Plinio il Giovane, un brav’uomo alla corte di Domiziano
L’angolo superiore sinistro di un grande lapide marmorea è posta sull’ala destra dell’atrio della basilica di Sant’Ambrogio a Milano. Durante i lavori dell’ampliamento della basilica intorno all’anno Mille questa lapide arrivò da Como, fu tagliata in sei parti e fu riutilizzata come il coperchio di un sepolcro o peggio come un tombino. Cinquecento anni dopo diversi eruditi riscoprirono quattro delle sei parti, trascrissero il testo dell’iscrizione e lo pubblicarono1Theodor Mommsen,Inscriptiones Galliae Cisalpinae latinae. consilio et auctoritate Academiae … Continue reading. L’iscrizione testimonia l’inaugurazione delle terme a Como nei primi anni del secondo secolo d.C., terme donate da uno dei cittadini più eminenti: Gaio Plinio Cecilio Secondo, semplicemente Plinio il Giovane.

Gaio Plinio Cecilio Secondo, figlio di Lucio, membro della tribù Oufentina; console; augure; governatore della provincia del Ponto e della Bitinia con poteri consolari in ogni provincia per senatoconsulto, [e] inviato dall’imperatore Cesare Nerva Traiano Augusto Germanico Dacico padre della patria; curatore dell’alveo del Tevere, delle rive e del sistema fognario cittadino; prefetto dell’erario di Saturno; prefetto dell’erario militare; pretore; tribuno della plebe; questore dell’imperatore; seviro della cavalleria romana; tribuno militare della terza legione Gallica, decemviro con incarico di gestire le cause civili; [Egli] costruì le terme spendendo [lacuna] sesterzi, le decorò spendendo trentamila sesterzi [lacuna] e ordinò di riservare dal suo testamento ventimila sesterzi per la sua conservazione; parimenti affidò 186666 sesterzi per il mantenimento di cento suoi liberti, dai quali interessi successivamente volle che fossero destinati a un banchetto per la plebe urbana, diede sesterzi [cinquemila] per il mantenimento dei bambini e delle bambine della plebe urbane e centomila per la conservazione della biblioteca.
CIL 05, 5262; ILS 2927 – [Traduzione personale – Testo originale]




Particolarità di questa iscrizione è che le tappe del cursus honorum di Plinio non sono disposte in ordine cronologico, perché prima sono citate le cariche ricoperte durante il principato di Traiano e dopo quelle ricoperte durante il precedente principato di Domiziano.
Quest’ultimo imperatore è ricordato per le sue tendenze autocratiche, ma meno è ricordato che proprio durante gli anni del suo principato iniziarono o consolidarono la propria carriera politica giovani come Sesto Frontino, lo stesso Plinio, il suo amico e collega Cornelio Tacito, e il loro maestro di retorica Quintiliano2Non bisogna tralasciare i numerosi letterati come Stazio e Silio Italico, o i diversi filosofi come … Continue reading.
Le prime tappe del cursus honorum del giovane Plinio
Nell’80 d.C. il diciottenne Plinio con madre e moglie abbandona la piccola Como per Roma. Membro benestante dell’ordine equestre Plinio frequenta i principali maestri di retorica3Quintiliano e Nicete Sacerdote di Smirne. Plinio il Giovane, Epistole, II, 14, 9; VI, 6, 3 e si presenta come uno dei giovani più promettenti dell’ordine tanto da essere nominato seviro dei cavalieri romani (Seviri Equitum Romanorum): uno dei sei comandanti delle squadre di cavalleria (turmae) stanziate a Roma. Carica onorifica istituita probabilmente da Caligola una cinquantina di anni prima, quando decise che tutti i membri dell’ordine equestre privi di un incarico militare dovessero risiedere a Roma concedendo a chi volesse l’ingresso nel Senato prima dell’assunzione di determinate magistrature4Cassio Dione, Storia Romana, LIX, 9, 5.
Dopo giusto un anno Plinio è in Siria5Plinio il Giovane, Epistole, I, 10, 2 come tribuno militare (Tribunus militum) della legione III Gallica, ma vede poco e nulla i campi di battaglia occupandosi dei bilanci di una legione raramente impegnata in guerra6Plinio il Giovane, Epistole, VII, 31, 2; VIII, 14, 7. Basti pensare che questa legione dalla … Continue reading.
«[63 d.C. – Campagna di Nerone contro i Parti] Ma a Corbulone creava maggiori difficoltà l’ignavia dei suoi soldati che non la perfidia dei nemici, poiché le legioni trasferite dalla Siria, infiacchite dal lungo periodo di pace, mal tolleravano le fatiche del campo. Si appurò che in quell’esercito vi erano dei veterani che non avevano mai fatto servizio di guardia o di sentinella e che guardavano terrapieni e fossati come cose strane e mai viste, non portavano né elmi né corazze, preoccupati solo della loro eleganza e dei loro traffici, poiché avevano sempre prestato servizio in città.»
Tacito, Annali, XIII, 35, 1. [Edizione Mondadori a cura di Lidia Pighetti]
Questo apprendistato militare dura giusto sei mesi. Appena tornato a Roma Plinio è nominato decemviro (Decemvir Stlitibus Iudicandis) dai tribuni della plebe iniziando così la sua carriera da avvocato. Il decemviro è uno dieci presidenti del collegio dei centumviri7Plinio il Giovane, Epistole, VI, 12, 2, magistratura minore di antica origine riformata da Augusto. I decemviri si occupavano dei processi di libertà (liberales causae), sovraintendevano alla nomina dei centumviri e li convocavano in caso di processo.
Circa nove anni dopo (89/90) inizia ufficialmente il cursus honorum del ventisettenne Plinio, quando Domiziano lo “raccomanda” per la questura8L’imperatore indica al Senato dei candidati per una magistratura. Alcune volte sono indicati … Continue reading. Per un anno Plinio è uno dei principali segretari dell’imperatore e il suo rappresentante al Senato al quale trasmette le sue raccomandazioni9Plinio il Giovane, Epistole, VII, 16, 2. Il questore di Cesare (Quaestor Caesaris) è esentato dal dover ricoprire l’edilità e il tribunato per poter essere nominato console; ma due anni dopo Plinio sarà lo stesso tribuno della plebe10Plinio il Giovane, Epistole, VII, 16, 2.
Il meritevole Plinio e il crudele Domiziano
«[Io, Cornelio Tacito] non negherò invece che la mia carriera si cominciata con Vespasiano aumentata da Tito, e spinta ancora in più alto da Domiziano…»
Tacito, Storie, I, 1, 5 [Edizione BUR. Introduzione di Luciano Lenaz. Traduzione di Felice Dessì]
Nel 93 Plinio è nominato pretore, questa carica è l’ultimo passo verso il consolato e la possibilità di essere nominato governatore di una provincia, ma soprattutto è un attestato di stima immensa da parte di Domiziano11Plinio il Giovane, Epistole, III, 11, 2; VII, 16, 2. Tuttora la critica discute sulla datazione di questa magistratura: c’è chi l’anticipa al 90/91 e chi la posticipa al 95. Al di là della datazione il 93 è l’anno della svolta autocratica e violenta dell’imperatore: i filosofi sono espulsi dall’Italia12Nell’89 furono espulsi dalla sola Roma. Plinio il Giovane, Epistole, III, 13, 3; Aulo Gellio, … Continue reading; numerosi oppositori sono esiliati, mandati a morte o assassinati13Tacito, Agricola, 41-42; 45, 1-2; Svetonio, Vite dei Cesari: Domiziano, 10-11; Cassio Dione, Storia … Continue reading); ha inizio la persecuzione dei Giudei e dei Cristiani14Svetonio, Vite dei Cesari: Domiziano, 13; Cassio Dione, Storia Romana, LXVII, 14, 1-3; Eusebio di … Continue reading. La causa di tale svolta è stata spessa considerata la caduta di un preferito dell’imperatore, una prova di forza del Senato mal digerita dal sospettoso Domiziano, prova di forza nella quale Plinio fu uno dei protagonisti.
Bebio Massa è uno dei preferiti dell’imperatore e un delatore di primissima categoria secondo le parole di Tacito15Tacito, Storie, IV, 50, 5 e di Giovenale16Giovenale, Satire, I, 35-36. Decenni prima questo provinciale portò la testa del proconsole Pisone, un fedelissimo dell’imperatore Vitellio, a Vespasiano ricevendo in cambio la nomina a senatore e la promessa di un’allettante carriera da governatore17Tacito, Storie, IV, 50, 4-5. In quel 93 Bebio Massa era stato accusato di concussione e di malversazione ai danni degli abitanti della Spagna Betica, fu condannato alla relegazione, alla restituzione di parte delle somme estorte attraverso il sequestro preventivo di parte dei propri beni. Gli avvocati dell’accusa erano Plinio ed Erennio Senecione, un senatore proveniente proprio dalla Spagna Betica18Plinio il Giovane, Epistole, VII, 33, 3, quindi fortemente interessato a difendere gli interessi dei suoi concittadini tra i quali numerosi clienti ed eventuali parenti.
Per quanto riguarda i beni sequestrati al condannato una legge di un secolo prima (lex Acilia) prevedeva la loro vendita da parte dei questori e la nomina di custodi da parte dei consoli per evitare spiacevoli irregolarità. Senecione teme che i custodi possano accordarsi sotto banco con Massa evitando la vendita dei beni o vendendoli per poco e nulla ai clienti e ai liberti del condannato. Senecione convince Plinio ad appoggiarlo nel presentare ai consoli e al Senato una richiesta di maggior controllo dell’operato dei custodi, ma Massa che ancora non si era avviato per l’esilio accusa Senecione di non essere un avvocato, ma un complice dei falsi Betici e di accanirsi contro di lui. Massa sottolinea con forza e molto probabilmente dinnanzi allo stesso Domiziano che questo accanimento spregevole verso un povero condannato è un’offesa alla maestà dell’imperatore19Plinio il Giovane, Epistole, VII, 33, 4-7. Massa nella sua accusa non fa il nome di Plinio, il quale risponde:
«Temo, illustrissimi Consoli, che Massa col suo silenzio non mi ritenga un avvocato che si accorda con l’avversario, dato che non ha accusato anche me di lesa maestà.»
Plinio il Giovane, Epistole, VII, 33, 8. [Edizione BUR. Traduzione di Luigi Rusca]
Alla fine dell’anno Senecione è condannato a morte. Il delatore Mettio Caro era riuscito a dimostrare che il de vita Helvidi di Senecione, non era la biografia di Elvido Prisco, famoso oppositore di Nerone, ma era un attacco alla maestà dell’imperatore. Il figlio di Elvido era stato condannato giustamente da Domiziano, colpevole di aver scritto e diffuso epigrammi dove volgarmente criticava l’imperatore; Senecione con la scusa della biografia del padre aveva offeso a sua volta l’imperatore((Plinio il Giovane, Epistole, VII, 19, 4-6; Tacito, Agricola, 2, 1; 45, 1-2)).
«Non vide Agricola assediata la curia e circondato di armati il Senato, non vide, in un’unica strage, il massacro di tantissimi uomini che erano pur stati consoli, l’esilio e la fuga di tante nobilissime donne. All’attivo di Caro Mezio c’era ancora una sola vittoria e le accuse-sentenze di Messalino infuriavano solo nella reggia albana e ancora Massa Bebio poteva essere messo sotto accusa. Subito dopo furono le nostre stesse mani a gettare in carcere Elvidio; noi ha fatto rossi di vergogna la vista di Maurico e di Rustico, noi ha fatto rossi di sangue la morte di Senecione innocente. Nerone almeno distolse lo sguardo dai suoi delitti: li ordinò, ma non rimase a godersi lo spettacolo. Sotto Domiziano invece l’aspetto peggiore delle nostre sventure fu nel vedere e nell’essere visti: venivano registrati i nostri sospiri, quando a spiegare l’evidente pallore di tanti uomini bastava quel volto sinistro e quel rossore con cui si difendeva dalla vergogna.»
Tacito, Agricola, 45, 1-2. [Edizione Garzanti. Traduzione di Mario Stefanoni]
Circa un paio di anni dopo (94/96) Plinio è nominato da Domiziano prefetto dell’erario militare (praefectus Aerarium militare), un incarico di enorme prestigio e di enorme responsabilità il dover amministrare il patrimonio dell’immensa macchina da guerra romana. Successivamente quando la dinastia dei Flavi si estinguerà per sette pugnalate20Svetonio, Vite dei Cesari: Domiziano, 17; Cassio Dione, Storia Romana, LXVII, 17, quando imperatori saranno Nerva e Traiano, molti senatori dovranno giustificare la loro carriera sotto il crudele Domiziano.
Nelle lettere e soprattutto nel panegirico a Traiano Plinio afferma con forza che aveva bloccato volontariamente la sua corsa verso il consolato in quel terribile 93: il processo contro Massa; quell’atto di disobbedienza civile nell’andare a confortare il filosofo Artemidoro21Questo filosofo non ha niente a che fare con Artemidoro di Daldi, il famoso autore … Continue reading non da semplice cittadino, ma come pretore accompagnato dai fasci22Plinio il Giovane, Epistole, III, 11, 2-3; il suo inorridire davanti agli atti crudeli di Domiziano; tutto ciò lo aveva spinto ad allontanarsi dalla vita politica consapevole di poter con questa scelta irritare ancora di più il paranoico imperatore23Plinio il Giovane, Panegirico a Traiano, 95, 2-3. In una lettera a Licinio Sura, collaboratore fidatissimo di Traiano, Plinio ricorda di come nell’archivio segreto di Domiziano era stata ritrovata una lettera di quel Caro il delatore, dove faceva notare a Domiziano che gli schiavi e i liberti di Plinio si erano tagliati i capelli e li avevano consacrati agli dei sicuramente per ringraziarli del pericolo scampato dal loro disobbediente e irrispettoso padrone24Plinio il Giovane, Epistole, VII, 27, 14.
Plinio, un collaboratore fedele dell’imperatore Traiano
Quando c’è un violento cambio di regime, è raro che avvenga una totale epurazione degli apparati burocratici, militari e industriali. I nuovi padroni hanno bisogno di gente capace ed esperta e si può chiudere un occhio – anzi due – dinnanzi a quel burocrate, a quell’ufficiale, a quell’industriale capace e sveglio, e non troppo compromesso con il precedente regime.
Durante gli anni del principato di Domiziano Plinio aveva dimostrato non solo di essere un buon avvocato o un buon oratore, ma soprattutto di essere un capace amministratore. Domiziano ignorò le accuse proposte dai suoi fedeli delatori e il vecchio Nerva lo nominò prefetto dell’erario di Saturno25Plinio il Giovane, Epistole, III, 4, 2 (Praefectus aerarii Saturni). Questo prefetto si occupa della gestione dell’erario pubblico, delle casse senatoriali e dei fondi delle amministrazioni senatoriali in Italia e nelle province senatorie; ma anche dell’amministrazione dei beni dei condannati, di quelli vacanti e di quelli provenienti dai testamenti nei quali non era citato l’imperatore.
Nel settembre del 100 Plinio fu nominato console suffetto con il misconosciuto Cornuto Tertullo26Sulle modalità della nomina: Plinio il Giovane, Panegirico a Traiano, 91-93. Cornuto Tertullo fu … Continue reading. Il Principato aveva svuotato il consolato di quasi tutte le prerogative politiche, però questa magistratura era ancora il perquisito per la nomina a governatore di una provincia. Era abbastanza comune ricorrere al console suffetto, un console nominato per pochissimo tempo (coppia – o mezza dozzina di mesi), che sostituiva il console ordinario e che soprattutto garantiva un meritevole candidato al ruolo di governatore. Plinio non solo ringrazierà Traiano con la lettura in Senato del panegirico giunto a noi, ma personalmente finanzierà e gestirà i giochi circensi per il genetliaco dell’imperatore. Plinio si dichiarerà così fortunato di essere console in quel mese dove cade quel giorno in cui fu assassinato Domiziano, fu proclamato imperatore Nerva, e nacque Traiano2718 settembre. Plinio il Giovane, Panegirico a Traiano, 92, 4-5.
L’epistolario di Plinio ci testimonia come quest’ultimo fosse goloso di nuovi onori tanto da chiedere a Traiano l’augurato o il settemvirato28Plinio il Giovane, Epistole, X, 13. L’augure aveva perso qualsiasi ruolo politico e si limitava alla consultazione dei segni inviati dagli dei per confermare la preghiera annuale per la salute del popolo romano; il settemviro (septemvir epulo) organizzava il banchetto (epulum Iovis) dedicato alla triade Capitolina nel Campidoglio ogni tredici novembre29Tito Livio, Storia di Roma, XXXI, 4, 8; Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili, II, 1, 2; Aulo … Continue reading. Nella sua richiesta Plinio ricordava le sue referenze e diverse raccomandazioni tra cui spiccavano quelle del precedente augure Sesto Frontino30Plinio il Giovane, Epistole, IV, 8, 3 e del fu Verginio Rufo31Plinio il Giovane, Epistole, II, 1, 8. Plinio non si limitava a chiedere nuovi onori, ma chiese all’imperatore di godere di quei privilegi concessi dalla “legge dei tre figli“, benché lui pur con tre matrimoni alle spalle non abbia avuto nessun figlio32Plinio il Giovane, Epistole, X, 2, 1-3.
Nel 103 Plinio è augure, due o quattro anni dopo è curatore dell’alveo del Tevere, delle sue rive e delle fognature di Roma (Curator alvei Tiberis et riparum et cloacarum). Una carica creata da Augusto33Svetonio, Vite dei Cesari: Augusto, 37 e riformata durante il principato di Nerva da quel Sesto Frontino, amico di Plinio, ex augure, ma soprattutto autore di un trattato sugli acquedotti.
Nel 111 Plinio è scelto come governatore della provincia della Bitinia e del Ponto. Il decimo libro del suo epistolario è dedicato alla sua esperienza da governatore, ai consigli richiesti all’imperatore Traiano, alle numerose problematiche come liti tra provinciali o la gestione dei Cristiani. L’epigrafe del cursus honorum presenta Plinio inviato dall’imperatore e allo stesso tempo dal Senato attraverso un senatoconsulto. Un secolo prima Augusto aveva riformato la struttura dell’Impero: le province erano divise in senatorie e in imperiali, nelle prime il governatore era nominato dal Senato, era privo di imperium (comando militare) data l’assenza di legioni stanziate; nelle seconde era nominato dall’imperatore che gli concedeva l’imperium. La provincia della Bitinia e del Ponto è una provincia senatoria, quindi il governatore doveva essere nominato dal Senato; però l’iscrizione cita anche la nomina dell’imperatore. Molto probabilmente per un breve periodo di tempo, forse durante le campagne militari di Traiano contro i Parti, la provincia di Bitinia e del Ponto divenne di tipo imperiale. Tuttora si discute se Plinio fu nominato “due volte” governatore, se ci fu un cambio del suo status durante la sua carica o se la sua nomina comprendeva contemporaneamente quella del Senato e quella di Traiano.
Plinio il filantropo
«Ma bisogna saper anteporre l’interesse pubblico a quello privato, le cose eterne alle mortali e provvedere con molta maggior diligenza a ciò che si dona che a quanto ci appartiene.»
Plinio il Giovane, Epistole, VII, 18, 5
Lo zelo filantropico di Plinio potrebbe essere riassunto in questa frase della lettera al concittadino Caninio Rufo, il quale chiedeva consigli su come garantire la sicurezza di quella parte del suo patrimonio donato alla cittadinanza di Como per i pubblici banchetti.
Plinio comprende la preoccupazione del suo concittadino, perché spesso i doni o i finanziamenti concessi da eminenti cittadini come loro alle comunità cittadine sono utilizzati male o peggio sperperati in cose inutili. In una lettera destinata a Tacito Plinio giustifica il suo finanziare solo in parte l’arrivo e il mantenimento dei maestri di retorica per i giovani comaschi con il voler responsabilizzare i padri di questi nella scelta dei maestri. Plinio chiede al suo caro amico se gli possa raccomandare dei buoni maestri, benché precisi con fermezza che non ci deve essere nessun legame di amicizia o clientelare tra lui e i maestri indicati.
«A questo malanno (lo sperpero dei fondi) v’è un rimedio: se viene lasciata ai soli genitori la facoltà di assumere i professori e costringerli a una scrupolosa scelta anche con l’obbligo di sopportarne la spesa. Giacché coloro che fossero poco scrupolosi del denaro altrui, lo saranno certamente del proprio; e si interessano perché solo chi è degno benefici del mio denaro, se ne riceverà anche da loro stessi.»
Plinio il Giovane, Epistole, IV, 13, 7-8




L’iscrizione di inizio articolo è integrata dalla lettera a Caninio, perché lì è specificata non solo la somma precisa donata da Plinio per gli alimenta ai bambini e alle bambine comasche, ma anche il modo in cui Plinio riuscì a garantirla.
Plinio vendette un latifondo incolto all’amministrazione di Como per un prezzo inferiore al suo valore nominale e successivamente si accordò con l’amministratore dei beni fondiari della città nel far concedere il latifondo in affitto per 30.000 sesterzi annui, molto probabilmente il 6% del valore nominale del latifondo. Successivamente Plinio affittò il fondo come colono e lo concesse – o addirittura lo subaffittò – a un coltivatore fidato garantendo alla comunità la somma per il mantenimento e allo stesso tempo garantendosi i frutti del fondo per un affitto irrisorio. Un’operazione simile dovette essere fatta per il mantenimento dei liberti fidati di Plinio.




Note
↑1 | Theodor Mommsen,Inscriptiones Galliae Cisalpinae latinae. consilio et auctoritate Academiae litterarum regiae Borussicae edidit Theodorus Mommsen. Inscriptiones regionis Italiae Decimae comprehendens; Pars prior. Berolini, 1872, p.568 |
↑2 | Non bisogna tralasciare i numerosi letterati come Stazio e Silio Italico, o i diversi filosofi come Dione di Prusa, Epitteto e Apollonio di Tiana |
↑3 | Quintiliano e Nicete Sacerdote di Smirne. Plinio il Giovane, Epistole, II, 14, 9; VI, 6, 3 |
↑4 | Cassio Dione, Storia Romana, LIX, 9, 5 |
↑5 | Plinio il Giovane, Epistole, I, 10, 2 |
↑6 | Plinio il Giovane, Epistole, VII, 31, 2; VIII, 14, 7. Basti pensare che questa legione dalla rivolta giudaica fino alla spedizione di Lucio Vero contro i Parti mai partecipò a grandi operazioni militari |
↑7 | Plinio il Giovane, Epistole, VI, 12, 2 |
↑8 | L’imperatore indica al Senato dei candidati per una magistratura. Alcune volte sono indicati più candidati così da lasciare al Senato la possibilità di scelta, altre volte sono direttamente indicate le nomine |
↑9 | Plinio il Giovane, Epistole, VII, 16, 2 |
↑10 | Plinio il Giovane, Epistole, VII, 16, 2 |
↑11 | Plinio il Giovane, Epistole, III, 11, 2; VII, 16, 2 |
↑12 | Nell’89 furono espulsi dalla sola Roma. Plinio il Giovane, Epistole, III, 13, 3; Aulo Gellio, Le notti attiche, XV, 11, 4-5; Cassio Dione, Storia Romana, LXIII, 13, 3-4 |
↑13 | Tacito, Agricola, 41-42; 45, 1-2; Svetonio, Vite dei Cesari: Domiziano, 10-11; Cassio Dione, Storia Romana, LXIII, 13, 1-2; 14 |
↑14 | Svetonio, Vite dei Cesari: Domiziano, 13; Cassio Dione, Storia Romana, LXVII, 14, 1-3; Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica, III, 17-20 |
↑15 | Tacito, Storie, IV, 50, 5 |
↑16 | Giovenale, Satire, I, 35-36 |
↑17 | Tacito, Storie, IV, 50, 4-5 |
↑18 | Plinio il Giovane, Epistole, VII, 33, 3 |
↑19 | Plinio il Giovane, Epistole, VII, 33, 4-7 |
↑20 | Svetonio, Vite dei Cesari: Domiziano, 17; Cassio Dione, Storia Romana, LXVII, 17 |
↑21 | Questo filosofo non ha niente a che fare con Artemidoro di Daldi, il famoso autore dell’Onirocritica. Alcune edizioni dell’epistolario affermano incautamente che l’Artemidoro di Plinio fosse il padre di Artemidoro di Daldi |
↑22 | Plinio il Giovane, Epistole, III, 11, 2-3 |
↑23 | Plinio il Giovane, Panegirico a Traiano, 95, 2-3 |
↑24 | Plinio il Giovane, Epistole, VII, 27, 14 |
↑25 | Plinio il Giovane, Epistole, III, 4, 2 |
↑26 | Sulle modalità della nomina: Plinio il Giovane, Panegirico a Traiano, 91-93. Cornuto Tertullo fu collega di Plinio non solo al consolato, ma anche precedentemente nella prefettura dell’erario di Saturno. Plinio il Giovane, Epistole, II, 11, 19-20; II, 12, 2-4; V; 14, 1-6 |
↑27 | 18 settembre. Plinio il Giovane, Panegirico a Traiano, 92, 4-5 |
↑28 | Plinio il Giovane, Epistole, X, 13 |
↑29 | Tito Livio, Storia di Roma, XXXI, 4, 8; Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili, II, 1, 2; Aulo Gellio, Notti attiche, XII, 8 |
↑30 | Plinio il Giovane, Epistole, IV, 8, 3 |
↑31 | Plinio il Giovane, Epistole, II, 1, 8 |
↑32 | Plinio il Giovane, Epistole, X, 2, 1-3 |
↑33 | Svetonio, Vite dei Cesari: Augusto, 37 |