Spiriti inquieti del mondo antico
Invocare la vendetta del Sole

«Ἥλιε, τὴν μοῖραν ζητήσῃ
ἐμήν, λιτανεύω· / νήπις ὢν
ἀνόμοις χειρσὶν φο-
νέων […] διόλωλα /
κεῖ[μαι δ’] ἐν παρόδῳ
γονέων δ’ ὀλόλυγμα ὑπάρχω. /
ἡμέτερον γλυκὺ τέκνον
Λοῦκι, καὶ κατὰ γαῖαν θ[άρ]-
σει.»«O Sole, indaga sulla mia sorte, te ne supplico: essendo fanciullo sono morto per le mani empie di assassini. Giaccio qui sul lato della strada e sono lo strazio dei genitori.
SEG 7, 45 – IK 65, 60 – Traduzione tratta da Iscrizioni dello estremo oriente greco. Un repertorio a cura di Filippo Canali De Rossi.
Dolce figlio nostro Lucio sta saldo anche sotto terra.»
Questo epitaffio occupa la parte inferiore di una stele sepolcrale alta all’incirca sessanta centimetri (0,45×0,66m), la quale fu scoperta durante i primi anni venti del secolo scorso nei pressi del villaggio di Kamechlieh, oggi la città di al-Qamishli lungo l’attuale confine turco-siriano.
Sulla parte superiore dell’epitaffio è scolpito il bassorilievo di un un bambino con le mani incrociate al petto nell’atto di stringere un qualcosa di non identificabile, forse un uccellino; ai suoi lati due gigantesche mani aperte in posizione di preghiera. La stele è datata intorno alla fine del I° d.C. ed è una testimonianza del culto solare praticato dai cittadini romani nella periferia orientale dell’Impero; culto che nei secoli immediatamente successivi si trasformerà in diversi culti sincretici come quello del Sol Invictus promosso dall’imperatore Aureliano1Scriptores Historiae Augusta: Aurelianus, 25; 35; 48. oppure nel particolare disegno di restaurazione e di rinnovamento della religione classica pagana progettato dall’imperatore Giuliano e dai membri della sua corte2Le opere dello stesso imperatore e al De diis et mundo di Saturnino Secondo Salustio..
L’epitaffio è un’invocazione, anzi un ὀλολυγμός. Questa parola indica genericamente un canto trionfale o di gioia3Eschilo, Choephori, 387; Euripide, Orestes, 1137., ma può indicare anche un lamento disperato come testimoniato da questo epitaffio e da un epigramma attribuito al poeta ellenico del I° a.C. Meleagro di Gadara.
«Non le nozze conobbe, ma l’Ade marito Clearista,
[Anthologia Palatina, 7, 182 – Traduzione tratta dal secondo volume dell’edizione Einaudi curata da Filippo Maria Pontani]
come il cinto di vergine disciolse.
C’era dianzi nel vespro fragore di flauti alle soglie,
e dalle porte un gran gran rimbombo d’echi:
nel mattino ululati sonarono, il coro di nozze
virò, zittito, in una nenia flebile,
mentre le torce, barbagli di resina al talamo, chiaro,
l’ultimo viaggio fecero alla morta.»
I genitori del piccolo Lucio invocano il Sole (Ἥλιος) per potere conoscere la causa della morte del bambino e per implorare la punizione celeste sugli assassini. L’immagine del Sole, il quale dall’alto del cielo conosce tutte le azioni degli uomini, è comune ai culti orientali e a quello greco-romano, benché in quest’ultimo pantheon sia ridotto a una divinità di rango minore rispetto agli Olimpi4Ἥλιος è spesso identificato con Apollo, ma come divinità indipendente è adorato a Corinto, … Continue reading.
«Zeus, padre, signore dell’Ida, gloriosissimo, massimo
[Omero, Ilias, III, 276-280 – Traduzione di Rosa Calzecchi Onesti per Einaudi]
Sole, che tutto vedi e tutto ascolti,
e Fiumi, e Terra, e voi due che sotterra i morti
uomini punite, chi trasgredì giuramenti,
siate voi testimoni, serbate il patto leale […]»
Queste sono le parole recitate da Agamennone durante il sacrificio agli dei di un agnello bianco e di uno nero prima del duello tra Paride e Menelao. Simile immagine si ritrova nell’Inno a Demetra precisamente quando la dea implora il Sole di rivelare l’identità del rapimento di Persefone.
«[…]
[Inni Omerici, 2, 69-73 – Traduzione tratta da edizione BUR Rizzoli a cura di Giuseppe Zanetto]
Ma poiché tu (Sole) su tutta la terra e sul mare
volgi il tuo sguardo raggiante dall’alto dell’etere chiaro,
dimmi sinceramente se hai visto colui – un dio o un mortale –
che ha preso mia figlia, mentre io ero lontana,
facendole forza, ed è fuggito con lei.»
L’invocazione al Sole da parte dei genitori di Lucio nasce probabilmente anche dal timore che la sua anima non possa trovare pace continuando a vagare per l’eternità o almeno fino al raggiungimento del termine fissato alla sua vita dagli dei come un fantasma, uno spirito maligno o semplicemente come un βιαιοθάνατος.
Fantasmi e spiriti maligni ad Atene e a Roma
I βιαιοθάνατοι sono gli spiriti maligni tanto dei suicidi quanto dei morti in modo violento, e per tale motivo sono condannati a vagare per la terra5Plutarco, Vitae Parallelae: Cimon, 1; Tertulliano, De Anima, 57, 1-5; Vettio Valente, Anthologiarum … Continue reading o nei pressi dei diversi ingressi degli inferi6Virgilio, Aeneis, 6, 426-431. insieme ad altri gruppi di spiriti come gli ἄωροι, gli ἄγαμοι e gli ἄταφοι. I primi due gruppi includono coloro che sono morti troppo presto, ossia i bambini e coloro morti prima di essersi sposati o semplicemente ancora vergini7Metrodoro, Fragmenta, 52; Eur. Alcestis, 168; Platone, Res Publica, 10, 13, 615c; Filostrato, Vita … Continue reading; il terzo include tutti coloro che non sono stati sepolti o che sono stati sepolti senza la somministrazione dei corretti riti funebri8Questi ultimi sono il prodotto di un terribile sacrilegio che provoca l’ira degli dei. Sofocle, … Continue reading.
I latini preferiscono trascrivere direttamente queste parole greche per indicare questi particolari spiriti maligni, oppure nel caso di un uso generico utilizzare idola, translitterazione del corrispettivo greco9Cicerone in particolare riporta due parole greche: εἶδος e φαντασία affermando chela … Continue reading, o parole proprie come i nomi larvae e lemures10Entrambe le parole indicano anche la particolare maschera utilizzata a teatro per interpretare un … Continue reading e i participi insepulti e innupti11Cic. Philippicae, 1, 2, 5.
Calmare un fantasma, sfruttare un fantasma
Qualunque sia il loro nome o la loro particolare condizione questi spiriti – fantasmi sono esorcizzati attraverso particolari riti che prevedevano non solo la somministrazione dei corretti riti funebri o addirittura l’instaurazione di un vero e proprio culto12Ovidio nei Fasti ricostruisce la storia della ricorrenza dei Lemuria la quale prevedeva la … Continue reading, ma anche il porre delle pietre sulla tomba dello spirito o addirittura riesumare il corpo bucandolo in diverse parti del corpo con una lama o a mani nude13Pseudo-Quintiliano, Declamationes Maior, 10; Paus. 9, 38, 5.. Questi spiriti spesso sono evocati da negromanti e da fattucchiere per conoscere le cause di una morte inspiegabile14Cic. Tusculanae Disputationes, I, 48, 115; Pseudo-Plutarco, Consolatio ad Apollonium, 14, 109b-d. o nei casi peggiori come mezzo per poter lanciare una maledizione o un incantesimo d’amore come questo giunto a noi attraverso un papiro del quarto secolo15Apul. Metamorphoses, 9, 29-31. Papyri Graeci Magici, IV, 296-406..
«E, dopo aver preso una lamina di piombo, scrivi questo stesso incantesimo e recitalo. Lega strettamente la lamina alle figure preso da un telaio e fa 365 nodi, dicendo, come sai: “Abrasax, afferrala!”, al calar del sole, poni la lamina nella tomba di un morto prematuramente o con violenza, ponendogli vicino anche i fiori di stagione.»
Papyri Graecae Magicae, IV, 330-334 – Traduzione tratta dalla tesi di laurea di Giuseppe Nuzzi – [link]

Bibliografia
- Franz Cumont, Il sole vindice dei delitti ed il simbolo delle mani alzate in Atti e memorie della pontificia accademia romana di archeologia, III, 1, 1923, pp. 65-81.
- Franz Cumont, Deux monuments des cultes solaires in Syria, 14, 4, 1933, pp. 381-395 – [link].
- The Greek Magical Papyri in translation. Including the Demotic Spells; edited by Hans Dieter Betz; The University of Chicago Press, 1986
- Sarah Iles Johnston, Restless Dead: Encounters Between the Living and the Dead in Ancient Greece; University of California Press, 1999.
- Daniel Ogden, Magic, Witchcraft and Ghost in the Greek and Roman Worlds. A sourcebook; Oxford University Press, 2000.
- Erwin Rohde, Psiche: Culto delle anime e fede nell’immortalità presso i Greci, Roma, Laterza, 2006.
- Derek Collins, Magic in the Ancient Greek World, Oxford, Blackwell Publishing LTD, 2008.
Note
↑1 | Scriptores Historiae Augusta: Aurelianus, 25; 35; 48. |
↑2 | Le opere dello stesso imperatore e al De diis et mundo di Saturnino Secondo Salustio. |
↑3 | Eschilo, Choephori, 387; Euripide, Orestes, 1137. |
↑4 | Ἥλιος è spesso identificato con Apollo, ma come divinità indipendente è adorato a Corinto, a Trezene, a Mantinea, a Rodi e a Elis. Aristofane addirittura ritiene il Sole e la Luna le divinità per eccellenza dei barbari: Aristofane, Pax, 406-408; Pindaro, Olympian Odes, 7; Strabone, Geographia, 14, 2, 5; Pausania, Graeciae descriptio, 2, 1, 5; 2, 3, 2; 2, 4, 6; 2, 11, 1; 2, 31, 5; 6, 24, 6; 8, 9, 4. |
↑5 | Plutarco, Vitae Parallelae: Cimon, 1; Tertulliano, De Anima, 57, 1-5; Vettio Valente, Anthologiarum libri IX, 2, 72P. |
↑6 | Virgilio, Aeneis, 6, 426-431. |
↑7 | Metrodoro, Fragmenta, 52; Eur. Alcestis, 168; Platone, Res Publica, 10, 13, 615c; Filostrato, Vita Apollonii, 6, 4; Tertulliano, De Anima, 57, 1-5; Anthologia Palatina, 7, 662. |
↑8 | Questi ultimi sono il prodotto di un terribile sacrilegio che provoca l’ira degli dei. Sofocle, Antigone, 29; 1070; Eur. Hecuba, 49-52; Supplices, 538-540; Plat. Leges, 9, 12, 873c; Isocrate, Orationes, 4, 55; 12, 169. |
↑9 | Cicerone in particolare riporta due parole greche: εἶδος e φαντασία affermando chela prima fu introdotta da Democrito, mentre la seconda utilizzata erroneamente dal suo contemporaneo Cazio Insubre. Cicerone, Epistualae ad Familiares, 15, 16, 1-2. Plinio il Giovane, Epistulae, 7, 21. |
↑10 | Entrambe le parole indicano anche la particolare maschera utilizzata a teatro per interpretare un fantasma o una creatura mostruosa, mentre i soli Lemures sono paragonabili a gruppi collettivi di divinità come i Lari e i Penati. Plauto, Aulularia, 4, 4, 642; Captivi, 3, 4, 597; Mercator, 5, 4, 941; Orazio, Epistulae, 2, 2, 221; Sermonum Libri II, 1, 5, 64; Seneca, Divi Claudii Apokolokýntosis, 9, 3; Epistulae, 24, 18; Persio, Saturae, 5, 182; Petronio, Satyricon, 34, 8; Plinio il Vecchio, Historia Naturalis, praef, 31; Apuleio, De deo Socratis, 15. |
↑11 | Cic. Philippicae, 1, 2, 5 |
↑12 | Ovidio nei Fasti ricostruisce la storia della ricorrenza dei Lemuria la quale prevedeva la purificazione della casa e si teneva il nove, l’undici e il tredici di maggio. Ov. Fasti, 5, 438-492; su riti nel mondo greco Paus. 8, 23, 8. |
↑13 | Pseudo-Quintiliano, Declamationes Maior, 10; Paus. 9, 38, 5. |
↑14 | Cic. Tusculanae Disputationes, I, 48, 115; Pseudo-Plutarco, Consolatio ad Apollonium, 14, 109b-d. |
↑15 | Apul. Metamorphoses, 9, 29-31. Papyri Graeci Magici, IV, 296-406. |