Manio Curio Dentato, eroe della Repubblica romana
Una società senza futuro necessita di eroi
Una peculiare caratteristica della cultura latina è il rapporto tra l’idealizzazione del passato e i processi di legittimazione di qualsiasi cambiamento politico o sociale. Una concezione del tempo ciclico e l’assenza di un’idea di progresso tipico delle società moderne rendeva la cultura latina ostile a qualsiasi cambiamento; però lungo la sua storia i numerosi cambiamenti, come la rivoluzione augustea, furono tanto avversati quanto giustificati dai Romani attraverso il richiamo all’autorità del passato.
Gli autori latini idealizzavano un determinato periodo della propria storia, quello dell’età regia e della prima età repubblicana. Questo periodo aureo di Roma si concludeva con la seconda guerra punica e con la prima guerra macedonica, quando dal mondo ellenico e da quello punico non arrivarono solo oro e schiavi, ma soprattutto i costumi della cultura ellenica immediatamente adottati dall’aristocrazia romana. Ricchezze e filosofia, lusso e ambizioni sfrenate, tutto ciò fu giudicato dagli autori latini come la causa prima della corruzione dell’animo dei Romani e successivamente delle sue stesse istituzioni. Il richiamo a questo periodo aureo della storia romana fu espresso nell’ammirazione per i grandi uomini di quel tempo, immuni al lusso, dediti a una vita semplice e rispettosi di quel codice morale comune a tutti gli uomini dell’aristocrazia ovvero il mos maiorum. Questi uomini rappresentavano perfettamente il cittadino come contadino – soldato, una visione della cittadinanza giudicata dagli autori latini come uno dei principali rimedi per la cura della decadenza delle istituzioni, benché oramai inapplicabile in un gigantesco impero.
«Moribus antiquis res stat Romana virisque.»
Ennio, Annales, fr. 467 Vahlen. – Agostino di Ippona cita questo passo nel De civitate dei (2, 21) attribuendolo al proemio del quinto libro del De republica di Cicerone.
«Sui costumi e sugli uomini antichi si regge lo Stato romano.»
Uno di questi grandi uomini fu Manio Curio Dentato, il vincitore della terza guerra sannitica e colui che scacciò definitivamente Pirro dall’Italia. Prima di ricostruire la sua storia è necessaria una piccola divagazione sull’onomastica romana.

Praenomen, nomen et cognomen
«[Il magistrato cittadino] deve raccogliere dai cittadini la dichiarazione giurata di prenome, gentilizio, genitori o patroni, tribù, cognome, età e loro ricchezze come formula del censimento indetta da colui che svolge il censimento a Roma.»
CIL I, 593; linee 145-147 – Traduzione personale
Queste parole sono tratte dal retro della Tavola di Eraclea, lastra di bronzo rinvenuta a Policoro nel 1732 e giudicata dalla buona parte degli studiosi come il testo della Lex Iulia Municipalis promulgata da Giulio Cesare nel 45 a.C. Questa legge dovette stabilire ufficialmente le procedure del censimento e in particolare che l’articolazione del nome dei cittadini romani maschi adulti nei tria nomina, ovvero il praenomen, il nomen e il cognomen, ai quali erano aggiunti il patronimico e il nome della tribù in cui il cittadino era iscritto. In origine il cognomen era una prerogativa delle famiglie aristocratiche ed era un soprannome non ufficiale finalizzato alla precisa individuazione della persona attraverso il richiamo a particolari caratteristiche fisiche o caratteriali, oppure all’ordine di nascita o al proprio mestiere1I cognomina potevano essere più di uno: aggiunto per ex virtute ovvero per qualche impresa bellica … Continue reading.
Manio Curio Dentato, un plebeo con i denti
Secondo Plinio il Vecchio Manio Curio nacque già con i denti e per tale motivo ricevette il cognomen di Dentato2Secondo Plinio i denti da latte spuntavano intorno al settimo mese e iniziavano a cadere dal … Continue reading. L’unico dato anagrafico di Dentato conosciuto è la sua morte nel 270 a.C., pochi giorni dopo la sua nomina a duumiviro3Frontino, De aquaeductu urbis Romae, 1, 6.. La data di nascita può essere approssimata intorno al 325-320 perché Cicerone chiama Dentato senex4Cicerone, Cato Maior de senectute, 6, 15. e tendenzialmente senes erano gli uomini che avevano superato all’incirca i cinquanta anni5Ovidio afferma che i senes sono coloro che hanno superato i sessanta anni. Censorino, autore del … Continue reading, quindi Dentato essendo morto nel 270 doveva essere nato minimo nel 320. Cicerone sostiene che Dentato avesse origini sabine e provenisse da una famiglia nella quale nessuno aveva rivestito una qualsiasi magistratura, quindi era un homo novus6Cicerone, Pro Murena, 8, 17; Pro Sulla, 23; Scholia Ciceronis Orationes Bobiensia, Pro Sulla, 23, … Continue reading.
Dentato in difesa della plebe
Le origini plebee di Dentato sono confermate dalla prima magistratura ricoperta, il tribunato della plebe. Cicerone e l’autore del quarto secolo Aurelio Vittore tramandano lo scontro tra Dentato e Appio Claudio Cieco che ricopriva la particolare carica di interrex7Cicerone, Brutus, 14, 55; Aurelio Vittore, De viris illustribus, 3, 33, 4.. Quest’ultimo è un magistrato in carica per massimo cinque giorni, nominato dal Senato tra i patrizi con il fine di convocare i comizi centuriati così da poter eleggere i nuovi consoli o i tribuni consolari nel caso in cui il loro predecessori fossero incapaci di ciò per assenza o per invalidità. Appio Claudio Cieco tentò di opporsi alla nomina di un console plebeo8Una delle Leges Liciniae Sextiae del 367 sanciva che uno dei consoli eletti doveva essere plebeo, … Continue reading forzando il Senato a non legittimare la sua elezione. Dentato riuscì a obbligare il Senato a legittimare preventivamente l’elezione dei magistrati, chiunque esso fosse stato eletto, anticipando di circa una decina di anni la Lex Maenia de patrum auctoritate9Di questa legge non conosciamo né la data precisa e né l’autore, ma è approssimata al 297/285.. La data di questo tribunato è spesso approssimata al 298, quando Cieco fu per la prima volta interrex come testimoniato da Livio10Liv. 10, 11, 10. Appio Claudio Cieco fu per tre volte interrex come testimoniato da un’epigrafe. … Continue reading, benché questo affermi anche che l’elezione del console avvenne solo con il successivo interrex. Al di là della datazione del tribunato e della veridicità dell’aneddoto, questo esalta le qualità oratorie e il carisma di Dentato immergendolo nel conflitto tra patrizi e plebei delle prime fasi della repubblica romana.
Dentato comandante
«[…] E soprattutto il famoso Manio Curio, più di tutti celebre per i tanti suoi trofei, che passò tre volte da trionfatore per una sola porta, Manio Curio, dunque, ebbe soltanto due garzoni nell’accampamento? Così quell’eroe, trionfatore dei Sabini, dei Sanniti, di Pirro, ebbe meno schiavi che trionfi.»
Apuleio, Pro se de magia, 17 – Traduzione di Claudio Moreschini per edizione BUR
Dentato trionfatore sui Sabini e sui Sanniti




Nel 290 Dentato fu eletto per la prima volta console insieme a Cornelio Rufino. Questo è il consolato del doppio trionfo: quello sui Sabini e quello sui Sanniti11Liv. Periochae, 11.. Nei primi anni del terzo secolo Roma ritornò a espandersi verso nord-est opponendosi tanto ai Sanniti quanto agli Etruschi: infatti diverse città etrusche erano in buoni rapporti con i Siracusani di Agatocle, il quale contendeva a Cartagine il controllo della Sicilia e del Tirreno12Mercenari etruschi erano presenti nell’esercito di Agatocle durante la sua spedizione in Libia … Continue reading, espansionismo cartaginese legittimato anche dal terzo trattato tra Roma e Cartagine del 30613Liv. 9, 43, 26. Questo trattato potrebbe essere quello accennato da Polibio nella sua polemica con … Continue reading. Per Roma arrivare all’Adriatico significava concretamente evitare un qualsiasi collegamento tra gli Etruschi e le diverse popolazioni del Sud Italia, dai Sanniti agli Italioti; e ciò non poteva essere più raggiunto con la fondazione di colonie militari o l’installazione di presidi nelle città italiche, ma solo attraverso l’annessione diretta della totalità o almeno di una parte del territorio sabino. Della guerra con i Sabini è noto poco e nulla, e quel poco è tutto limitato all’azione di Dentato, il quale dimostrò il suo acume tattico spingendo i Sabini ad attaccare il territorio romano, aggirandoli grazie alla conoscenza di sentieri secondari ed entrando nell’indifeso territorio sabino14Frontino, Strategemata, 1, 8, 4.. Il trattato di pace sancì l’inclusione dei Sabini nello Stato romano attraverso la concessione della civitas sine suffragio15Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo, 1, 8, 4.. Dentato arrivò all’agognato Adriatico e quando tornò a Roma, riconsegnò al Senato il suo imperium, ovvero il potere di comandare sulle truppe, rivolgendo tali parole tramandate da Aurelio Vittore e da altri autori16Floro, Epitomae, 1, 10, 15; Cassio Dione, Historia romana, 8, fr. 36; Paolo Orosio, Historiarum … Continue reading.
«[Dentato] Ritornato a Roma in un discorso pubblico disse: “Conquistai tante di quelle terre, che sarebbero destinate a essere un deserto, se non avessi catturato così tanti prigionieri; catturai tanti di quei prigionieri che sarebbero destinati a morire di fame se non avessi conquistato così tante terre”.»
Aurelio Vittore, De viris illustribus, 3, 33, 2-3 – Traduzione personale
Con l’annessione di questa enorme fascia di territorio fu necessario affrontare la problematica della distribuzione delle terre conquistate e quella puramente locale delle inondazioni nel reatino causate dal fiume Velino. Se questo secondo problema fu affrontato da Dentato durante gli ultimi anni della sua vita, il primo sembra essere stato affrontato immediatamente e fu descritto dagli autori latini come un’altra prova della sua umiltà, della sua immunità al lusso e della sua fedeltà alle istituzioni. Il Senato stabilì che ogni cittadino romano ricevesse sette iugeri di terra e che i consoli ne ricevessero in quantità maggiore, ma Dentato rifiutò ciò e accettò gli stessi iugeri del semplice cittadino – soldato17Orazio, Carmina, 1, 12, 41-44; Columella, De re rustica, praefatio, 14; Plin. HN. 18, 4, 18; … Continue reading.
«Poiché il Senato decretò l’assegnazione di sette iugeri di terra per ogni cittadino e di cinquanta per lui [Dentato], non volle riceverne più di qualunque altro, giudicando poco utile alla repubblica quel cittadino che non si contentasse di quel che fosse assegnato a tutti gli altri.»
Valerio Massimo, Factorum et dictorum memorabilium libri IX, 4, 3, 5 – Traduzione tratta da edizione UTET a cura di Rino Faranda.
Anche del trionfo sui Sanniti è noto poco e nulla, come tutte le fasi della terza guerra sannitica dato che la probabile principale fonte, la seconda deca di Tito Livio, è andata perduta. Molto probabilmente la campagna di Dentato è immediatamente precedente a quella contro i Sabini e ha il fine di eliminare le ultime sacche di resistenza sannitica, dato che questi erano meno urbanizzati dei Romani ed erano distribuiti sugli Appennini in tanti piccoli villaggi, piccole sacche di resistenza contro il dominio romano. Eutropio, epitomatore del IV° d.C., accenna solo a un grande impegno di uomini, addirittura quattro legioni, per piegare definitivamente i Sanniti e che il successivo trattato di pace fu il rinnovo di quello precedente18Eutropio, Breviarium, 2, 9, 34..
Dentato riscatta la sconfitta di Arezzo
Se con la sconfitta definitiva dei Sanniti i fronti meridionale e orientale sembrarono essere stabilizzati, una nuova minaccia arrivò da nord con la pressione dei Galli Senoni e dei Galli Boi, i quali erano stati spinti dagli Etruschi a sud e avevano invaso il territorio romano. Il console del 284, Lucio Cecilio Metello Denter, il primo dei Metelli, cadde nella battaglia di Arezzo dove le truppe romane furono sbaragliate dai Galli Senoni e la città di Arezzo fu brevemente persa19Plb. 2, 19, 5-6; Liv. Periochae, 12. Oros. 3, 22, 12-14.. In questa occasione Dentato fu eletto console suffetto, benché di questo breve consolato provvisorio non conosciamo nulla a cui si devono aggiungere le pochissime notizie sulla morte di Metello Denter. In un primo momento Dentato tentò di trattare la pace o almeno il rilascio dei prigionieri, ma i Galli Senoni reagirono uccidendo gli ambasciatori romani; successivamente i Romani sconfissero i Senoni20Polibio posticipa l’episodio degli ambasciatori alla sconfitta di Metello Denter. Plb. 2, 19, … Continue reading.
Dentato contro Pirro
Nel 275 Dentato ricoprì per la seconda volta la carica di console e suo collega fu Lucio Cornelio Lentulo Caudino. In quell’anno Pirro ritornò dalla Sicilia dopo il fallimento della sua campagna contro i Cartaginesi21Plutarco, Vitae parallelae: Pyrrhos, 23, 7-8..
Pirro sbarcò in Italia nel 281 intervenendo a fianco di Taranto nello scontro con Roma per l’egemonia sulle città italiote del Sud Italia. Se ufficialmente Pirro intervenne per proteggere il mondo greco dalla barbarie romana, ufficiosamente il piano di Pirro era quello di unire le deboli città italiote in un unico grande regno, di scacciare i Cartaginesi dalla Sicilia e addirittura di invadere la stessa Africa assumendo l’egemonia sul Mediterraneo Centrale.
Le battaglie di Pirro contro i Romani sono state analizzate principalmente sul piano militare come il primo scontro tra la legione manipolare e la falange macedone o semplicemente tra Roma e un regno ellenistico. Questo interesse esclusivamente militare nasce soprattutto dall’immagine di Pirro giunta dalle fonti antiche, il quale era ritenuto inferiore per capacità militari solo ad Alessandro Magno22Liv. 35, 14, 5-12. Livio cita l’annalista Claudio Acilio Glabrione.. Recenti studi hanno analizzato lo scontro tra Pirro e Roma attraverso le categorie moderne della teoria delle relazioni internazionali e della geopolitica: Pirro non riuscì a infliggere una sconfitta definitiva ai Romani, perché quest’ultimi si erano rivelati superiori nella gestione delle proprie risorse umane e materiali, e soprattutto nel fidelizzare le diverse città e i popoli dell’Italia meridionale23Rimando principalmente a Claudio Vacanti, Pensare l’Italia, progettare Roma. Hard power, … Continue reading.
«Il console Manio Curio, costretto a indire improvvisamente la leva, al rifiuto generale dei giovani atti a portare le armi, procedette al sorteggio di tutte le tribù. E ordinato che si chiamasse il primo nome estratto dalla tribù Pollia, prima sorteggiata, poiché il chiamato non rispondeva, mise all’asta i beni del giovane. A tale annunzio, costui accorse al palco del console e si appellò ai tribuni. Allora Manio Curio, dopo aver proclamato che alla repubblica non occorreva un cittadino che non sapesse ubbidire, vendette non solo i suoi beni, ma anche lui.»
Valerio Massimo, Factorum et dictorum memorabilium libri IX, 6, 3, 4 – Traduzione tratta da edizione UTET a cura di Rino Faranda.
Della spedizione di Pirro Dentato fu il protagonista dell’ultima grande battaglia, quella di Benevento (Beneventum), anzi di Malavento (Malaventum), perché solo dopo tale battaglia e la fondazione di una colonia sei anni dopo il sito cambiò definitivamente nome24Liv. 9, 27, 14; Periochae, 15; Vell. 1, 19, 7; Plin. N.H. 3, 16, 105; Procopio, Bellum Gothicum, 1, … Continue reading. Pirro ritornato dalla Sicilia con un esercito rafforzato dai contingenti dei suoi alleati Lucani e Tarantini attaccò l’esercito consolare di Dentato che si era ritirato su un colle in attesa dell’altro esercito consolare impiegato in Lucania. Diversi autori di età imperiale affermano che Pirro sdoppiò il suo esercito e quindi ci fu un duplice scontro: contro Dentato a Benevento e contro Lentulo Caudino ai Campi Arusini, località non identificata25Floro e Orosio descrivono una sola battaglia avvenuta ai Campi Arusini; Frontino di battaglia dei … Continue reading.
Nel raccontare la battaglia di Benevento gli storici antichi esaltano l’acume tattico di Dentato, la sua onestà26Floro tramanda l’aneddoto di Dentato che rifiuta l’offerta del medico di Pirro, pronto ad … Continue reading e il valore dei Romani, ma tentano anche di spiegare i numerosi errori tattici di Pirro scaricandone le responsabilità o sul suo entourage oppure sugli alleati Lucani. Dionigi di Alicarnasso, storico greco dell’età augustea e autore di una storia delle origini di Roma, giudicò la sconfitta di Pirro come una punizione divina per il saccheggio del santuario di Persefone a Locri27Dionigi cita i Commentarii dello stesso Pirro. Liv. 29, 9, 6; Dionigi di Alicarnasso, Antiquitates … Continue reading.




Pirro decise di assaltare l’accampamento di Dentato con un veloce attacco notturno impiegando le migliori truppe a sua disposizione come i veterani greci e gli elefanti, seguendo diversi sentieri secondari indicati dagli alleati Lucani28Plut. Phyrrh. 25, 4.. Dionigi afferma che il sentiero indicato dai Lucani era adatto a pastori e capre, non a una falange che necessita di un territorio pianeggiante per mantenere la sua formazione. In un primo momento Pirro volle rinunciare all’attacco notturno spinto da diversi presagi negativi tra aruspici e sogni29D.H. 20, 12, 1; Gell. 14, 1, 24. e dalle condizioni dei suoi soldati incapaci di mantenere l’ordine di marcia per la stanchezza, per la sete e per l’assenza di illuminazione30D.H. 20, 11; Plut. Phyrrh. 25, 4-5.; ma il suo entourage lo convinse a non desistere e lui stesso si impegnò a mantenere l’ordine del suo esercito e a sostenerne il morale cavalcando con loro31D.H. 20, 12, 2..
Nel momento opportuno Dentato lanciò un attacco all’esercito di Pirro e in un primo momento sembrò che l’attacco fosse stato neutralizzato dagli elefanti, ma Dentato aveva a disposizione un’arma per neutralizzare questi viventi mezzi corazzati dell’antichità. Orosio, autore cristiano del IV secolo, descrive i malleoli ovvero delle frecce o dei giavellotti infuocati da lanciare sugli elefanti o sulle fortezze sul loro dorso32Flor. 1, 13, 10-11; Oros. 4, 2, 3-6.; altri autori riportano l’aneddoto del piccolo elefantino ferito dai Romani che piangendo scappa tra le file epirote; la madre ascolta i lamenti del suo cucciolo e si spaventa, spaventa gli altri elefanti e porta scompiglio nell’ordine delle truppe di Pirro33D.H. 20, 12, 3; Flor. 1, 13, 12; Cassio Dione, 10, fr. 6 in Giovanni Zonara, Epitome, 8, 6.. L’esercito di Pirro privo del supporto degli elefanti, con le migliori truppe stanche e in difficoltà su un terreno accidentato furono sopraffatte dalle più agili e libere truppe di Dentato e obbligate a un ritirata frettolosa34Plut. Phyrrh. 25, 6-9. Front. Strat. 2, 2, 1..
I diversi storici antichi esagerano nella descrizione della vittoria dei Romani parlando di numerosi caduti per l’esercito di Pirro35Orosio parla di 33000 caduti e di 1000 prigionieri; Eutropio di 23000 caduti. Oros. 4, 2, 5. Eutr. … Continue reading e in particolare di come Dentato fosse riuscito a saccheggiare l’accampamento nemico procurandosi un enorme bottino36D.H. 20, 12, 3; Eutr. 2, 14, 4.. Proprio la questione dell’accampamento esemplifica il confluire di due diverse tradizioni storiografiche: una greca, contemporanea a Pirro, che giudica i Romani come un popolo tra barbarie e grecità, ma sicuramente inferiore culturalmente al mondo ellenico; quella romana che esalta una vittoria contro uno dei più grandi condottieri del tempo.
«Pirro ammirò i Romani al punto da dire: “Quanto sarebbe stato facile per me occupare l’impero del mondo, se io avessi avuto come soldati i Romani o per i Romani, se avessero avuto me come sovrano!” Quando furono zelanti e veloci coloro che erano rimasti superstiti nel ricostruire l’esercito! Allora Pirro disse: “Vedo bene che sono nato dalla stirpe di Ercole, poiché tutte le teste troncate dai miei nemici rinascono dal loro sangue come quelle dell’idra di Lerna.“»
Floro, Epitomae, 1, 13, 18-19 – Traduzione tratta da edizione UTET a cura di Jolanda Giacone Deangeli.
Gli autori antichi attribuiscono a Pirro diverse innovazioni nella logistica militare come una nuova organizzazione degli accampamenti: non più piccoli gruppi di tende isolate attorno al quartier generale, ma un disposizione ordinata e la presenza di mura37Liv. 35, 14, 9.. I Romani proprio con la vittoria di Benevento e con il saccheggio dell’accampamento fecero proprie le innovazioni di Pirro che saranno le fondamenta del castrum romano38Front. Strat. 4, 1, 14.. Però un’altra tradizione narra di Pirro che vede da lontano un accampamento romano con la sua particolare disposizione delle tende e la somiglianza con il suo di accampamento esclamando sorpreso che questi Romani non erano barbari, ma simili a lui per acume e capacità militare.




Dentato contro Sanniti e Lucani




«Prima di questo giorno non avresti potuto vedere che gli armenti dei Volsci, i greggi dei Sabini, i carri dei Galli, le armi spezzate dai Sanniti: ora invece, a guardare i prigionieri, c’erano dei Molossi, dei Tessai, Macedoni, Bruzzii, Apuli e Lucani: e nella pompa dei trionfi si vedevano oro, porpora, statue, quadri e tutto lo sfarzo di Taranto. Ma niente il popolo romano vide più volentieri di quelle fiere che aveva temuto, ciascuna con la sua torre: esse consce di essere prigioniere, seguivano a testa bassa i cavalli vincitori…»
Floro, Epitomae, 1, 13, 26-28 – Traduzione tratta da edizione UTET a cura di Jolanda Giacone Deangeli.
A febbraio con la celebrazione del terzo trionfo39Fasti triumphales in Fasti Capitolini. Recensuit, praefatus est indicibus instruxit Atilius … Continue reading i cittadini di Roma potettero vedere gli elefanti per la prima volta: non più minacciosi nemici, ma docili e sottomesse belve40D.H. 20, 12, 3; Seneca, De brevitatae vitae, 13, 3; Plin. N.H. 8, 16, 6; Eutr. 2, 14, 5.. Nell’anno successivo Dentato fu eletto console per la terza volta, ma di questo consolato conosciamo esclusivamente una vittoria di Dentato su un esercito composto da Sanniti e da Lucani nei pressi di Caudium41Eutr. 2. 14, 5..
Dentato il censore
Nel 272 Dentato ricoprì la carica di censore e forse proprio in quell’anno accadde l’episodio maggiormente conosciuto del condottiero romano, ovvero la visita degli ambasciatori dei Sanniti. Episodio riportato in diverse forme dagli autori antichi.
«Manio Curio, modello inappuntabile di frugalità romana e, ad un tempo, perfetta immagine di forza d’animo, si fece trovare dagli ambasciatori dei Sanniti seduto su una rustica seggiola accanto al focolare e intento a mangiare in una scodella di legno. Di quali cibi si potesse trattare, ce lo dicono le suppellettili: egli ebbe, infatti, a dispregio le ricchezze dei Sanniti, i Sanniti ne ammirarono la povertà: perché, avendogli costoro portato una grossa somma di denato inviata a spese pubbliche, gentilmente invitato a servirsene, scoppiò a ridere, aggiungendo subito: “O ministri di un’inutile ambasceria – dico inutile, per non dire sciocca -, riferite ai Sanniti che Manio Curio preferisce dare ordini ai ricchi che diventare ricco lui stesso; riportate questo dono tanto prezioso, quanto inventato a rovina dell’umanità, e ricordate che io non posso essere vinto sul campo né essere corrotto col danaro.“»
Valerio Massimo, Factorum et dictorum memorabilium libri IX, 4, 5, 3 – Traduzione tratta da edizione UTET a cura di Rino Faranda.
Ovviamente non è l’unico aneddoto sulla semplicità dei costumi di Dentato, esemplificazione perfetta del contadino – soldato con il suo rifiuto del lusso e l’accontentarsi di oggetti umili, ma pragmaticamente utili: non solo le rape preferite ai doni dei Sanniti42Cic. Sen. 16, 51; De republica, 3, 40; Flor. 1, 13, 22; Plin. N.H. 19, 26, 87; Giovenale, Satire, … Continue reading, ma solo due schiavi nell’accampamento durante la guerra43Apuleio, De magia, 17., un bottino di guerra composto solo da utensili di faggio per i sacrifici rituali44Plin. N.H. 16, 73, 185., la critica ai circoli epicurei di Taranto45Cic. Sen. 13, 43.. A Dentato è opposto il suo collega del primo consolato, quel Cornelio Rufo che fu espulso dal Senato nel 275 perché possedeva più di dieci libbre di argento46Liv. Periochae, 14; D.H. 20, 13, 1; Val. Max. 2, 9, 4; Plin. N.H., 18, 8, 39; Flor. 1, 13, 22; … Continue reading.
Dentato costruttore di acquedotti
Due anni dopo la censura Dentato ricoprì una magistratura minore, quella di duumviro, di sovraintendente dei lavori pubblici. Dentato si occupò in particolare di due opere: la costruzione di un emissario artificiale per collegare il lago Velino al fiume Nera così da permettere la bonifica della pianura di Rosea47Cicerone, Epistulae ad Atticum, 4, 15, 5; Front. Aquaed. 1, 6. (non a caso questo lavoro creerà le famose cascate delle Marmore); la costruzione di un acquedotto che avesse portato l’acqua del fiume Aniene a Roma, acquedotto (Aqua Anio Vetus) finanziato con il proprio bottino personale48Front. Aquaed. 1, 6.. Altra prova di umiltà e referenza verso lo Stato da parte di Dentato che non riuscì a vedere l’acquedotto compiuto, perché morì cinque giorni dopo la sua nomina a duumviro49Front. Aquaed. 1, 6. .
Riepilogo della carriera di Dentato
Anno | Carriera di Manio Curio Dentato |
298? | Tribuno della plebe |
290 | Console |
283? | Console suffetto (o pretore suffetto)? |
275 | Console |
274 | Console |
272 | Censore |
270 | Duumviro |
Bibliografia – Risorse
- Bibliografia
- Giovanni Brizzi, Il guerriero, l’oplita, il legionario. Gli eserciti nel mondo antico, Bologna, Il Mulino, 2002.
- Ronald Syme, La rivoluzione romana, Torino, Einaudi, 2014.
- Claudio Vacanti, Pensare l’Italia, progettare Roma. Hard power, sausione, soft power: i tria corda della grande strategia romana tra III guerra sannitica e I guerra punica, in Atene e Roma, IX, 3-4, 2015, pp. 129-162.
- Risorse
- Digital Prosopography of the Roman Republic.
- Su attalus.org una traduzione in inglese dei Fasti Triumphales.
- La scheda della tavola di Eraclea su Epigraphic Database Roma.
- ToposText per alcuni dati geografici.
- Su locriantica.it, sito del Museo Archeologico Nazionale di Locri Epizefiri, informazioni sui pinakes e sul Persephoneion.
Note
↑1 | I cognomina potevano essere più di uno: aggiunto per ex virtute ovvero per qualche impresa bellica come la vittoria di una guerra oppure per la semplice adozione. In questo secondo caso la norma era che il proprio nomen venisse sostituito da quello dell’adottante e diventasse un secondo cognomen con l’aggiunta del suffisso –anus. |
↑2 | Secondo Plinio i denti da latte spuntavano intorno al settimo mese e iniziavano a cadere dal settimo anno. La probabile fonte di Plinio è Varrone, perché Aulo Gellio tramanda un passo di un’opera sconosciuta di Varrone nella quale tra i diversi esempi per descrivere la forza mistica del numero sette è citato anche la questione dei denti. Plinio il Vecchio, Naturalis historia, 7, 15, 68; Aulo Gellio, Noctes Atticae, 3, 10, 12. |
↑3 | Frontino, De aquaeductu urbis Romae, 1, 6. |
↑4 | Cicerone, Cato Maior de senectute, 6, 15. |
↑5 | Ovidio afferma che i senes sono coloro che hanno superato i sessanta anni. Censorino, autore del Tardo Impero, indica i cinquantasette anni. Aulo Gellio discutendo della riforma del sesto re Servio Tullio abbassa il limite di età ai quarantasei anni. Ovidio, Metamorphoseon libri XV, 15, 199-244; Gell. 10, 28, 1-2; Censorino, De die natali, 14, 3-5. |
↑6 | Cicerone, Pro Murena, 8, 17; Pro Sulla, 23; Scholia Ciceronis Orationes Bobiensia, Pro Sulla, 23, 12-16 p.13 Hildebrandt. |
↑7 | Cicerone, Brutus, 14, 55; Aurelio Vittore, De viris illustribus, 3, 33, 4. |
↑8 | Una delle Leges Liciniae Sextiae del 367 sanciva che uno dei consoli eletti doveva essere plebeo, la successiva Lex Genucia de magistratibus del 324 sanciva che entrambi i due consoli potessero essere plebei. Livio, Ab Urbe condita libri, 6, 35-42; 7, 42, 2. |
↑9 | Di questa legge non conosciamo né la data precisa e né l’autore, ma è approssimata al 297/285. |
↑10 | Liv. 10, 11, 10. Appio Claudio Cieco fu per tre volte interrex come testimoniato da un’epigrafe. CIL 11, 1827. |
↑11 | Liv. Periochae, 11. |
↑12 | Mercenari etruschi erano presenti nell’esercito di Agatocle durante la sua spedizione in Libia del 310-307 e una flotta di navi etrusche permise ad Agatocle di rompere il blocco navale di Siracusa fatto dai Cartaginesi nel 307. Diodoro Siculo, Bibliotheca historica, XX, 11, 2; 61, 1-8; 64, 2. |
↑13 | Liv. 9, 43, 26. Questo trattato potrebbe essere quello accennato da Polibio nella sua polemica con lo storico Filino di Agrigento. Polibio, Historiae, 3, 26 |
↑14 | Frontino, Strategemata, 1, 8, 4. |
↑15 | Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo, 1, 8, 4. |
↑16 | Floro, Epitomae, 1, 10, 15; Cassio Dione, Historia romana, 8, fr. 36; Paolo Orosio, Historiarum adversos paganos libri VII, 3, 22, 1. |
↑17 | Orazio, Carmina, 1, 12, 41-44; Columella, De re rustica, praefatio, 14; Plin. HN. 18, 4, 18; Plutarco, Moralia: Regum et imperatorum apophthegmata, 194e-195a; Pseudo-Acrone, Commentarium in Horatium Flaccum: Carmina, 1, 12, 35. |
↑18 | Eutropio, Breviarium, 2, 9, 34. |
↑19 | Plb. 2, 19, 5-6; Liv. Periochae, 12. Oros. 3, 22, 12-14. |
↑20 | Polibio posticipa l’episodio degli ambasciatori alla sconfitta di Metello Denter. Plb. 2, 19, 7-12. |
↑21 | Plutarco, Vitae parallelae: Pyrrhos, 23, 7-8. |
↑22 | Liv. 35, 14, 5-12. Livio cita l’annalista Claudio Acilio Glabrione. |
↑23 | Rimando principalmente a Claudio Vacanti, Pensare l’Italia, progettare Roma. Hard power, sausione, soft power: i tria corda della grande strategia romana tra III guerra sannitica e I guerra punica, in Atene e Roma, IX, 3-4, 2015, pp. 129-162. |
↑24 | Liv. 9, 27, 14; Periochae, 15; Vell. 1, 19, 7; Plin. N.H. 3, 16, 105; Procopio, Bellum Gothicum, 1, 15; Stefano di Bisanzio, Ethnika, Βενεβεντός, 13-16 p. 162 I Meineke. |
↑25 | Floro e Orosio descrivono una sola battaglia avvenuta ai Campi Arusini; Frontino di battaglia dei Campi Arusini vicino Benevento. Front. Strat. 4, 1, 14; Plu. Phyrrh. 25, 2. Flor. 1, 13, 11; Oros. 4, 2, 3. |
↑26 | Floro tramanda l’aneddoto di Dentato che rifiuta l’offerta del medico di Pirro, pronto ad assassinare il comandante epirota per una somma di denaro; ma Plutarco colloca questo aneddoto precedentemente e attribuisce il rifiuto a Gaio Fabrizio. Plut. Phyrrh. 21, 1-6; Flor. 1, 13, 21. |
↑27 | Dionigi cita i Commentarii dello stesso Pirro. Liv. 29, 9, 6; Dionigi di Alicarnasso, Antiquitates Romanae, 20, 10. |
↑28 | Plut. Phyrrh. 25, 4. |
↑29 | D.H. 20, 12, 1; Gell. 14, 1, 24. |
↑30 | D.H. 20, 11; Plut. Phyrrh. 25, 4-5. |
↑31 | D.H. 20, 12, 2. |
↑32 | Flor. 1, 13, 10-11; Oros. 4, 2, 3-6. |
↑33 | D.H. 20, 12, 3; Flor. 1, 13, 12; Cassio Dione, 10, fr. 6 in Giovanni Zonara, Epitome, 8, 6. |
↑34 | Plut. Phyrrh. 25, 6-9. Front. Strat. 2, 2, 1. |
↑35 | Orosio parla di 33000 caduti e di 1000 prigionieri; Eutropio di 23000 caduti. Oros. 4, 2, 5. Eutr. 2, 14, 4 |
↑36 | D.H. 20, 12, 3; Eutr. 2, 14, 4. |
↑37 | Liv. 35, 14, 9. |
↑38 | Front. Strat. 4, 1, 14. |
↑39 | Fasti triumphales in Fasti Capitolini. Recensuit, praefatus est indicibus instruxit Atilius Degrassi, Torino, Paravia 1954, p. 54 |
↑40 | D.H. 20, 12, 3; Seneca, De brevitatae vitae, 13, 3; Plin. N.H. 8, 16, 6; Eutr. 2, 14, 5. |
↑41 | Eutr. 2. 14, 5. |
↑42 | Cic. Sen. 16, 51; De republica, 3, 40; Flor. 1, 13, 22; Plin. N.H. 19, 26, 87; Giovenale, Satire, 11, 78; Plut. Vitae parallelae: Cato, 2, 1-3; Moralia: Regum et imperatorum apophthegmata, 194e-195a; Nonio, De compendiosa doctrina, 522, 26-29 III, Lindsay p.840. |
↑43 | Apuleio, De magia, 17. |
↑44 | Plin. N.H. 16, 73, 185. |
↑45 | Cic. Sen. 13, 43. |
↑46 | Liv. Periochae, 14; D.H. 20, 13, 1; Val. Max. 2, 9, 4; Plin. N.H., 18, 8, 39; Flor. 1, 13, 22; Plut. Vitae Parallelae: Sulla, 1; Gell. 4, 8, 7; 17, 21, 37; Tertulliano, Apologeticum, 6; Agostino, De civitate dei, 5, 18, 2. |
↑47 | Cicerone, Epistulae ad Atticum, 4, 15, 5; Front. Aquaed. 1, 6. |
↑48 | Front. Aquaed. 1, 6. |
↑49 | Front. Aquaed. 1, 6. |