Passeri selvaggi
Passeri e amorini
«[Afrodite] qui vieni […] udendo la mia voce di lontano, le porgesti ascolto, e lasciata la casa del padre venisti aggiogando un carro d’oro; e passeri leggiadri ti guidavano veloci al di sopra della nera terra con fitto battito d’ali giù dal cielo per gli spazi dell’etere.»
Saffo, Poesie (Ode ad Afrodite), I, 5-12 – [Traduzione di Franco Ferrari, edizione BUR]
Questi versi appartengono all’ode ad Afrodite, unica poesia di Saffo giunta integra. Circa sette secoli dopo la composizione di questa poesia i deipnosofisti di Ateneo discussero sul perché Saffo avesse fatto condurre il carro di Afrodite dai passeri e non dalle canoniche colombe1Apuleio, Metamorfosi, VI, 6; Senofonte Efesio, Racconti efesii su Abrocome e Anzia, I, 8. Allusione … Continue reading o dagli elefanti; il deipnosofista Mirtilo formulò questa ipotesi:
«Anche i passeri sono inclini alla lussuria. Forse per questo Saffo, accettando questa storia, dice che Afrodite è portata su un carro condotto da passeri. Si tratta infatti di un animale con l’istinto ad accoppiarsi e prolifico.»
Ateneo di Naucrati, I deipnosofisti, IX, 46, 391e. – [Traduzione di Andrea Rimedio, edizione Salerno Editrice]

Passeri e geroglifici
Due secoli dopo il banchetto dei deipnosofisti Orapollo di Nilopoli concluse un trattato sui geroglifici che fu immediatamente tradotto in greco da uno sconosciuto Filippo. Di questo Orapollo conosciamo poco e nulla: visse in Egitto al tempo dell’imperatore Zenone, diresse una delle ultime scuole pagane e si convertì al cristianesimo in tarda età2Suida, Ὡραπόλλων. In questo trattato Orapollo diede un’interpretazione simbolica di centonovantanove geroglifici, definiti come il mezzo attraverso il quale era espresso un sapere antichissimo, misterioso e arcano. La descrizione dei primi settanta geroglifici fu il frutto di una conoscenza diretta e indiretta di questi, ma per i restanti Orapollo elencò le qualità, spesso meravigliose, degli animali raffigurati ispirandosi agli scritti biologici di Aristotele, a quelli paradossografici di Eliano e Ateneo, e anche a quelli sull’oniromanzia di Artemidoro. L’opera di Orapollo ebbe un’immensa fortuna nel Rinascimento: introdotta in Italia dal viaggiatore fiorentino Cristoforo Buondelmonti nel 1422, fu stampata per la prima volta dagli stampatori Manuzio nel 1501 diventando uno dei principali scritti sulla cultura egizia fino alla nascita dell’egittologia moderna.
Ritorniamo ai nostri passeri e vediamo come Orapollo interpreti il geroglifico raffigurante questo piccolo uccellino.
«Quando vogliono simboleggiare un uomo prolifico raffigurano un passero torraiolo; esso infatti, spinto da un smodato desiderio e dalla sovrabbondanza di seme, si accoppia con la femmina sette volte in un’ora. eiaculando il seme interrottamente.»
Orapollo, I geroglifici, II, 115 – [Edizione BUR, a cura di Mario Andrea Rigoni ed Elena Zano]
Passeri assatanati (e pure aristotelici)
Orapollo non fu l’unico a descrivere questa particolare peculiarità dei passeri aggiungendo pure il numero di coiti in un’ora. Secoli prima Aristotele affermò che la virilità del passero e di altri piccoli uccelli3Rondini, cornacchie fosse provocata dell’eccesso di sperma in un corpo di ridotte dimensioni; una virilità e una prolificità dal duro prezzo, perché le piccole dimensioni sono la causa della nascita di pulcini “incompleti”, ciechi e nudi4Aristotele, Riproduzione degli animali, IV, 6, 774b; e la continua emissione di sperma accorcia drammaticamente la vita dei passeri maschi. Questi vivono meno di un anno scomparendo (aphanizesthai) in inverno, infatti solo nelle femmine è possibile assistere al cambio del piumaggio e del colore del becco dopo la stagione fredda5Aristotele, La lunghezza e la brevità della vita, 5, 466b; Ricerche sugli animali, V, 2, 539b; IX, … Continue reading. La prolificità del passero si manifesta anche con l’alto numero di uova deposte: otto, un numero che ha un particolare rimando letterario, perché sono otto i passerotti divorati insieme alla loro mamma da un gigantesco serpente prima di essere fulminato, presagio interpretato dall’indovino acheo Calcante come la durata degli anni della guerra tra Achei e Troiani6Iliade, II, 308-319. Stranamente il successore di Aristotele alla guida del Liceo, Teofrasto, non citò la virilità del passero, ma descrisse come questo piccolo uccello cinguetti d’inverno quando c’è un cambiamento del vento o l’arrivo di una pioggia7Teofrasto, Sui Segni, 28 e all’alba per l’arrivo di una tempesta8Teofrasto, Sui Segni, 39.
La virilità del passero non era conosciuta solo da Aristotele e da tutti quegli autori successivi che trattarono di biologia, ma anche da medici e letterati9Cicerone, Il sommo bene e il sommo male, II, 23, 75; Carmina Priapea, XXVI. Un’ottima ricetta per migliorare le proprie prestazioni sessuali era il mangiare un passero10Plinio il Vecchio, XXX, 49, 141; Ateneo di Naucrati, IX, 46, 391b, il quale al tempo del Vangelo costava meno di uno soldo11Vangelo di Matteo, 10, 29; Vangelo di Luca, 12, 6 e al tempo dell’imperatore Diocleziano meno di due denari12L’editto sui prezzi massimi stabiliva che il costo di una decina di passeri fosse di sedici … Continue reading. Efippo il comico, autore teatrale del IV° a.C., definì il bacio della prostituta come il bacio del passero13Ateneo di Naucrati, XII, 29, 571f-572a, mentre secondo la testimonianza del grammatico Festo nei mimi il pene era chiamato passero14Festo, De verborum significatu, 410L.
Passeri rinascimentali
Particolare è il caso di due carmi di Catullo, precisamente il secondo e il terzo della sua raccolta, carmi conosciuti come quelli del “passero”, nei quali l’amata Lesbia gioca felice con un passero e successivamente piange la sua morte. Nel Quattrocento Poliziano15Poliziano, Miscellaneorum centuria prima, I, 6 e Pontano16Pontano, Parthenopeus, I, 5 diedero un’interpretazione oscena di questi carmi e del passero di Catullo, dove il terzo carme è il pianto disperato del poeta per una sua défaillance o addirittura per la sua impotenza. La tesi dei due umanisti era fondata sull’abitudine da parte di quei due maliziosi di età imperiale Marziale e Giovenale di chiamare “passero” l’opera di Catullo e di utilizzarlo in modo osceno17Marziale, Epigrammi, IX, 6, 14-16; Giovenale, Satire, VI, 8. L’interpretazione di Poliziano, oggi giudicata erronea ed arrestata, fu immediatamente contestata da un allievo di Pontano, Iacopo Sannazaro, il quale scrisse addirittura un epigramma18Iacopo Sannazaro, Epigrammi I, LXI.

Passeri ebrei, passeri cristiani e passeri musulmani
Tra gli autori del Tardo Impero Orapollo è l’unico a citare la virilità del passero, ciò perché si era diffusa e imposta l’immagine cristiana del piccolo uccello. Isidoro di Siviglia ricostruì l’etimologia della parola passer facendola derivare da parviculus, ovvero piccolo e affermando che non a caso i bambini piccoli fossero chiamati parvi ovvero passerotti. I traduttori delle Sacre Scritture utilizzarono passer per tradurre i diversi e generici piccoli uccelli nominati nelle opere dell’Antico Testamento. Nel Levitico è descritta la pratica di purificazione dei lebbrosi che prevedeva l’utilizzo di due passeri: uno da affogare nell’acqua, l’altro da liberare19Levitico, 14, 4-7; tanto i Padri della Chiesa quanto i successivi autori di bestiari citavano tale pratica per illustrare la distinzione tra il corpo e l’anima, il primo rappresentato dal passero affogato e il secondo da quello liberato. Nell’undicesimo secolo l’agostiniano Ugo di Fouilloi nel suo Aviarium, un bestiario dedicato agli uccelli, tramandò diverse interpretazioni allegoriche del passero, il quale negativamente simboleggia l’uomo incostante e orgoglioso che cade nell’eresia; e positivamente l’uomo prudente e virtuoso che sfugge all’errore dell’eresia o addirittura il monaco che vive in pura contemplazione isolato dal mondo20Ugo di Fouilloi, Aviarium, 31-32; 34; 37. Solo nelle raccolte di emblemi di età rinascimentale sopravvisse l’immagine lussuriosa del passero, infatti spesso proprio la lussuria era raffigurata come una giovane donna in groppa a un cavallo o a un caprone con un passero sulla mano sinistra.
Concludiamo con una ricetta medica per migliorare le proprie prestazioni sessuali di ʿĪsā ibn ʿAlī, medico arabo della corte abbaside vissuto nel nono secolo.
«If you want to give power to the coitus, take a male sparrow, pluck out its feathers while it is still alive, leave it on a hornet hive and let it be stung until it dies; once it is dead, cook it with cow fat and fry it until it is well done, and preserve it in a long-necked flask; when you are concerned about the coitus, rub the outer opening of the urethra and the ureter with it, and then you will see wonders.»
Luca Raggetti, ʿĪsā ibn ʿAlī’s Book on the Useful Properties of Animal Parts, Berlino, De Gruyter, 2018, p. 339 (52, c – “chapter on the useful proprieties of the sparrow”) – [Traduzione personale dal testo inglese]
«Se vuoi dare forza al coito, prendi un passero maschio, spiumalo quando è ancora vivo, lascialo in un nido di calabroni e lascia che sia punto fino alla morte; una volta che è morto, cuocilo con grasso di mucca e friggilo fino a quando non è ben fatto, e conservalo in una fiaschetta (dal collo lungo); quando sei preoccupato riguardo il tuo coito, spalma l’apertura dell’uretra e dell’uretere con ciò, e dopo vedrai meraviglie.»




Bibliografia
- Richard W. Hopper, In defence of Catullus’ Dirty Sparrow, in Greece & Rome, vol.32, n°2, 1985, pp. 162-178.
- Louis Charbonneau-Lassay, Il bestiario del Cristo: la misteriosa emblematica di Gesù Cristo, vol. 2, traduzione di Maria Rita Paluzzi e Luciana Marinese, Roma, Edizioni Arkeios, 1994.
- Julian Ward Jones Jr., Catullus’ Passer as Passer, in Greece & Rome, vol. 45, n°2, 1998, pp. 188-194.
- Julia Haig Gaisser, Catullus, Oxford, Oxford University Press, 2007.
- Athanassios Vergados & Shawn O’Bryhim, Reconsidering Catullus’ Passer, in Latomus n°16, 2012, pp. 101-113.
- Luca Raggetti, ʿĪsā ibn ʿAlī’s Book on the Useful Properties of Animal Parts, Berlino, De Gruyter, 2018.
Note
↑1 | Apuleio, Metamorfosi, VI, 6; Senofonte Efesio, Racconti efesii su Abrocome e Anzia, I, 8. Allusione in Aristofane. Aristofane, Lisistrata, 723 |
↑2 | Suida, Ὡραπόλλων |
↑3 | Rondini, cornacchie |
↑4 | Aristotele, Riproduzione degli animali, IV, 6, 774b |
↑5 | Aristotele, La lunghezza e la brevità della vita, 5, 466b; Ricerche sugli animali, V, 2, 539b; IX, 7, 613a-b; Frammento n°260 in Ateneo di Naucrati, I deipnosofisti, 46, 391f-392a; Plinio il Vecchio, Storia naturale, X, 52, 107 |
↑6 | Iliade, II, 308-319 |
↑7 | Teofrasto, Sui Segni, 28 |
↑8 | Teofrasto, Sui Segni, 39 |
↑9 | Cicerone, Il sommo bene e il sommo male, II, 23, 75; Carmina Priapea, XXVI |
↑10 | Plinio il Vecchio, XXX, 49, 141; Ateneo di Naucrati, IX, 46, 391b |
↑11 | Vangelo di Matteo, 10, 29; Vangelo di Luca, 12, 6 |
↑12 | L’editto sui prezzi massimi stabiliva che il costo di una decina di passeri fosse di sedici denari. Editto sui prezzi massimi, IV.1, 37 |
↑13 | Ateneo di Naucrati, XII, 29, 571f-572a |
↑14 | Festo, De verborum significatu, 410L |
↑15 | Poliziano, Miscellaneorum centuria prima, I, 6 |
↑16 | Pontano, Parthenopeus, I, 5 |
↑17 | Marziale, Epigrammi, IX, 6, 14-16; Giovenale, Satire, VI, 8 |
↑18 | Iacopo Sannazaro, Epigrammi I, LXI |
↑19 | Levitico, 14, 4-7 |
↑20 | Ugo di Fouilloi, Aviarium, 31-32; 34; 37 |