Storia di una moneta, storia della fine di un impero

Questo solido è stato coniato durante il brevissimo dominato di Romolo Augusto, l’ultimo imperatore romano d’occidente.
Sul dritto il profilo a tre quarti dell’imperatore che stringe una lancia, indossa il diadema imperiale e un’armatura sontuosamente decorata. Intorno la scritta D N ROMVLVS AVGVSTVS P F AVG, ovvero Dominus Noster Romulus Augutus Pius Felix Augustus.
Sul rovescio una vittoria alata volta verso sinistra che stringe una croce ingioiellata. La scritta R|COMOB|M indica che questo solido è di oro puro (obryziacum) ed è stato coniato dalla zecca “comitatense” di Roma, ovvero da una zecca attiva solo ed esclusivamente alla presenza in città dell’imperatore e della sua corte. La scritta VICTORIA AVGGG è l’abbreviazione di Victoria Augustorum1Normalmente le tre G indicano tre Augusti attivi, ma è difficile la loro identificazione per … Continue reading.
«L’oro obrizzo (obryzum aurum) è stato così chiamato in quanto obradiat, ossia brilla, intensamente. È il genere d’oro dal colore più bello, colore detto in Ebraico ophaz ed in greco κιρρός, che significa giallastro.»
Isidoro di Siviglia, Etymologiae sive origines, 16, 18, 2 – [Traduzione tratta da edizione UTET a cura di Angelo Valastro Canale]
L’agonia di un impero
«a. 454 – (Consoli) Ezio e Studio
Conte Marcellino, Chronicon, a. 454, 1-2 – [Traduzione personale]
Attila, re degli Unni, razziatore delle provincie d’Europa, fu colpito di notte da un pugnale impugnato dalla moglie. Alcuni raccontano che sia stato in realtà ucciso sputando sangue.
Ezio, grande salvezza dell’impero occidentale e terrore del re Attila fu trucidato nel palazzo con l’amico Boezio dall’imperatore Valentiniano, e con lui morì il regno d’Occidente e finora non è stato in grado di essere ripristinato.»
Tra il 453 e il 455 morirono Attila, re degli Unni2Primi mesi del 453 d.C. Prospero Tirone, Epitoma Chronicon, a. 453, 1370; Conte Marcellino, … Continue reading; l’imperatore romano d’occidente Valentiniano III, assassinato dal patrizio Massimo o da due soldati della guardia imperiale316 marzo del 455 d.C. Prosp. Tiro. Chron. a. 455, 1375, 10-16; Hyd. Lem. Chron. a. 455, 154; … Continue reading (protectores domestici); e il suo comandante supremo dell’esercito (magister utriusque militiae), il patrizio Ezio che fu assassinato per volontà dello stesso Valentiniano421 o 24 settembre del 454 d.C. Prosp. Tiro. Chron. a. 454, 1373; Hyd. Lem. Chron. a. 454, 152; … Continue reading. Con queste tre morti finì un precario equilibrio nella parte occidentale dell’impero e in ventuno anni di agonia si susseguirono meno di una decina di imperatori tra coloro che erano legittimati dal vecchio Senato romano o soprattutto dall’imperatore d’Oriente, e semplici usurpatori spesso marionette del magister militum di turno. La dissoluzione del regno unno provocò lo spostamento verso l’Italia degli Eruli, degli Sciri e dei Rugi, i quali nei decenni precedenti erano stati tanto avversari di Roma quanto il nerbo del suo esercito.
Venti anni dopo la morte di Valentiniano III Giulio Nepote, comandante militare per la prefettura dell’Illirico5Magister militiae Dalmatiae secondo un legge del 473. Codice Giustinianeo, 6, 61, 5, 1., figlio del magister utriusque militiae Nepoziano6Teofane Confessore nella sua Chronographia chiama Giulio Nepote con un patronimico. Jord. Rom. 338. … Continue reading e nipote di Marcellino comes della Dalmazia7Marcell. Com. a. 474, 2. Jord. Get. 45, 239., fu incaricato dall’imperatore romano d’oriente Leone I di scacciare l’usurpatore Glicerio, comandante della guardia imperiale (comes domesticorum) che era stato nominato imperatore dal patrizio Gundobado, magister militum praesentalis e futuro re dei Burgundi803 o 05 marzo del 473. Cassiod. Chron. a. 473, 1295; Jord. Get. 45, 239; Evag. HE. II, 16, 66; … Continue reading.
Giulio Nepote sbarcò a Ravenna e forse qui fu nominato Cesare da Domiziano, cliente di Zenone, il figlio dell’imperatore Leone e reggente per suo figlio, il giovane imperatore Leone II9Jord. Rom. 338.. Successivamente Nepote marciò verso Roma ed entrò senza incontrare una qualsiasi resistenza, perché Gundobado e il suo esercito erano ritornati in Gallia probabilmente per la morte del padre Gundioco, re dei Burgundi10La scelta di Gundobado è sintomo di come questi comandanti militari barbari ritenessero più … Continue reading. Nepote obbligò l’usurpatore Glicerio a diventare vescovo di Solona in Dalmazia e fu nominato Augusto il diciannove o il ventiquattro giugno11Marcell. Com. a. 474, 2; 475, 2; Anonimo Valesiano, 7, 36; Jord. Get. 45, 241; Jord. Rom. 388; … Continue reading. La parte occidentale dell’impero aveva un suo imperatore legittimato dal suo collega della parte orientale e non sostenuto esclusivamente da un comandante dell’esercito; benché questo nuovo imperatore avesse un’autorità limitata su una piccola parte della Gallia e sull’Italia, dato che oramai le altre parti dell’Impero erano sotto il controllo legittimo o illegittimo dei vari re e comandanti barbari.
Benché abbia dovuto accettare la perdita della sovranità sull’Africa, sulla Sicilia e sulla Sardegna a vantaggio dei Vandali di Genserico12La pace “suprema” del 474 firmata da Zenone e Genserico. Proc. BV. 1, 7. e quella dell’Alvernia a vantaggio dei Visigoti di Eurico13Jord. Get. 45, 240-241. Giulio Nepote era forte dell’appoggio di Zenone, ma in quei primi giorni del gennaio del 475 Zenone dovette abbandonare Costantinopoli a causa della ribellione di Flavio Basilisco, fratello di Verina, moglie di Leone I1409 gennaio 475. Il piccolo Leone II era morto all’età di sette anni dopo meno di un anno di … Continue reading.
Per difendere la sua debole autorità Nepote dovette affidarsi a un nuovo magister militum, Flavio Oreste, un romano della Pannonia, il quale era stato notaio di Attila e suo ambasciatore a Costantinopoli in due occasioni, inoltre aveva sposato la figlia di Romolo, comes e ambasciatore romano alla corte di Attila15Prisco di Panion, Historia, Fr. 11, 1 1-18; 11, 2, 35-169; 13, 2, 3-5 Blockley; Anon. Val. 8, 38..
Nepote ordinò a Flavio Oreste di spostarsi in Gallia probabilmente per marciare contro Eurico, ma quest’ultimo decise di marciare verso Roma. L’imperatore scappò a Ravenna, privo di un esercito fedele e soprattutto dell’appoggio dell’imperatore d’oriente decise di fuggire nella natia Dalmazia16Marcell. Com. a. 475, 2; Cassiod. Chron. a. 475, 1371; Anon. Val. 7, 36; Jord. Rom. 344; Get. 45, … Continue reading. Nel 480 l’esule imperatore sarà assassinato dai comites Vittore e Ovida1709 maggio o 22 giugno Marcell. Com. a. 480, 2; Anon. Val. 7, 36; Auct. add. Haun. a. 480; Fasti … Continue reading: questo fu il destino dell’ultimo imperatore romano d’occidente legittimato dal collega d’oriente.
Flavio Oreste era oramai l’unico detentore del potere in Italia e avrebbe potuto farsi nominare Augusto da qualche alleato fidato nel Senato romano, ma decise di fare un qualcosa di diverso, un qualcosa testimoniato da tutte le (poche) fonti sugli ultimi anni di vita dell’impero romano d’Occidente. Solo una di queste fonti, gli Auctaria et additamenta Hauniensis, una serie di annotazioni alla Epitoma Chronicon di Prospero Tirone, scritte nell’Italia longobarda nel sesto secolo, ha trasmesso la data di tutto ciò:
«Dopo la fuga di questo [Nepote], il potente Oreste, per quanto non osasse accrescere le proprie prerogative, disdegnando la troppa audacia, fece imperatore suo figlio Augustolo vicino alla città di Ravenna il 31 ottobre.»
Auctaria et additamenta Hauniensis, a. 475, 2 – [Traduzione di Mario Pierpaoli tratta da Vita e personaggi di Ravenna antica]
L’augusto Romolo, storpiato da tutti come Romolo Augustolo.
L’ultimo imperatore
«Augustolo, che prima di salire al trono dai suoi veniva chiamato Romolo, è proclamato imperatore dal padre il patrizio Oreste.»
Anonimo Valesiano, 8, 37 – [Traduzione tratta dall’antologia I Barbari. Testi dei secoli IV-XI scelti, tradotti e commentati da Elio Bartolini]
Gli Eruli, gli Sciri e i Rugi stanziati in Italia come parte dell’esercito di Flavio Oreste iniziarono a chiedere con insistenza di non vivere più negli accampamenti e di essere stanziati sul territorio italiano ricevendo un terzo delle terre romane (ovvero ogni romano doveva cedere un terzo dei suoi possedimenti). Questi erano ovviamente pronti a difendere il suolo italiano da qualsiasi minaccia esterna, ma non più a vagare per i resti di un impero per i capricci di qualche magister militum e di qualche debole imperatore18Proc. BG. 1, 1..
Tutto ciò era l’ultima fase della trasformazione dello ius hospitum: i soldati, definiti come hospites non più dovevano ricevere alloggio da un cittadino e un terzo dei suoi guadagni come mantenimento; ma erano trattati similmente ai veterani ricevendo delle terre in cui stabilirsi.
Flavio Oreste rifiutò le richieste dei soldati e questi nominarono Odoacre come loro leader19È chiamato sciro da Giovanni d’Antiochia; rugio da Giordane; goto da Teofane. Jord. Rom. 344; … Continue reading. Il 23 agosto Odoacre fu innalzato sugli scudi e nominato re20Auct. add. Haun. a. 476, 2. Pasch. Camp. a. 476; Fast. Vind. Prior a. 476. (rex), cinque giorni dopo Oreste fu catturato a Piacenza e decapitato2128 agosto 476. Marcell. Com. a. 476, 2. Cassiod. Chron. a. 476, 1303; Anon. Val. 8, 37; Jord. Get. … Continue reading, successivamente anche Paolo, fratello di Oreste, fu ucciso nei pressi di Ravenna2231 agosto o 4 settembre 476. Cassiod. Chron. a. 476, 1303; Anon. Val. 8, 37; Auct. add. Haun. 476, … Continue reading. Il quattro settembre Odoacre entrò a Ravenna, ma non uccise il debole Romolo Augustolo, lo depose23Anon. Val. 8, 38; 10, 45; Jord. Get. 46, 242; Rom. 344; Proc. BG. 1, 1; Teoph. AM 5965., lo inviò nelle sue terre in Campania, precisamente a Capo Miseno nel famoso Lucullanum, la villa di Lucullo (I° secolo a.C.) fornendogli anche una pensione annuale di 6000 solidi24Anon. Val. 8, 38..
Tre imperatori per un impero che non esiste più
Nel 477 la crisi politica nella parte orientale dell’Impero si era conclusa e Zenone era riuscito a rientrare a Costantinopoli25John. Mal. 15, 378-380; Evagr. HE. 3, 8; Chron. Pasch. a. 478; Teoph. AM 5969. Erano in vita tre “imperatori” d’Occidente: Glicerio, vescovo di Solona26Secondo la testimonianza di Malco tramandata da Fozio: Glicerio fu il mandante dell’omicidio di … Continue reading; l’esiliato Giulio Nepote e Romolo Augustolo, mai legittimato da Costantinopoli. Tre re barbari “maggiori” si spartivano la carcassa dell’impero romano d’Occidente: Eurico in Gallia, Genserico in Africa e Odoacre in Italia con questi ultimi che si scambiavano territori senza problemi dato che Odoacre ricevette la Sicilia da Genserico e lasciò a Eurico la libertà di conquistare Marsiglia e di inglobare i pochi resti della Provenza romana. Al di là di tutto ciò le istituzioni romane continuavano a sopravvivere: un Senato di Roma esisteva ed era in ottimi rapporti con Odoacre tanto che pur se con qualche interruzione si continuavano a nominare i consoli della parte occidentale. Solo cinquanta anni dopo tutto ciò iniziò a scomparire, solo dopo gli storici di quella metà del sesto secolo, dell’epoca di Giustiniano e della guerra greco-gotica, scrissero della fine dell’impero romano d’Occidente avvenuta con la deposizione di Romolo Augusto. Cassiodoro, che visse al tempo di Odoacre e di Teodorico il Grande, nella sua cronaca si limitò a registrare la morte di Flavio Oreste e di suo fratello Paolo, mai citando l’insignificante Augustolo. Il comes Marcellino, collaboratore fedele di Giustiniano, nella sua cronaca sarà il primo a parlare della fine dell’Impero.
«Odoacre re dei Goti occupò Roma. Lì Odoacre trucidò Oreste. Odoacre condannò Augustulo, figlio di Oreste, all’esilio nel castello Luculliano in Campania. Con questo Augustulo morì l’impero romano d’Occidente, il quale Ottaviano Augusto, il primo degli Augusti, iniziò a reggere settecentonove anni dalla fondazione della città, ciò accadde dopo cinquecentoventidue anni di regno degli imperatori precedenti e da allora i re dei Goti controllarono Roma.»
Conte Marcellino, Chronicon, a. 476, 2 – [Traduzione personale]
Con il ritorno di Zenone Odoacre e Giulio Nepote presero le contromisure e inviarono ambasciatori a Costantinopoli27La principale fonte su ciò è un frammento di Malco trasmesso attraverso Excerpta de legationibus … Continue reading, in particolare il primo fece inviare a nome di Romolo Augustolo le insegne imperiali28Malc. fr. 14. Cassiod. Chron. a. 476, 1303; Anon. Val. 12, 64. (ornamenta palatii) e la dichiarazione che un solo imperatore bastava per l’Impero e Odoacre si impegnava a tutelare gli interessi di Zenone in Italia chiedendo in cambio solo il titolo di patrizio e l’affidamento dell’Italia in modo da legittimare il tutto. Cosa che l’imperatore fece, attribuì a Odoacre il titolo di patrizio, ma lo obbligò a riconoscere l’esiliato Giulio Nepote come imperatore. Addirittura Zenone commentò soddisfatto di come questo barbaro stesse assumendo velocemente i costumi romani29Malc. fr. 14..
Una tessera, una moneta, una morte non morte




Questa è una tessera monumentum, probabilmente un peso campione (exagium) oppure un “omaggio” distribuito per l’inaugurazione di un edificio. La totalità delle tesserae è datata al quinto secolo ed è caratterizzata dalla formula “Salvo domino nostro / Salvis dominis nostris“. Questa particolare tessera è datata tra il 476 e il 485, data del consolato di Quinto Aurelio Simmaco, e presenta sia il nome dell’imperatore Zenone, introdotto da “Domino nostro” e quello di Odoacre, introdotto dal solo “Domino” così da sottolineare la sua inferiorità gerarchica rispetto a Zenone.




Questo tremisse, una moneta d’oro pari a un terzo di un solido, è datato tra il 477 e il 480, ovvero gli anni di Giulio Nepote, “imperatore esiliato” in Dalmazia. Sul dritto il profilo di Nepote che indossa ornamenti tipici degli imperatori come il diadema di perle e l’armatura. Intorno la scritta D N IVLI NEPOS P F VAG, ovvero Dominus Noster Iulius Nepos Pius Felix Augustus. Sul rovescio una croce in una corona d’alloro, sotto COMOB; benché sia assente altra titolatura è possibile affermare che la moneta sia stata coniata a Milano.
Odoacre regnò sull’Italia e addirittura marciò verso la Dalmazia, sconfisse quell’Ovida e quel Vittore, gli assassini di Giulio Nepote e letteralmente conquistò la Dalmazia30Cassiod. Chron. a. 481, 1309; Auct. add. Haun. a. 480.. Però Costantinopoli non perdona e non dimentica: Zenone nel 483 designò il re dei Goti Teodorico come console per l’anno successivo e gli concesse il titolo di patrizio, gli suggerì che era identico nei titoli a quell’Odoacre in Italia, lontano dai Balcani, lontano dalle mura possenti di Costantinopoli. Cinque anni dopo Teodorico marciò verso l’Italia, una guerra lunga altri cinque anni, una finta pace mediata dal vescovo di Ravenna con un banchetto per celebrarla, Teodorico che trafigge Odoacre, i Goti che massacrano gli altri ospiti31Anon. Val. 11, 55-56; John. Ant. Fr. 238. Finisce il regno di Odoacre e inizia quello di Teodorico il Grande.
«Zenone, regnando in Gonstantinopoli, comandava a tutto lo imperio orientale; gli Ostrogoti Mesia e Pannonia signoreggiavano; i Visigoti, Suevi e Alani la Guascogna tenevano e la Spagna; i Vandali l’Affrica, i Franchi e Burgundi la Francia, gli Eruli e i Turingi la Italia. Era il regno degli Ostrogoti pervenuto a Teoderico nipote di Velamir, il quale, tenendo amicizia con Zenone imperadore orientale, gli scrisse come a’ suoi Ostrogoti pareva cosa ingiusta, sendo superiori di virtù a tutti gli altri popoli, essere inferiori di imperio, e come egli era impossibile poterli tenere ristretti dentro a’ termini di Pannonia, tale che, veggendo come gli era necessario lasciare loro pigliare l’armi e ire a cercare nuove terre, voleva prima farlo intendere a lui, acciò che potesse provedervi, concedendo loro qualche paese, dove con sua buona grazia potessero più onestamente e con loro maggiore comodità vivere. Onde che Zenone, parte per paura, parte per il desiderio aveva di cacciare di Italia Odeacre, concesse a Teoderigo il venire contro a quello e pigliare la possessione di Italia. Il quale subito partì di Pannonia, dove lasciò i Zepidi, popoli suoi amici; e venuto in Italia, ammazzò Odeacre e il figliuolo, e con l’esemplo di quello, prese il titulo di re di Italia; e pose la sua sedia in Ravenna, mosso da quelle cagioni che feciono già a Valentiniano imperadore abitarvi. Fu Teoderigo uomo nella guerra e nella pace eccellentissimo, donde nell’una fu sempre vincitore, nell’altra benificò grandemente le città e i popoli suoi. »
Machiavelli, Istorie Fiorentine, I, 4.
Bibliografia – Risorse
- Bibliografia
- AA.VV., The Prosopography of the Later Roman Empire: Volume 2, AD 395-527 (PLRE II), Cambridge University Press, 1980.
- AA.VV., The Roman Imperial Coniage: Volume X, AD 395-491 (RIC X), London, Spink and Son LTD, 1994.
- R.C. Blockley, The Fragmentary Classicising Historians of the Later Roman Empire: Eunapius, Olympiodorus, Priscus and Malchus, Volume 2: Text, translation and historiographical notes; Liverpool, Francis Cairns, 1983.
- Ioannis Antiocheni fragmenta quae supersunt omnia, edited by Sergei Mariev, Corpus Fontium Historiae Byzantinae Series Berolinensis n°47; Berlin, de Gruyter, 2008.
- Risorse
- Per Prospero Tirone, gli Auctaria et additamenta Hauniensis, gli Additamenta ad Prosperus Hauniensis, i Fasti Vindobonenses Priores, i Fasti vindobonenses posteriores è stato consultato il non volume della Monumenta Germaniae Historica: Auctores antiquissimi. (Consultabile online grazie al progetto di diverse università tedesche – link)
- Il testo latino del Chronicon del Conte Marcellino e dell’Anonimo Valesiano sono consultabili online grazie a Digital library of late-antique Latin texts (digilibLT), progetto dell’Università del Piemonte orientale (link)
- Il testo latino dell’Anonimo Valesiano e una traduzione in inglese dell’edizione Loeb del 1939 sono disponibili su LacusCurtius. (link)
- Il sito dell’American Numismatic Society per le informazioni sulle monete (link)
- Epigraphic Database Roma per le informazioni sulla tessera (link)
Note
↑1 | Normalmente le tre G indicano tre Augusti attivi, ma è difficile la loro identificazione per quanto riguarda le monete degli ultimi decenni dell’impero. |
↑2 | Primi mesi del 453 d.C. Prospero Tirone, Epitoma Chronicon, a. 453, 1370; Conte Marcellino, Chronicon, a. 454, 1; Giordane, Getica, 49, 254-259; Idazio, Chronicon, a. 452, 146; Cassiodoro, Chronicon, a. 453, 1258; Giovanni Malalas, Chronographia, 14, 359; Chronicon Paschale, a. 450; Teofane Confessore, Chronographia, AM 5946. |
↑3 | 16 marzo del 455 d.C. Prosp. Tiro. Chron. a. 455, 1375, 10-16; Hyd. Lem. Chron. a. 455, 154; Marcell. Com. a. 455, 1; Cassiod. Chron. a. 455, 1262; Giordane, Romana, 334; Procopio di Cesarea, De bello Vandalico, 1, 4; De bello Gothico, 1, 25; Gregorio di Tours, Historia Francorum, 2, 8; Giovanni d’Antiochia, Frammenti, 224, 4 Mariev.; Auctaria et additamenta Hauniensis, a. 445, 1-2; Additamenta Altera Prosperus, a. 455; Teoph. AM 5947; Fasti vindobonenses posteriores, a. 475; Beda il Venerabile, Historia ecclesiastica gentis Anglorum, 1, 21, 3. |
↑4 | 21 o 24 settembre del 454 d.C. Prosp. Tiro. Chron. a. 454, 1373; Hyd. Lem. Chron. a. 454, 152; Sidonio Apollinare, Carmina, 5, 305-309. 7, 359; Marcell. Com. a. 454, 2; Cassiod. Chron. a. 454, 1260; Proc. BV. 1, 4; 1, 6; Evagrio Scolastico, Historia Ecclesiastica, 2, 7; John. Ant. Fr. 224, 1-2; Teoph. AM 5946. |
↑5 | Magister militiae Dalmatiae secondo un legge del 473. Codice Giustinianeo, 6, 61, 5, 1. |
↑6 | Teofane Confessore nella sua Chronographia chiama Giulio Nepote con un patronimico. Jord. Rom. 338. Teoph. AM 5965. |
↑7 | Marcell. Com. a. 474, 2. Jord. Get. 45, 239. |
↑8 | 03 o 05 marzo del 473. Cassiod. Chron. a. 473, 1295; Jord. Get. 45, 239; Evag. HE. II, 16, 66; John. Ant. Fr. 232, 2; Paschale Campanum, a. 473; Fast. Vind. Post. a. 473. |
↑9 | Jord. Rom. 338. |
↑10 | La scelta di Gundobado è sintomo di come questi comandanti militari barbari ritenessero più vicino ai propri interessi il destino dei regni paterni e non quello della debole parte occidentale dell’Impero. John. Mal. 14, 375. |
↑11 | Marcell. Com. a. 474, 2; 475, 2; Anonimo Valesiano, 7, 36; Jord. Get. 45, 241; Jord. Rom. 388; Evag. HE. II, 16, 66; John. Ant. Fr. 232, 2; Auct. add. Haun. a. 474, 4; Fast. Vind. Post. a. 474; Teoph. AM 5965; Paolo Diacono, Storia Romana, 15, 5; Fozio, Biblioteca, 78. |
↑12 | La pace “suprema” del 474 firmata da Zenone e Genserico. Proc. BV. 1, 7. |
↑13 | Jord. Get. 45, 240-241. |
↑14 | 09 gennaio 475. Il piccolo Leone II era morto all’età di sette anni dopo meno di un anno di dominato. Marcell. Com. a. 475, 1; Anon. Val. 9, 41-42; John. Mal. 18, 377, 1-2, 378, 3; Evagr. HE. III, 3, 100; Chron. Pasch. a. 477; John. Ant. Fr. 233; Teoph. AM 5966; 5967. |
↑15 | Prisco di Panion, Historia, Fr. 11, 1 1-18; 11, 2, 35-169; 13, 2, 3-5 Blockley; Anon. Val. 8, 38. |
↑16 | Marcell. Com. a. 475, 2; Cassiod. Chron. a. 475, 1371; Anon. Val. 7, 36; Jord. Rom. 344; Get. 45, 241; Evagr. HE. 2, 16; Auct. add. Haun. a. 475; Pasch. Camp. a. 475; Fast. Vind. Post. a. 475. |
↑17 | 09 maggio o 22 giugno Marcell. Com. a. 480, 2; Anon. Val. 7, 36; Auct. add. Haun. a. 480; Fasti Vindobonenses Priores, a. 480. |
↑18 | Proc. BG. 1, 1. |
↑19 | È chiamato sciro da Giovanni d’Antiochia; rugio da Giordane; goto da Teofane. Jord. Rom. 344; John. Ant. Fr. 232, 1; Teoph. AM 5965. |
↑20 | Auct. add. Haun. a. 476, 2. Pasch. Camp. a. 476; Fast. Vind. Prior a. 476. |
↑21 | 28 agosto 476. Marcell. Com. a. 476, 2. Cassiod. Chron. a. 476, 1303; Anon. Val. 8, 37; Jord. Get. 46, 242; Proc. BG. 1. 1; Auct. add. Haun. 476, 2-3; Fast. Vind. Prior a. 476. |
↑22 | 31 agosto o 4 settembre 476. Cassiod. Chron. a. 476, 1303; Anon. Val. 8, 37; Auct. add. Haun. 476, 2-3; Fast. Vind. Prior a. 476. |
↑23 | Anon. Val. 8, 38; 10, 45; Jord. Get. 46, 242; Rom. 344; Proc. BG. 1, 1; Teoph. AM 5965. |
↑24 | Anon. Val. 8, 38. |
↑25 | John. Mal. 15, 378-380; Evagr. HE. 3, 8; Chron. Pasch. a. 478; Teoph. AM 5969 |
↑26 | Secondo la testimonianza di Malco tramandata da Fozio: Glicerio fu il mandante dell’omicidio di Giulio Nepote, quindi era ancora vivo nel 480 d.C. Phot. Bibl. 78. |
↑27 | La principale fonte su ciò è un frammento di Malco trasmesso attraverso Excerpta de legationibus gentium ad Romanos. Malco, Byzantiaka, fr. 14 Blockley |
↑28 | Malc. fr. 14. Cassiod. Chron. a. 476, 1303; Anon. Val. 12, 64. |
↑29 | Malc. fr. 14. |
↑30 | Cassiod. Chron. a. 481, 1309; Auct. add. Haun. a. 480. |
↑31 | Anon. Val. 11, 55-56; John. Ant. Fr. 238 |