Rivalità cittadine al tempo di Nerone
Un particolare graffito
Una delle principali domus degli scavi archeologici di Pompei è la Casa dei Vettii1Regio, VI, 15, 1, una gigantesca domus la cui datazione risale alla seconda metà del I° a.C., probabilmente appartenuta a due liberti o libertini che si sono arricchiti grazie al commercio e che successivamente sono riusciti a candidarsi (e forse a essere eletti) per le magistrature cittadine2CIL 04, 3522. Domus che ha vissuto le ultime fasi della Repubblica, la formazione del Principato, il tremendo terremoto del 62 d.C.3Seneca e Tacito danno notizia di questo terremoto, ma con due datazioni diverse: Seneca tramanda … Continue reading, e ovviamente l’eruzione del 79 d.C. Domus che ci ha lasciato numerosi reperti tra affreschi, oggetti e graffiti.
Uno di questi graffiti, purtroppo andato perduto, fu portato alla luce durante le prime fasi di scavi di questa domus tra il 1894 e il 1895. Scavi condotti dall’archeologo napoletano Antonio Sogliano, il quale fu il primo a pubblicare e a studiare tale graffito.

IUDICIS AUG(USTI) FELIC(ITER) PUTEOLOS ANTIUM TEGEANO POMPEIOS HAE SUNT VERAE / COLONIAE
[CIL 04, 03525 – ILS 6444 – Traduzione tratta da Iscrizioni pompeiane. La vita pubblica a cura di Giovanni Oscar Onorato.]
«Per le decisioni dell’Augusto, evviva! Pozzuoli, Anzio, Tegiano, Pompei: sono queste le vere colonie!»
Il graffito è datato intorno al 63 a.C. e diversi studiosi per motivi paleografici e grammatici ritengono che tale graffito fosse in verità composto da tre distinti graffiti probabilmente scritti da mano differente.
Iudicis Augusti feliciter
Questa è una breve acclamazione che troviamo in un paio di fonti letterarie come invocazione del genio dell’imperatore da effettuare prima dell’inizio di un banchetto4Petronio, Satyricon, 60, 7; Pseudo-Arcone, Commentarii in Q. Horatium Flaccum: Carmina, 4, 5, 32 I … Continue reading. La presenza di diversi graffiti che recitano questa formula a Pompei5CIL 04 528; 1074; 1612; 3726 hanno portato diversi studiosi a ipotizzare un’eventuale visita dell’imperatore Nerone nel febbraio del 63 d.C.6Se accettiamo la datazione di Seneca per il terremoto, Nerone sarebbe stato a Pompei il giorno del … Continue reading, forse per ringraziare Venere, divinità protettrice della città7Colonia Cornelia Veneria Pompeianorum, questo è il nome della città al tempo della … Continue reading, della nascita ad Anzio della figlia Claudia dalla sua seconda moglie Poppea Sabina8Tac. Ann. 15, 23, 1-3.. Gli studiosi concordano che Poppea quasi sicuramente era nata a Pompei o che la sua famiglia (Poppaei) fosse una delle principali famiglie della città: il matrimonio con Nerone permise a Poppea di far concedere diversi benefici alla città. Il particolare rapporto o addirittura identificazione tra Poppea e la Venere di Pompei è testimoniato non solo da alcune fonti iconografiche, ma anche da un passo di Tacito e da uno di Cassio Dione, benché quest’ultimo tramandato dall’epitomatore di età bizantina Giovanni Xifilino9Tac. Ann. 16, 6, 2; Cassio Dione, Historia Romana, 63, 26, 3..
Puteolos Antium Tegeano Pompeios
La seconda parte del graffito è una lista composta dai nomi di quattro città ed è strettamente collegata alla terza parte dove è presente quel coloniae, ma rimanda indirettamente anche a un passo degli Annales di Tacito.
«Nel medesimo anno (60 d.C.) – […]. In Italia, poi, l’antica città di Pozzuoli ottenne di possedere i diritti di colonia e di intitolarsi a Nerone. A Taranto e ad Anzio vennero assegnati dei veterani, senza però che questo portasse alcun rimedio allo spopolamento delle due città, perché per la maggior parte essi si dispersero nelle provincie in cui avevano terminato il servizio; inoltre, non essendo avvezzi a prendere moglie e ad allevare figli, lasciavano le loro case e prive di discendenti. Infatti a fondare colonie non si mandavano più, come un tempo, intere legioni con i tribuni, i centurioni e i soldati di ciascun manipolo, in modo che grazie alla concordia e allo spirito di corpo costituissero una sorta di piccolo Stato, ma si trattava di uomini sconosciuti gli uni agli altri, provenienti da manipoli diversi, senza un capo, senza solidarietà, quasi raccolti da un’altra razza di uomini che, costretti improvvisamente a vivere insieme, formavano un’accozzaglia eterogenea di gente, e non una colonia.»
Tacito, Annales, 14, 27, 2-3 – [Traduzione tratta da edizione Einaudi a cura di Lidia Pighetti]
In questo passo Tacito condanna la modalità di istituzione delle colonie al tempo del principato di Nerone e forse implicitamente a quelle dei principati successivi, definendole come istituzioni fallimentari, prive di qualsiasi organizzazione e di programmazione futura. Tutto differente dalla fondazione delle colonie dell’età precedente. Un passo del De vitis Caesarum di Svetonio implicitamente aiuta a giudicare come il passo di Tacito sia viziato da un giudizio troppo nostalgico di quest’ultimo incapace o peggio colpevole di non osservare e di descrivere un cambiamento dell’idea di colonia e dei suoi fini.
«[Nerone] Stabilì ad Anzio una colonia di veterani delle milizie pretoriane, ascrivendovi i più ricchi centurioni primipilari e trasferendoli di domicilio. Vi costruì anche un porto con immensa spesa.»
Svetonio, De vitis Caesarum: Nero, 9 – [Traduzione di Felice Dessì per edizione BUR Rizzoli]
Nell’età alto imperiale fino alla dinastia dei Severi o addirittura al tempo degli Antonini10Aulo Gellio, Noctes Atticae, 16, 13, 8-9 la funzione delle colonie era diversa rispetto a quella delle colonie d’età repubblicana o tardo repubblicana. Precedentemente le colonie erano fondate ai confini del territorio romano o in zone appena conquistate ed avevano principalmente funzioni di presidio e di difesa: queste colonie presentavano istituzioni abbastanza complesse e raggiungevano anche un numero di abitanti pari a cinquemila. Non a caso le colonie di Parma11Colonia fondata nel 183 a.C. attraverso l’arrivo di duemila coloni ai quali ad ognuno di loro … Continue reading e di Modena12Colonia fondata nel 183 a.C. attraverso l’arrivo di duemila coloni ai quali ad ognuno di loro … Continue reading (Mutina) avevano il fine di controllare la Gallia Cisalpina, mentre quella di Pozzuoli (Puteoli) di avere un nuovo porto sul Tirreno. Differente da Parma e Mantova è la storia di Pozzuoli, città di origine greca fondata intorno al VI° a.C., poi conquistata dai Campani e dai Sanniti e conosciuta dagli autori grechi con il nome di Dicaearchia13Strabone, Geographia, 5, 4, 6.; successivamente Pozzuoli divenne parte del territorio romano durante la fine del III° a.C. diventando uno dei principali porti romani sul Tirreno e nel 194 fu dedotta una colonia con l’invio di trecento coloni14Liv. 25, 22, 5; 26, 17, 2; 30, 21, 11-12; 34, 45, 1; Velleio Patercolo, Historiae romanae ad M. … Continue reading. Dal tempo dei Gracchi fino all’istituzione del Principato le colonie diventano una vera e propria valvola di sfogo per due problemi di Roma: il grande numero di cittadini, anzi di proletari, e le poche terre disponibili; ma soprattutto la necessità di stanziare i veterani delle legioni. La Pompei antica fu fondata probabilmente da Osci e da Sanniti15Str. 5, 4, 8. ed entrò nell’orbita romana già durante la seconda guerra punica; ma durante la guerra sociale si schierò contro Roma e fu conquistata da Silla16Vell. 2, 16, 2; Appiano, Bella civilia, 1, 39, 175; Orosio, Historiarum adversus paganos libri … Continue reading, il quale però gli garantì lo status di colonia17Cicerone, Pro P. Sulla, 21, 60-62.. Similmente Taranto, città più antica e più grande di Pompei, entrò nelle istituzioni romane con la fondazione di una vicina colonia nel 122 a.C.18Colonia Neptunia. Str. 6, 3, 4; Vell. 1, 13, 5; Plinio il Vecchio, Historia Naturalis, 3, 16, 99., la fusione dell’antico Taranto greca e della colonia romana avvenne successivamente, forse al tempo del secondo triumvirato.
In età imperiale la deduzione di colonie è in particolare quelle nel Meridione d’Italia e nell’Ager Campanus aveva il fine di impedire lo spopolamento di queste zone attraverso colonie di veterani che avrebbero messo a coltura le terre lasciate incolte, non contadini – soldati come fantasticato da Virgilio decenni prima, ma come grandi proprietari terrieri con determinati mezzi economici e umani in grado di poter mettere a frutto le terre incolte e garantire gli approvvigionamenti di grano per Roma. L’importanza della Campania nel quadro degli approvvigionamenti rimarrà una costante fino al Tardo Impero.
«Dopo di lei arriva la provincia della Campania, che non è certo molto grande, ma ha uomini ricchi e, essendo autosufficiente, è il granaio di Roma, regina del mondo.»
Expositio Totius Mundi et Gentium, 54 – [Traduzione personale]
Incidenti all’anfiteatro e colonie sconosciute
Ritornando al passo di Tacito per il caso di Pozzuoli è citato lo ius coloniae et cognomentum ossia due distinti atti: la concessione o precisamente la conferma del diritto di colonia e l’onore di portare nel nome il cognome dell’imperatore. Pompei ricevette diversi onori dall’imperatore Nerone soprattutto per volontà della sua seconda moglie Poppea Sabina. Questi onori potevano consistere tanto in aiuti finanziari per la ricostruzione della città dopo il temibile terremoto del 62, aiuti che svanirono con la morte di Poppea19Morte la cui tradizione delle fonte letterarie vede causata da un calcio dell’imperatore … Continue reading; oppure la rimozione di un particolare bando imposto un paio di anni prima dallo stesso imperatore.
«Nel medesimo tempo (59 d.C.), durante uno spettacolo di gladiatori dato da Livineio Regolo, che, come ho già riferito, era stato espulso dal senato, per un incidente di poco conto scoppiò tra Nocerini e Pompeiani una rissa sanguinosa che ebbe tragiche conseguenze. Dapprima, con l’intemperanza abituale di queste cittadine di provincia, essi cominciarono a lanciarsi insulti, poi passarono alle sassate e infine impugnarono le armi. Quelli di Pompei, dove si dava appunto lo spettacolo, ebbero la meglio, mentre molti dei Nocerini furono trasportati a Roma con il corpo gravemente mutilato dai colpi ricevuti e non pochi piangevano la morte di un figlio o del padre. L’indagine giudiziaria su questi fatti fu da Nerone deferita al senato: ai cittadini di Pompei fu vietato per dieci anni di tenere riunioni pubbliche di quel genere e furono sciolte le associazioni che avevano costituito contro le norme di legge. Livineio e gli altri responsabili dei gravi disordini furono condannati all’esilio.»
Tacito, Annales, 14, 17 – [Traduzione tratta da edizione Einaudi a cura di Lidia Pighetti]




Non è interesse analizzare l’episodio dell’anfiteatro e lo scontro tra Nocerini e Pompeiani, però è ora necessario tenerlo a mente per la terza parte del graffito. È necessario ritornare alla lista delle quattro città e in particolare di Tegianum, la quale identificazione ha portato gli studiosi a proporre ben tre diverse ipotesi. Tegianum è semplicemente un piccolo municipio della Lucania sulla riva sinistra del fiume Tanagro20Plin. HN, 3, 11, 15.; Antonio Sogliano rifiutò questa identificazione perché città troppo lontana dalle altre e propose Teglanum, un piccolo sito tra Nola e Nocera indicato nella Tavola Peutingeriana, unica copia di un’antica carta romana itineraria militare datata probabilmente alla fine del IV° d.C. e giunta a noi grazie a una copia dell’undicesimo secolo; altri studiosi propongono un errore dell’autore del graffito che voleva scrivere semplicemente Tarentum.
Hae sunt verae coloniae
La terza parte del graffito ha suscitato un profondo dibattito tra gli studiosi, in particolare se Pompei abbia davvero ricevuto lo ius coloniae et cognomentum al tempo di Nerone, o solamente gli eventuali aiuti finanziari per la ricostruzione della città dopo il terremoto e la rimozione del bando per l’organizzazione dei giochi gladiatori. Quei studiosi che sostengono l’eventuale “rifondazione” suggeriscono che forse sia stato inglobato a Pompei il municipio di Oplontis, luogo mai nominato dalle fonti letterarie e da quelle epigrafiche a esclusione della Tavola Peutingeriana che lo pone a cinque chilometri da Pompei. Altri studiosi rifiutano questa tesi affermando che Olpontis fosse semplicemente una zona di villeggiatura nella quale erano presenti diverse ville appartenenti all’aristocrazia Romana tra cui una appartenente a Poppea21Fino a oggi gli scavi archeologici hanno portato alla luce due distinte ville.
Altri studiosi pongono la loro attenzione su quel verae coloniae che potrebbe supporre l’esistenza nella mente dell’autore del graffito e nel linguaggio comune di “false colonie”, quindi l’autore del graffito volontariamente abbia posto Pompei allo stesso livello delle tre città citate le quali avevano ricevuto l’onore della deduzione di una colonia da parte di Nerone. La probabile “falsa colonia” potrebbe essere stata proprio Nocera (Nuceria), la quale con Capua ricevette da Nerone la deduzione di una colonia di veterani nel 57 d.C.22Tac. Ann. 13, 31, 2. I Pompeiani non avrebbero gradito la preferenza di Nerone verso i Nocerini, preferenza che prevedeva la concessione di numerose terre dell’agro pubblico ai Nocerini a scapito dei Pompeiani, tale concessione sarebbe stata vendicata dai Pompeiani proprio durante i giochi gladiatori organizzati da Livineio Regolo.
L’autore del graffito avrebbe voluto lanciare una frecciatina ai rivali Nocerini rivendicando con orgoglio il ruolo prominente di Pompei tra le città della Campania.
Bibliografia – Risorse
- Bibliografia
- Antonio Sogliano, Colonie Neroniane in Rendiconti Accademia dei Lince, VI, 1897, pag 389-402.
- Carlo Giordano; Poppea e Nerone tra Oplontis e Pompei in Sylva Mala. Bollettino del centro studi arhceologici di Boscoreale e Boscotrecase; anno 3, 1982, pp. 2-7. – [link]
- Huet Valérie, La représentation de la rixe de l’amphithéâtre de Pompéi: une préfiguration de l’«hooliganisme»? in Histoire urbaine, 2004/2 (n° 10), pp. 89-112. – [link]
- Eliodoro Savino; Nerone, Pompei e il terremoto del 63 d.C. in Interventi imperiali in campo economico e sociale. Da Augusto al Tardoantico (a cura di Merola e Marino Storchi), Bari, Edipuglia, 2009, pp. 225-244 – [Link]
- Alison E. Cooley, The Cambridge Manual of Latin Epigraphy, Cambridge, Cambridge University Press, 2012.
- Fabrizio Pesando, Colonia Cornelia Veneria Pompeianorum, ovvero l’esperimento dell’oligarchia, in Mélanges de l’École française de Rome – Antiquité, 127-2 | 2015, messo in linea il 23 ottobre 2015. – [link]
- Matteo De Bernardi, La rissa del 59 d.C. nell’anfiteatro pompeiano alla luce di un nuovo ritrovamento archeologico in Ratio Iuris, messo in linea il 26 marzo 2019 – [link]
- Risorse
- Epigraphik-Datenbank Clauss / Slaby – [Link]
- Tabula-Peutingeriana.de
- The Oplontis Project – [Link]
Note
↑1 | Regio, VI, 15, 1 |
↑2 | CIL 04, 3522 |
↑3 | Seneca e Tacito danno notizia di questo terremoto, ma con due datazioni diverse: Seneca tramanda una data completa ossia 5 febbraio del 63, mentre Tacito solo l’anno ossia il 62. Tuttora si preferisce la data proposta da Tacito e si propone il passo di Seneca come una glossa di un copista. Seneca, Naturales quaestiones, 6, 1; Tacito, Annales, 15, 22, 2. |
↑4 | Petronio, Satyricon, 60, 7; Pseudo-Arcone, Commentarii in Q. Horatium Flaccum: Carmina, 4, 5, 32 I p. 401 Havthal |
↑5 | CIL 04 528; 1074; 1612; 3726 |
↑6 | Se accettiamo la datazione di Seneca per il terremoto, Nerone sarebbe stato a Pompei il giorno del terremoto. |
↑7 | Colonia Cornelia Veneria Pompeianorum, questo è il nome della città al tempo della “rifondazione” di Pompei con l’arrivo di veterani dell’esercito di Silla tra cui uno dei suoi nipoti. CIL 10, 787 |
↑8 | Tac. Ann. 15, 23, 1-3. |
↑9 | Tac. Ann. 16, 6, 2; Cassio Dione, Historia Romana, 63, 26, 3. |
↑10 | Aulo Gellio, Noctes Atticae, 16, 13, 8-9 |
↑11 | Colonia fondata nel 183 a.C. attraverso l’arrivo di duemila coloni ai quali ad ognuno di loro sono concessi otto iugeri di terreno coltivabile. Tito Livio, Ab urbe condita, 39, 55, 7-8. |
↑12 | Colonia fondata nel 183 a.C. attraverso l’arrivo di duemila coloni ai quali ad ognuno di loro sono concessi cinque iugeri di terreno coltivabile. Liv. 39, 55, 7-8. |
↑13 | Strabone, Geographia, 5, 4, 6. |
↑14 | Liv. 25, 22, 5; 26, 17, 2; 30, 21, 11-12; 34, 45, 1; Velleio Patercolo, Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo, 1, 15, 3. |
↑15 | Str. 5, 4, 8. |
↑16 | Vell. 2, 16, 2; Appiano, Bella civilia, 1, 39, 175; Orosio, Historiarum adversus paganos libri septem, 5, 18, 22-23. |
↑17 | Cicerone, Pro P. Sulla, 21, 60-62. |
↑18 | Colonia Neptunia. Str. 6, 3, 4; Vell. 1, 13, 5; Plinio il Vecchio, Historia Naturalis, 3, 16, 99. |
↑19 | Morte la cui tradizione delle fonte letterarie vede causata da un calcio dell’imperatore Nerone, ma che potrebbe essere semplicemente causata da problemi di parto o da un aborto: Tac. Ann. 16, 6; Svetonio, De vitis Caesarum: Nero, 35; Dione, 68, 28, 1-2. |
↑20 | Plin. HN, 3, 11, 15. |
↑21 | Fino a oggi gli scavi archeologici hanno portato alla luce due distinte ville |
↑22 | Tac. Ann. 13, 31, 2 |