo altri due autori antichi nominano queste piccole sirene volanti: Claudio Eliano e Zenobio; ai quali si deve aggiungere l’arcivescovo di Tessalonica Eustazio vissuto nel dodicesimo secolo, autore di un commento all’Iliade e all’Odissea.
Le sirene di Eliano – Parte prima: persuaditrici di api fuggiasche
Eliano fu autore di una Περὶ ζῴων ἰδιότητος (Sulla natura degli animali) e nel quinto libro descrive la società delle api dividendole in quattro caste: comandanti, operaie, modellatrici (πλαστιδες) e infine sirene34Claudio Eliano, Natura degli Animali, V, 42; in altro luogo illustra come notando un aumento dell’aggressività delle proprie api o peggio l’inizio dello sciamare gli apicoltori inizino a fare numerosi suoni ritmati, armoniosi e rimbombanti, che calmano le api e le fanno tornare al nido. Questo trambusto ritmato è simile al canto di una sirena35Ael., NA., IV 13. Eliano scrisse Σειρῆνος, sigma maiuscola, quindi dovrebbe riferirsi alla Sirena creatura mitologica, e non alla sirena insetto.
Zenobio e Artemidoro: sognare la sirena
Le poche notizie del sofista Zenobio ci sono giunte attraverso il Suida, la famosa enciclopedia del mondo antico scritta a Costantinopoli nel decimo secolo. Zenobio, esponente della seconda sofistica, visse al tempo dell’imperatore Adriano, tradusse in greco alcune opere di Sallustio e fu autore di un epitome in tre libri della raccolta di proverbi fatta alla fine del primo secolo a.C. da Didimo Calcentero36Suida, Zeta, 73 Adler.
Questo è il novantesimo proverbio della quinta centuria37Zenobio, Proverbi, 5, 97 in Corpus paroemiographorum Graecorum, p. 159 von Leutsch & Schneidwin:
«La sirena annuncia un amico, l’ape lo straniero»
«Σειρὴν μὲν φίλον ἀγγέλλει, ξεῖνον δὲ μέλισσα»
Dopo aver riportato il proverbio Zenobio precisa immediatamente che lui non sta scrivendo delle Sirene di Omero, ma quelle di Aristotele. Forse nel secondo secolo solo gli eruditi, come quel saccente di Tiberio, dovevano conoscere l’esistenza dell’ape – sirena. Ἀγγέλλω (annunciare) è un verbo legato al mondo onirico e ultraterreno38Basti ricordare che da questo verbo deriva Vangelo – εὐαγγέλιον -. Nel famoso e unico trattato di interpretazione dei sogni antico, quello di Artemidoro di Daldi, il sognare le api ha un significato ambiguo, perché sono propizie esclusivamente per i contadini e per gli apicoltori, e per i politici e per i comandanti militari solo nel caso in cui una o più api si pongano sulla testa; mentre sono negative per tutti gli altri dato che profetizzano scompiglio o peggio morte per un linciaggio39Artemidoro di Daldi, Onirocritica, II, 24. Sognare le vespe è sempre negativo, perché profetizza l’incontrare uomini malvagi40Artem., II, 24. Combinando Zenobio e Artemidoro, la nostra sirena potrebbe essere un ape solitaria, tanto diversa dalla melissa, ape comune e sociale, quanto dalla violenta vespa.
Le sirene di Eustazio dalla voce divina
Nel suo lungo commento al verso del dodicesimo libro dell’Odissea dedicato all’isola delle due Sirene Eustazio ricorda come Aristotele abbia descritto le sirene, piccoli insetti dalla voce di Sirena, sacra e saggia41Eust., vol.II, p. 5, 27-29. Nel successivo commento a un verso del ventunesimo libro, nel quale l’arco teso da Ulisse fa un suono soave simile a quello di una rondine Eustazio afferma che tale suono è proprio non solo del verso delle rondini ma anche del ronzio delle sirene, infatti un autore antico (Aristotele?) affermò che quando queste sirene ronzano producono un suono commuovente42Eust., vol.II, p. 265, 43-45.
Le sirene di Eliano – Parte seconda: uccelli indiani
Le sirene di Eliano non sono solo insetti, ma anche uccelli. Citando Clitarco di Alessandria, autore delle perdute Περὶ ‘Aλεξάνδρου ἱστορίαι (Storie di Alessandro) Eliano descrive di come in India c’è un uccello simile all’airone, l’oirone (ὠρίων), capace di cantare melodie da Sirena43Ael., NA., XVII, 22; inoltre c’è un secondo uccello il catreo (κατρεύς), quest’ultimo simile al pavone, che per la bellezza del suo canto e per il suo particolare aspetto è simile alle Sirene cantate dai poeti e dipinte dai pittori44Ael., NA., XVII, 23. Eliano è l’unico a fare questo paragone tra il canto di questi due uccelli esotici e quello delle Sirene: Strabone non lo fa, benché riporti lo stesso passo di Clitarco45Str., XV, 1, 69; Nonno di Panopoli paragona il canto dell’oirone a quello del cigno e ai pizzichi sull’arpa da parte di un impaziente uomo in attesa della sua sposa, mentre quello del catreo, capace di predire le piogge, a quello della rondine46Nonno di Panopoli, Dionisiache, XXVI, 201-215.. Per Eliano il canto da Sirena non è prerogativa solo di magnifici uccelli ai confini del mondo: le pernici selvatiche sono catturate attraverso quelle domestiche, che le sfidano con un canto da Sirena attirandole nella trappola dell’allevatore47Ael., NA., IV, 16; inoltre esiste una coppia di uccelli legati da un’ostilità reciproca: la sirena e la circe, uccelli difficili da identificare48Ael., NA., IV, 6. Circa un secolo prima di Eliano, Plinio il Vecchio liquidò le descrizioni fantasiose di queste sirene indiane con tali parole:
«Non potrebbero ottenere credito le sirene, per quanto Dinone, padre del famoso scrittore Clitarco, affermi che esse esistono in India e che dal loro canto vengono irretiti gli uomini; e una volta fatti addormentare, li straziano»
Plinio il Vecchio, Storia della Natura, X, 70, 136-7 – [Traduzione di Elena Giannarelli tratta dal secondo volume dell’edizione Einaudi dell’opera di Plinio]
Bibliografia
- Questa storia è principalmente un riassunto di alcune pagine di un libro pubblicato da Einaudi una dozzina di anni fa. Maurizio Bettini e Luigi Spina, Il mito delle Sirene. Immagini e racconti dalla Grecia a oggi, Torino, Einaudi, 2007. ((pp. 94-105).
- Luigi Spina, Parole per lo straniero. I Greci a confronto con l’altro se stesso, in Xenia. Migranti, stranieri, cittadini tra i classici e il presente (a cura di Alberto Camerotto e Filippomaria Pontani), n°10, Milano, Mimesis, 2018, pp. 115-130. Articolo tratto dal sito del professor Spina.
- Robert Mayhew, Aristotle’s Lost Homeric Problmes, Oxford, Oxford University Press, 2019.
Note
↑1 | Scolio a Omero, Iliade, XVI, 718, VI pp. 202 Dindorf; Scolio a Euripide, Ecuba, 3, I pp. 220-222 Dindorf |
---|---|
↑2 | schol. Eur., Hec., 3 |
↑3 | Pseudo-Apollodoro, Biblioteca, III, 12, 5 |
↑4 | schol. Hom., Il., XVI, 718 |
↑5 | schol. Eur., Hec., 3 |
↑6 | Tolomeo Efestione, grammatico del secondo secolo d.C., dà questo nome insieme a dei soprannomi: Issa, Pirra, Aspeto e Prometeo. L’opera di Tolomeo, forse del genere paradossografico, è andata perduta giungendoci attraverso l’Epitome di Fozio. Igino, autore dell’età antonina, cita anche esso il nome di Pirra. Igino, Favole, 96; Fozio, Biblioteca, 147a. |
↑7 | «Quae mater Hecubae, quod Achilli nomen inter virgines fuisset, quid Sirenes cantare sint solitae.» |
↑8 | Tuttora partenopeo è il principale sinonimo di napoletano |
↑9 | Omero, Odissea, XII, 167 |
↑10 | Apollonio Rodio, Argonautiche, IV, 890-912 |
↑11 | Igino propone una seconda genealogia, dove il padre è sempre Acheloo ma la madre è Melpomene, musa della tragedia. Hyg.,, F., 141 |
↑12 | Ovidio nomina solo il padre Acheloo, mentre l’anonimo autore di una delle tre raccolte mitografiche scoperte da Angelo Mai, propone la genealogia Acheloo-Melpomene. Ovidio, Metamorfosi, V, 551-564. Mythographi Vaticani, II, 123 |
↑13 | Di quest’ultima è difficile ricostruire la genealogia: figlia di Portaone e di Eurite secondo lo Psuedo-Apollodoro; o figlie di Amitaoine secondo Eustazio di Tessalonica. Apollod., Biblioteca, I, 7, 10; Eustazio di Tessalonica, Commentarii ad Homeri Odysseam, vol.II, p. 5, 14 |
↑14 | Eust., vol.II, p. 5, 14-16 |
↑15 | Lo scoliasta più antico (Scolio V.) cita tutti e quattro i nomi; mentre quello successivo (Scolio H.Q.T.) cita solo i primi due nomi. Scolio a Omero, Odissea, XII, 39, II, p. 531 Dindrof |
↑16 | Giovanni Tzetzes, Commento all’Alessandra di Licofrone, 653, pp.719-720; 712-716, p. 757 Müller |
↑17 | Sulla tomba di Partenope: Strabone, Geografia, V, 4, 7; Plinio il Vecchio, Storia naturale, III, 9, 62. Solino, De mirabilibus mundi, II, 9 |
↑18 | Virgilio e da Silio Italico descrivono la piaga delle inondazioni di questo fiume per i cittadini di Acerra. Virgilio, Georgiche, II, 225. Silio Italico, Punica, VIII, 537; Servio, Commento alle Georgiche di Virgilio, II, 225 |
↑19 | Pausania, Periegesi della Grecia, I, 1, 4. |
↑20 | Str., VI, 1, 1 |
↑21 | Probabilmente sono il Sele e il Calore Lucano |
↑22 | Terina, città fondata dai vicini abitanti di Crotone, oggi è Nocera Terinese. Il fiume Ocinaro è identificabile con il fiume Bagni. Solin., II, 10; Stefano di Bisanzio, Ethnica, Τἐρινα, p. 617 Meineke |
↑23 | Solin., II, 9 |
↑24 | Esiste anche la storia dell’amore tra Ares e la ninfa Terina, ma questa non riguarda l’Italia, ma la Tracia |
↑25 | Str., V, 4, 7. Timeo, FrgHist F 98 in Tz. ad Lyc., 733, p.761 Müller |
↑26 | Str., IX, 1, 18 |
↑27 | Str., I, 2, 12; Plin., H.N., III, 9, 62; Pseudo-Aristotele, De mirabilibus auscultationibus, 103; Sth.Byz., Σειρήνουσαι, p. 559 Meineke |
↑28 | Hyg. F., Praef., 30 |
↑29 | Apollod. Epitome, 7, 18 |
↑30 | Esiodo, Catalogo delle donne, fr. 21 in Scolio ad Apollonio Rodio, Argonautiche, IV, 891-894, II p. 305. Brunck |
↑31 | Pseudo-Aristotele, Peplos, frammento incerto in Giovanni Lido, Liber de mensibus, fr. 4 |
↑32 | Tz. Chiliades, I, 14,337; VI 75, 715-716 |
↑33 | Aristotele, Storia degli animali, IX, 40, 623b |
↑34 | Claudio Eliano, Natura degli Animali, V, 42 |
↑35 | Ael., NA., IV 13 |
↑36 | Suida, Zeta, 73 Adler |
↑37 | Zenobio, Proverbi, 5, 97 in Corpus paroemiographorum Graecorum, p. 159 von Leutsch & Schneidwin |
↑38 | Basti ricordare che da questo verbo deriva Vangelo – εὐαγγέλιον - |
↑39 | Artemidoro di Daldi, Onirocritica, II, 24 |
↑40 | Artem., II, 24 |
↑41 | Eust., vol.II, p. 5, 27-29 |
↑42 | Eust., vol.II, p. 265, 43-45 |
↑43 | Ael., NA., XVII, 22 |
↑44 | Ael., NA., XVII, 23 |
↑45 | Str., XV, 1, 69 |
↑46 | Nonno di Panopoli, Dionisiache, XXVI, 201-215. |
↑47 | Ael., NA., IV, 16 |
↑48 | Ael., NA., IV, 6 |