Milone. Il mitico atleta
Milone, l’ultima olimpiade
512 a.C., sessantasettesima olimpiade, nella finale della lotta si affrontano due crotoniati: il giovane Timasiteo e il vecchio Milone, quest’ultimo il vincitore delle sei olimpiadi precedenti. Durante questo confronto generazionale tutto italiota succede qualcosa di inaspettato: Timasiteo entra nel ring circolare e si inginocchia, non gareggia, non si fa afferrare. Milone è proclamato vincitore per la settima volta.
Timasiteo è stato un codardo? No! Se avesse avuto paura e fosse fuggito il suo nome sarebbe stato dimenticato dalla storia, questo era il destino di tutti i codardi e dei vari atleti sconfitti. Forse il giovane crotoniate mostrò il suo rispetto a una vera leggenda, a un vero eroe, a un simbolo di Crotone. Il poeta Simonide canterà questa vittoria giunta a noi grazie all’Antologia Palatina.
«Bella la statua d’un bello: Milone che ben sette volte
[Simonide], Antologia Palatina, XIV, 24
a Pisa vinse e non piegò il ginocchio.»
Questa è solo una delle due interpretazioni dell’ultima olimpiade di Milone raccontata da Pausania sette secoli dopo1Pausania, Periegesi della Grecia, VI, 14, 5. Potrebbe essere che Simonide abbia fatto un errore nel calcolo delle vittorie, oppure che il copista bizantino abbia sbagliato nel trascrivere il numero delle vittorie, o semplicemente che quei versi siano l’opera di un mediocre imitatore, di uno svogliato poetastro ignorante in storia così antica. Timasiteo avrebbe semplicemente vinto introducendo un nuovo stile di lotta fondato non su un contatto corpo a corpo in piedi, ma su una veloce schermaglia a contatto degli arti superiori chiamata ἀκροχειρισμός2Termine traducibile con difficoltà in “presa alle braccia” o “alle mani”. … Continue reading. Giovane, veloce e intelligente Timasiteo avrebbe sfiancato il vecchio Milone con il suo nuovo stile di lotta dinamico e privo di posizioni immobilizzanti. Circa centocinquanta anni dopo il pancraziaste Sostrato di Sicione perfezionò così bene la tecnica di Timasiteo da essere chiamato ἀκροχερσίτης, ovvero lo spezza dita3Pausania, Periegesi della Grecia, VI, 4, 1
Qualsiasi sia stato il risultato, quella fu l’ultima olimpiade di Milone, uno dei più grandi atleti dell’antichità, forse il più grande in assoluto.
Il giovane Milone, l’origine di una leggenda
Milone, figlio di Diotimo, nacque a Crotone, città fondata dagli Achei nel settimo secolo a.C.4Strabone, Geografia, VI, 1, 12; Ovidio, Metamorfosi, XV, 55-57; Pausania, Periegesi della Grecia, … Continue reading. Un secolo dopo la sua fondazione Crotone è una delle polies egemoni della Magna Grecia, famosa tra i cugini ellenici per la scuola pitagorica e per i numerosi atleti vincitori ai Giochi Panellenici. Nella finale dello stadio di un’imprecisata olimpiade parteciparono solo crotoniati tanto che fu coniato un motto ancora utilizzato ai tempi di Ottaviano Augusto.
«L’ultimo dei Crotoniati è il primo degli altri Greci!»
Strabone, Geografia, VI, 1, 2
Un giovanissimo Milone dimostrò la sua forza erculea, quando per potenziare la sua forza muscolare decise di caricarsi sulle spalle un vitello5Quintiliano, Istituzione Oratoria, I, 9, 5. Stranamente per uno scherzo del destino o per volontà dello spirito della storia potete leggere dell’allenamento Milone, ovvero un allenamento progressivo con pesi sempre più pesanti nel tempo, come se Milone davvero nella sua vita si fosse allenato alzando sempre lo stesso vitello, che crescendo con lui divenne un possente toro.

La prima vittoria olimpica di Milone fu nel 542 a.C. nella categoria per ragazzi (παῖδες), otto anni dopo vinse nella categoria per adulti (ἄνδρες). Questo fu l’inizio della leggenda: sei/sette vittorie alle Olimpiadi, sei alle Pitiche, dieci alle Istmie, nove alle Nemee6Eusebio di Cesarea è l’unico a darci l’elenco completo delle sue vittorie. Eusebio di … Continue reading; quindi cinque volte περιοδονίκης – periodonikes, colui che ha vinto tutte le gare di un’edizione del circuito (περίοδος) dei Giochi Panellenici.
Milone: statue e melograni, filosofi e dottori
«Inutilmente cerchereste di strappare dagli scogli le ostriche, nemmeno se le afferraste con le dita di Milone, il quale strinse con così grande forza e ostinazione una melagrana, che nessuno degli avversari riuscì a strappargliela dalla mano destra. Chi cerca di strappare un’ostrica dalla roccia alla quale è attaccata, per quanti sforzi faccia, fallisce nel suo intento e suscita ilarità in coloro che lo guardano. È impossibile per lui riuscire nell’intento. Potrà staccarla dallo scoglio raschiandola via, ma non in modo rapido, usando uno strumento di ferro.»
Claudio Eliano, La natura degli animali, VI, 55
Una statua in bronzo di Milone fu costruita dal concittadino Demea alla terza o quarta vittoria olimpica e posta dentro il recinto sacro del santuario dedicato a Zeus ad Olimpia. Secondo le guide olimpiche la statua fu portata dallo stesso Milone sulle sue spalle7Pausania, Periegesi della Grecia, VI, 14, 6; e lo raffigurava a piedi uniti su un disco, nudo con solo una benda sul capo8La benda potrebbe indicare che Milone fosse stato addirittura un Olympionikes, ovvero il vincitore … Continue reading, un melograno stretto nella mano sinistra, le dita della mano destra serrate e indistinguibili9Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, IV, 28. Fino al terzo secolo d.C. o forse fino al probabile trasporto di questa statua a Costantinopoli le guide olimpiche raccontavano le gesta leggendarie dell’atleta crotoniate: sfidava i giovani atleti a strappare dalla sua mano un melograno stretto con un forza tale che era impossibile strappare il frutto, ma allo stesso tempo non era spappolato10Plinio il Vecchio, Storia della Natura, VII, 19, 83; Pausania, Periegesi della Grecia, VI, 14, 6; posizionava il braccio dietro la schiena e serrava le dita sfidando i giovani a staccare il suo mignolo; oppure sfidava chiunque a scagliarlo fuori da un disco unto; infine riusciva a spezzare la benda o la corona sul capo solo con la forza delle sue vene11Pausania, Periegesi della Grecia, VI, 14, 6-7.
Apollonio di Tiana, famoso filosofo del primo secolo d.C., affermò che Demea avesse rappresentato Milone non come atleta, ma come sacerdote di Era. La benda, il melograno e la particolare postura sul disco erano i tipici attributi dei sacerdoti di Era a Crotone i quali recitavano le loro preghiere alzati su uno scudo; infine la mano destra serrata e i piedi uniti dimostravano solamente la tecnica arcaica utilizzata dallo scultore12Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, IV, 28. Molto probabilmente Apollonio esagerava, perché per quale motivo ad Olimpia fu innalzata la statua di un sacerdote e non quella di un semplice lottatore. Il melagrano era consegnato ai vincitori delle Pitiche e spesso era lanciato insieme a fiori, petali e bende dagli spettatori al vincitore durante la sua premiazione13Phyllobolia. Svetonio, Vite dei Cesari: Nerone, 25; Plutarco, Vite parallele: Cesare, 30, 2; … Continue reading. Famosa fu la cerimonia di premiazione di Milone alla quinta vittoria olimpica. Come prassi del giorno finale dei giochi c’era un sacrificio e un banchetto al santuario di Zeus Olimpico, dove gli atleti vincitori consacravano un vitello a Zeus per festeggiare la loro vittoria. Milone sbalordì tutti, perché dallo stadio portò sulle spalle un toro da quattro chili, lo sacrificò e lo divorò tutto14Cicerone, La vecchiaia, X, 33; Luciano di Samosata, Caronte, XII, 8. Dorideo dedicò un epigramma a questa impresa, mentre Alessandro l’Etolo spiegò che questa prova di forza nacque da una scommessa con l’atleta etolo Titormo, il suo più grande rivale15Ateneo di Naucrati, I deipnosofisti, X, 412f-413a.
«Tale era Milone, quando dal suolo sollevò il carico,
[Dorideo fr.1] – Ateneo di Naucrati, I deipnosofisti, X, 412f-413a
un torello di quattro anni, al banchetto in onore di Zeus,
sulle spalle la bestia enorme come fosse un agnello neonato
portò con leggerezza lungo tutta la festa.
Stupore ovunque, ma prodigio di questo ancora più grande
compì, o straniero, innanzi all’altare di Pisa:
il toro mai aggiogato che aveva portato in processione,
macellò e per sé solo delle carni fece banchetto.»
Teodoro di Ierapoli descrisse la dieta quotidiana di Milone composta da dieci chili carne, dieci chili di pane e dieci litri di vino16Ateneo di Naucrati, I deipnosofisti, X, 412f. Altri autori come Galeno e Filostrato descrissero la dieta di Milone e degli altri atleti antichi ricca di carboidrati e di proteine17Filostrato, Sull’allenamento, 42-43; Galeno, De pulsibus dignoscendis, II, 2 [Kuhn. VIII, … Continue reading. Addirittura Aristotele utilizzò la dieta di Milone per spiegare la proporzionalità18Aristotele, Etica Nicomachea, II, 5, 1106b. Secondo Plinio l’imbattibilità di Milone aveva origine nella sua abitudine di ingurgitare le alectorie, pietre presenti nel ventriglio dei galli19Plinio il Vecchio, Storia della Natura, XXXVII, 54, 144.
Milone aveva la fortuna di essere seguito dai migliori allenatori e dai migliori medici che che Crotone potesse offrire; infatti póleis famose per l’agonismo sportivo come Crotone, Sibari e Siracusa attiravano i migliori medici e allenatori, e le prime due osarono istituire delle proprie olimpiadi20Crotone e Sibari. Entrambe le notizie sono presenti in Ateneo e sono rispettivamente un frammento … Continue reading. Qualche studioso moderno ha suggerito che le stesse istituzioni cittadine reclutavano i più promettenti atleti dalle póleis minori o dai popoli barbari confinanti21David C. Young, Modern olympics: a stryggle for revival, Baltimora, Johns Hopkins university … Continue reading. Democede di Crotone fu uno dei più grandi medici dell’antichità e discepolo di Pitagora, esercitò la sua professione non solo nel Sud Italia, ma anche in Grecia tra Atene e Samo arrivando a diventare il primo medico di Dario I, il Re dei Re. Dario stimava così tanto il suo medico, che non solo gli fece doni e gli concesse onori incredibili, ma gli vietò assolutamente di tornare a Crotone pena la morte. Solo l’intercessione della regina Atossa e la promessa assoluta del medico di tornare subito alla corte spinsero Dario a concedergli una visita brevissima a Crotone ovviamente scortato da quindici notabili persiani. Democede riuscì a far imprigionare i quindici a Taranto e a scappare a Crotone; quando fu rintracciato in città Democede mostrò di aver sposato la figlia di Milone e di non poter tornare dal Re dei Re22I quindici persiani furono cacciati a suon di bastonate da Crotone. Dario non fece ritorsioni per la stima e per il rispetto verso il grande Milone o perché grazie alla fuga del suo medico i Persiani avevano studiato per la prima volta le coste della Grecia e del Sud Italia, avevano disegnato delle mappe e avevano raccolto informazioni interessanti per una non lontana invasione23Erodoto, Storie, III, 129-138; Dione Crisostomo, Orazioni, LXXVII-LXXVIII, 11; Ateneo di Naucrati, … Continue reading.
Nella sua De vita Pythagorica Giamblico affermò che Pitagora diede in sposa sua figlia Miia a Milone24Giamblico, Vita di Pitagora, 36, 267. Miia era amatissima dall’atleta ed era l’unica che poteva strappare quel famoso melagrano dalle sue mani25Eliano non nomina Miia, ma si limita a “donna amata”. Claudio Eliano, Storie Varie, II, … Continue reading.
I biografi di Pitagora affermarono che Milone morì durante la prima fase della cacciata dei pitagorici da Crotone. Gli avversari politici di Pitagora per sbarazzarsi di lui e dei suoi discepoli decisero di dare fuoco alla casa di Milone, dove la maggioranza dei pitagorici si era riunita per un banchetto26Diogene Laterzio, Vite dei Filosofi, VIII, 39; Porfirio, Vita di Pitagora, 55; Giamblico, Vita di … Continue reading. Morirono tutti, tranne due giovani e lo stesso Pitagora che scappò27o era a Metaponto secondo Giamblico, ma che successivamente preferì farsi sgozzare che oltrepassare un campo di fave28Diogene Laterzio, Vite dei Filosofi, VIII, 39 – cose da filosofi –. Gli avversari di Pitagora cacciarono tutti i pitagorici superstiti. Democede fuggì in Grecia, ma fu ucciso da un certo Taege che intascò la taglia di tre talenti messa sulla testa del medico29Giamblico, Vita di Pitagora, 35, 261.
Milone e Democede furono rispettivamente un atleta plurivincitore e uno dei più famosi medici al mondo, ma furono anche cittadini di Crotone e insieme al loro maestro Pitagora parte attiva del partito degli aristocratici. Proprio Pitagora convinse i Crotoniati a dichiarare guerra a Sibari, colpevole di aver richiesto la restituzione di alcuni ricchissimi cittadini sibarioti che non solo avevano subito la confisca delle loro ricchezze e l’esilio, ma addirittura si erano permessi di rifugiarsi agli altari dei Crotoniati30Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, XII, 9. Diversa versione in Erodoto e Strabone: Erodoto, … Continue reading. Durante questa guerra contro Sibari, Milone guidò centomila crotoniati contro trecentomila sibarioti indossando le corone vinte ai giochi, la pelle di leone e brandendo una clava. Un nuovo Ercole italiota che sbaragliò i trentamila avversari31Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, XII, 9, 5-6.
Declino e caduta di Milone
Numerosi sono gli aneddoti sulla vecchiaia di Milone, il quale è spesso dipinto come un Ercole Comico, il tipico uomo “Forte come un Dio. Intelligente come un’anfora” oppure come la dimostrazione che i doni della natura non durano per sempre. Luciano di Samosata, oratore, filosofo, sofista del II d.C. fa dire a Caronte, il cocchiere infernale, che il gigantesco Milone si goda per ora le sue corone, ma quando sarà morto e salirà sulla barca infernale non avrà la forza per alzare un melagrano, anzi per alzare una misera zanzara32Luciano di Samosata, Caronte, XII, 8. Un paio di secoli prima Cicerone descrisse un vecchio Milone osservare i giovani atleti, i giovani leoni allenarsi nello stadio per poi piangere vedendo le sue braccia vecchie e non più possenti ed esclamare: «Ma queste sono davvero già morte»33Cicerone, La vecchiaia, IX, 27: «At hi quidem mortui iam sunt» [edizione BUR, traduzione di Carlo … Continue reading. Altri autori raccontano di un Milone che vaga per l’Italia e per la Grecia dopo la morte di Pitagora e la cacciata dei pitagorici da Crotone, in Etolia incontra un giovane pastore di nome Titormo e lo sfida a una prova di forza, ma il giovane pastorello alza con incredibile facilità e scaglia lontano prima un macigno e poi un toro adulto. Il vecchio Milone esclamerà esterrefatto: «O Zeus, è forse un altro Eracle quello che tu ci hai generato?»34Claudio Eliano, Storie Varie, XII, 22: «ὦ Ζεῦ, μὴ τοῦτον Ἡρακλῆ ἡμῖν … Continue reading. Alzare e lanciare giganteschi macigni per gioco o per sfida non era un qualcosa di raro tra gli antichi: sono stati ritrovati alcuni macigni con sopra un’iscrizione in greco, dove colui che l’aveva alzato si vantava della sua impresa erculea.




Durante il suo peregrinare il vecchio Milone trovò una gigantesca quercia pronta per essere tagliata con due cunei conficcati nel tronco così da facilitare la spaccatura. Milone decise di spaccare il tronco con le sue mani, così da dimostrare a sé stesso di essere ancora il più grande di tutti. Milone con grande sforzo riuscì addirittura a sradicare la quercia, ma i cunei volarono via chiudendo il tronco e intrappolando le mani all’interno lasciando l’atleta in balia delle fiere che siano semplici lupi della Sila o addirittura leoni35Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, IX, 14, 1 – [Excerpta Constantiniana, IV, De sententiis]; … Continue reading.
Così morì il più grande di tutti, così venne rappresentato nei secoli successivi da scultori e pittori: un vecchio pieno di superbia che muore perché vuole dimostrare di essere ancora il numero uno.
Bibliografia
- Luigi Moretti e il catalogo degli olympionikai: testimonianze epigrafiche, letterarie, papirologiche e numismatiche sui vincitori degli agoni olimpici panellenici (Ellade e Magna Grecia: 776 a.C. – 393 d.C.); a cura di Maria Elisa Garcia Barraco e Ilaria Soda; Roma, Arbor Sapientiae, 2014.
- David C. Young, A brief History of the Olympic Games, Malden, Blackwell Publishing, 2004
- David C. Young, Modern olympics: a struggle for revival, Baltimora, Johns Hopkins university press, 1996
- Don Kyle, Directions in Ancient Sport History in Journal of Sport History, vol. 10, n°1, spring 1983
- Donald G. Kyle, Athletics in ancient Athens, Leiden, Brill, 1993
- Gianluca Punzo, Milon di Kroton: Dalle fonti all’immagine (Mostra Iconografica), 2009
- Maria Mavromataki, Olimpia e i Giochi olimpici: dall’antichità a oggi, trad. di Maria Caracausi, Milano, Crocetti Editore, 2004.
- Neil Faulkner, A visitor’s guide to the Ancient Olympics, Yale University Press, 2012
- Nigel B. Crowther, Athlete and State: Qualifying for the Olympics Games in Ancient Greece in Journal of Sport History, vol. 23, n°1, spring 1996
- Nigel B. Crowther, The Spirit of Competition (Agon) in the Olympic Games: From the Ancient to the Modern World, 2006
Note
↑1 | Pausania, Periegesi della Grecia, VI, 14, 5 |
↑2 | Termine traducibile con difficoltà in “presa alle braccia” o “alle mani”. Luciano di Samosata, Lessifane, 5; Galeno, De sanitate tuenda, V, 3 [Kuhn, VI, 324] |
↑3 | Pausania, Periegesi della Grecia, VI, 4, 1 |
↑4 | Strabone, Geografia, VI, 1, 12; Ovidio, Metamorfosi, XV, 55-57; Pausania, Periegesi della Grecia, III, 3, 1 |
↑5 | Quintiliano, Istituzione Oratoria, I, 9, 5 |
↑6 | Eusebio di Cesarea è l’unico a darci l’elenco completo delle sue vittorie. Eusebio di Cesarea, Chronicon, 532. Altre citazioni delle sue vittorie: Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, XII, 9, 5; Pausania, Periegesi della Grecia, VI, 14, 5 |
↑7 | Pausania, Periegesi della Grecia, VI, 14, 6 |
↑8 | La benda potrebbe indicare che Milone fosse stato addirittura un Olympionikes, ovvero il vincitore di tre o addirittura di tutte le competizioni che compongono il pentathlon |
↑9 | Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, IV, 28 |
↑10 | Plinio il Vecchio, Storia della Natura, VII, 19, 83; Pausania, Periegesi della Grecia, VI, 14, 6 |
↑11 | Pausania, Periegesi della Grecia, VI, 14, 6-7 |
↑12 | Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana, IV, 28 |
↑13 | Phyllobolia. Svetonio, Vite dei Cesari: Nerone, 25; Plutarco, Vite parallele: Cesare, 30, 2; Plutarco, Vite parallele: Pericle, 28, 4 |
↑14 | Cicerone, La vecchiaia, X, 33; Luciano di Samosata, Caronte, XII, 8 |
↑15 | Ateneo di Naucrati, I deipnosofisti, X, 412f-413a |
↑16 | Ateneo di Naucrati, I deipnosofisti, X, 412f |
↑17 | Filostrato, Sull’allenamento, 42-43; Galeno, De pulsibus dignoscendis, II, 2 [Kuhn. VIII, 843]; |
↑18 | Aristotele, Etica Nicomachea, II, 5, 1106b |
↑19 | Plinio il Vecchio, Storia della Natura, XXXVII, 54, 144 |
↑20 | Crotone e Sibari. Entrambe le notizie sono presenti in Ateneo e sono rispettivamente un frammento di Timeo e uno di Eraclide Pontico. Ateneo di Naucrati, I Deipnosofisti, XII, 521f-522a [Eraclide Pontico, fr. 49], 522c-d [Timeo, FGrHist 566 F 45] |
↑21 | David C. Young, Modern olympics: a stryggle for revival, Baltimora, Johns Hopkins university press, 1996 |
↑22 | I quindici persiani furono cacciati a suon di bastonate da Crotone |
↑23 | Erodoto, Storie, III, 129-138; Dione Crisostomo, Orazioni, LXXVII-LXXVIII, 11; Ateneo di Naucrati, I deipnosofisti, XII, 522b-c – [Timeo, FGrHist 566 F 44]; Suida, Δημοκήδης – [Adler. Δ, 442]; Giovanni Tzetzes, Chiliades, III, 34, 544-560 |
↑24 | Giamblico, Vita di Pitagora, 36, 267 |
↑25 | Eliano non nomina Miia, ma si limita a “donna amata”. Claudio Eliano, Storie Varie, II, 24 |
↑26 | Diogene Laterzio, Vite dei Filosofi, VIII, 39; Porfirio, Vita di Pitagora, 55; Giamblico, Vita di Pitagora, 35, 249 |
↑27 | o era a Metaponto secondo Giamblico |
↑28 | Diogene Laterzio, Vite dei Filosofi, VIII, 39 |
↑29 | Giamblico, Vita di Pitagora, 35, 261 |
↑30 | Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, XII, 9. Diversa versione in Erodoto e Strabone: Erodoto, Storie, V, 44-45; Strabone, Geografia, VI, 1, 13 |
↑31 | Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, XII, 9, 5-6 |
↑32 | Luciano di Samosata, Caronte, XII, 8 |
↑33 | Cicerone, La vecchiaia, IX, 27: «At hi quidem mortui iam sunt» [edizione BUR, traduzione di Carlo Saggio] |
↑34 | Claudio Eliano, Storie Varie, XII, 22: «ὦ Ζεῦ, μὴ τοῦτον Ἡρακλῆ ἡμῖν ἕτερον ἔσπειρας» [edizione Adelphi, traduzione di Claudio Bevegni]; XIV, 47b; Panodoro, Commento al Chronicon di Eusebio |
↑35 | Diodoro Siculo, Biblioteca Storica, IX, 14, 1 – [Excerpta Constantiniana, IV, De sententiis]; Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili, IX, 12, 9, exc.; Ovidio, Ibis, 607; Strabone, Geografia, VI, 1, 12; Pausania, Periegesi della Grecia, VI, 14, 8; Aulo Gellio, Le notti attiche, XV, 16 – [Cornelio Nepote, fr.4] |